MARE DI PAPAVERI, di Amitav Ghosh

pubblicato da: admin - 10 Ottobre, 2010 @ 10:30 pm

                                                      Anche oggi lascio la parola scritta a Riccardo che, insieme a Stefania, mi ha permesso alcuni giorni di stand bycop[3].  Trovo che conoscere le letture preferite di altre persone sia sempre molto coinvolgente e interessante.

Approfitto poi per dare il benvenuto a Brunella che ha lasciato un  commento  al Diario di Hélène Berr e un link per leggere un suo racconto.

 

Neri Pozza Editore, 2008

Pagine 538, €18,50

 

Innanzi tutto, l’Autore: nato a Calcutta nel 1956, ha studiato ad Oxford, vive a New York ed è considerato uno dei maggiori scrittori indiani. Ed allora, perché no? Perché non iniziare a conoscere sempre meglio anche quella cultura, usualmente un po’ troppo lontana dalle nostre “abitudini culturali”?

Si tratta qui di un romanzo che per l’ambito in cui si svolge la narrazione potremo definire “storico” la cui lettura vi caldeggio del tutto tranquillamente. D’altra parte infatti a chi vuole conoscere la letteratura e la storia italiana, non potremo fare a meno di suggerire anche “I promessi sposi”, non credete?

E poi, ormai lo sapete, io sono “malato” di mare, vele, vento e il romanzo che vi presento inizia alla fine dell’inverno con una “accostata” di un enorme veliero a due alberi alla foce di un fiume indiano le cui sponde sono incorniciate da due lunghe lingue di ghiaccio: i petali dei papaveri, bianchi data la stagione: “era come se la neve delle cime himalayane fosse scesa sulle pianure in attesa della festa di Holi con la sua primaverile profusione di colori”.

Siamo intorno al 1838 e la nave è una goletta. Sì, proprio quel tipo di veliero nato alle Bermude, molto “boliniero”, cioè velocissimo nel risalire il vento con un ottimo angolo (sino a 25 nodi, oltre 40 km/h, moltissimo anche per una moderna nave a motore!), adottato dai coloni americani nella lotta di indipendenza contro l’Inghilterra e qui, nell’Oceano Indiano e dintorni, usato per il contrabbando, il trasporto di schiavi e di prigionieri ed anche nella “guerra dell’oppio”.

Per i non addetti ai lavori: riconoscete le golette dallo scafo lungo e sottile, dal bordo assai basso, dai due alberi molto inclinati, quello più a prua, il “trinchetto” più basso del secondo, l’albero “di maestra”. Trinchetto e maestra portano due rande enormi, vele molto potenti, pericolose da manovrare data l’enorme concentrazione della forza aerodinamica che raccolgono. Inoltre le golette hanno un terzo albero, il bompresso, a prua, proiettato orizzontalmente in avanti, molto lungo, sul quale sono armati molti fiocchi.

Dicevamo “guerra dell’oppio”, già, perché anche di questo si tratta, della guerra che noi europei abbiamo portato, per ben due volte, alla Cina, “colpevole” di non voler più importare l’oppio che gli Inglesi facevano coltivare ai coolies (rectius, schiavi) nella colonia indiana, volendo in tal modo l’Albione pareggiare con queste sue esportazioni la propria bilancia dei pagamenti, altrimenti “in rosso”.

Sulla nave i passeggeri ed i membri dell’equipaggio, di ogni più svariata estrazione, sono tutti protagonisti ed ognuno quindi trova spazio nella “propria storia”. Ne viene fuori la descrizione di un “popolo multi popolo”, embrione della nascita dell’India moderna dalla mescolanza di etnie e culture diverse.

Le pagine da leggere sono tante, è un libro che “dura molto”, che al di là delle storie ci arricchisce di Storia e che non si “interrompe di leggere”.

A questo punto vi lascio alla lettura con il saluto di noi velisti …

 

… Buon Vento! (E buona lettura)

 

Riccardo Lucatti

 

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  1. E io sto proprio leggendo da sabato Sea of Poppies, la versione inglese del libro consigliato da Riccardo! Che incredibile coincidenza.. me lo ha prestato una collega di inglese che,anche lei,ne è rimasta affascinata… Per chi non è versato come me nel linguaggio marinaresco alcuni passaggi descrittivi risultano difficili ( ma anche perchè è ahimè in inglese, credo, lo prenderò in italiano…). Ambientato in India , il mio paese del cuore, sembra davvero bello, anche se sono solo a p.66 e ne ho moltissime altre davanti!

