CON IL VENTO NEI CAPELLI, di Salwa Salem

pubblicato da: admin - 30 Settembre, 2010 @ 6:34 pm

product-342132[1]Ecco una delle ultime letture di Riccardo, una lettura che ci lascia sgomenti come sempre  davanti al  razzismo, all’intolleranza, alla violenza dilaganti lontano e vicino a noi.  Sembra che la Storia non sia stata magistra vitae.

 Una Palestinese racconta

Giunti Ed., 1993

181 pagine, €11,90

 

Salwa, nata in Palestina nel 1940, cacciata dalla sua casa nel 1948, emigrata in Kuwait (!959-1966) e a Damasco, sposa a 26 anni, tre figli, riemigrata in Austria (1966-1970) e in Italia. (1970-1992). Morta di malattia nel 1992, non prima di avere raccontato la sua storia ad un’altra donna, Laura Maritano, Torinese del 1965, che l’ha aiutata nella stesura del libro.

Una bambina, una ragazza, una madre … una Donna, la stessa persona, racconta.

Di quando in Palestina Palestinesi, Ebrei ed altre genti, in modo naturale e spontaneo, avevano impostato una pacifica convivenza … di quando lei aveva una casa, una famiglia, un giardino, tanti amichetti, una vita serena .. e poi, improvvisamente, di quando “Via, va via, questa casa non è più tua …”

Stragi, violenze … perchè?

Le mie annotazioni non vogliono essere “politiche”, ma leggere questa testimonianza richiama alla memoria la “caccia all’Ebreo” di nazista memoria o la strage degli Armeni …

Solo una Donna poteva descrivere tutto ciò con l’equilibrio usato da Salwa … solo una Donna forte come lei poteva reimpostare la sua vita, continuare a lottare per le sue idee e per la libertà di tutti i popoli, sempre impegnata a vivere “con il vento nei capelli”, sposarsi, avere tre figli, tenere conferenze fra cui una a Riva del Garda, solo una Donna come lei poteva sopravvivere a se stessa, attraverso la sua testimonianza.

La scrittura è lineare, incisiva, completa d’ogni dettaglio essenziale, senza fronzoli e autocommiserazioni e proprio per questo ancora più toccante. Non è un romanzo. E’ la storia di una Persona, di una Famiglia, di un Popolo vissuta sulla propria pelle.

Il libro ci fa riflettere su quanto “poco” basti sia per costruire che per distruggere “molto”.

 

Riccardo Lucatti

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7 commenti
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  1. Grazie Riccardo per le tue riflessioni… Quando leggo un libro che racconta eventi reali, spesso drammatici purtroppo, non riesco ad essere distaccata ma mi immedesimo e soffro, proprio perchè so che queste cose sono davvero accadute o stanno accadendo…Ed il muro che sta tra me ed il libro, a volte un muro protettore, crolla…

  2. Raffaella, è normale ed umano soffrire in questi casie e si soffre due volte: una volta per l’altro (sofferenza simpatetica, potremo definirla) ed una volta per come noi stessi soffriamo solo ad immaginare noi in quelle situazioni (sofferenza “egoistica”).
    Solo che oggi i mass media ci stanno abitando a considerare solo le sofferenze di grandi dimensioni, altrui e vicine a noi. Le altre, quelle del singolo e/o dello sconosciuto e/o del lontano nello spazio o nel tempo non fanno breccia nel nostro cuore … E invece no! Manteniamo viva la nostra sensibilità e cerchiamo con i fatti, nella vita di ogni giorno, di contribuire alla costruzione di un mondo con “meno sofferenza”.

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