  2. Avventure, grandi avventure ci racconta Ghosh :<non è da tutti leggere con gioia libri così potenti. Io ho sempre una certa paura di perdermi in questi immensi spazi di mare, di tempi, di storia della storia. Mi piacerebbe leggerli in compagnia, come si usava anticamente, dove le storie venivano lette coralmente. Qualcuno leggeva e tutti, rapiti dai racconti, ascoltavano, sognavano, spalla a spalla con gli altri, sicuri di non essere soli, in balia di quelle tempeste. Tu, certamente, sei un tipo , insomma, non il soliti tipo. Ti ringrazio molto dei tuoi interventi, sono interessanti e …rassicuranti. Un giorno, se, se se, mi piacerebbe sentire il tuo parere su "La tigre bianca" di Adiga.

  3. Raffaella, che bella combinazione! Ecco le “affinità elettive”! Nello specifico, potremo organizzare qui da me (Viale Trieste, 13) insieme a Mirna una serata o due per un breve “Corso di marineria” che vi potrà aiutare a capire meglio il linguaggio marinaresco. Nel frattempo fatti una lista dei problemi insoluti, me li spedisci a riccardo.lucatti@virgilio.it ed io, via via che li ricevo, te li spiego. Chennedici?

    Camilla, ho qui davanti a me La tigre bianca di Aravind Adiga (Einaudi, 2008, 232 pagine, €19,00). Riecco le “affinità elettive”! Cosa ne penso? Sono contento di averne indovinato l’acquisto! Brutale? Forse. Troppo crudo? Forse. Tuttavia sincero. Qui da noi, oggi, la gente “si impicca” sotto i ponti di Londra; salta in aria su chili di tritolo; sparisce senza lasciare traccia; si “suicida” lungo i binari del treno, in Sicilia; viaggia su lussuosissimi panfili che portano a poppa le proprie iniziali ma che “non sono suoi”; acquista merci o presta serivizi attraverso società “based” in S. Marino; viene “sparata” sottocasa perchè ha svelato i segreti di un bancarottiere bancario; si suicida con un colpo di pistola non certo perchè non ha vinto la Coppa America; da finanziere qual era viene ritrovato letteralmente tagliato a pezzi; si muove per anni indisturbato fra la borsa e le banche salvo poi scoprirsi – improvvisamente – che ha truffato mezza Italia etc.. Ogni risposta esatta, cinque punti. Fra chi raggiunge il punteggio di 25 punti, verrà sorteggiato il libro di Alfio Caruso “Da cosa nasce cosa”, storia della mafia dal 1943 a oggi, Longanesi & C.. 645 pagine. €16,53. Vedi bene che non ci dobbiamo stupire delle crude “verità indiane”. Quanto poi alle caste, io credo che esistano anche qui da noi, e non si contraddistinguono tanto per la quantità di denaro posseduta o per le origini più o meno nobili di ognuno (la più nobile, a mio avviso, è quella contadina), ma fra chi “crede che Cristo sia morto di sonno” e chi non ci crede. L’espressione era del mi’ babbo, un toscanaccio che te lo raccomando! Infatti, per dire ad uno che non gli raccontasse storie, diceva: “Ovvia, un mi venì a dire che Cristo gli è morto di sonno!”.
    Ciao
    Riccardo

  4. Caro Riccardo,
    grazie per il tuo aiuto che mi sarà prezioso.. Ora mi sembra tutto arabo! Spero che la versione italiana mi aiuti!!! E poi ti manderò tutti i miei dubbi… Pensa che la mia scuola organizza un corso di vela ogni anno a maggio per i ragazzi delle terze medie nell’Arcipelago toscano. Io non ci sono mai andata come accompagnatrice , ahimè ho paura! ma i ragazzi tornano entusiasti e molto preparati….Chissà che un giorno non mi butti anch’io! ( non a mare!!!)

  5. Camilla, dimenticavo
    La Tigre Bianca è già stato sul blog : 15 luglio 2010
    Ciao

  6. Alaskans For Global Warming.