LA CAVALCATA DEI MORTI di Fred Vargas

pubblicato da: Mirna - 10 Febbraio, 2012 @ 3:27 pm

E’ inutile. Se si prende in mano un libro della Vargas (sì, Fred Vargas è una donna) non lo si lascia più. Ci ho messo due giorni  a leggere le avvincenti 428 pagine di questo giallo dall’impianto solido pur se dipanato su più fronti di investigazioni.

Ma soprattutto vi si aggiunge il piacere di reincontrare i personaggi conosciuti dai lettori della Vargas, il commissario Adamsberg dai ragionamenti nebulosi, il comandante Danglard, encicolpedia vivente, Veyrenc poeta dei Pirenei, il tenente  Violette Retancourt donnone solido e attendibile alla quale affidarsi con sicurezza.

Dalla Parigi di omicidi con mollica di pane, di  carbonizzati in Mercedes e alla finale scoperta di un ragazzotto crudele torturatore di piccioni (piccione che verrà curato e salvato) alla Normandia delle leggende medioevali dove nei boschi del paesino di Ordebec, e  dove Adamsberg finirà per indagare morti sospette,  scorazza ogni tanto una temibile Schiera furiosa formata da soldati e dal loro re Hellequin dai capelli biondi, ma dai lineamente in decomposizione.

 Leggenda che la Vargas archeologa e medievista, ci racconta con dovizia di particolari. Dal 1077 questa schiera ogni tanto appare agli abitanti del villaggio più sensibili e naturalmente semina il terrore tra i creduloni perchè  scopo delle sue scorazzate  è quello di  “ghermire” e punire  i malvagi.

Come non approfittare per una mente assassina dunque  della visione che Lina, una ragazza inquieta – dal bellissimo seno che “ingolosisce”  (anzi, come dice lui “irradia”) il  nostro Adamsberg come un kouglof , un dolce al burro e mandorle  -  assicura di aver visto? 

(“Accompagnandola lungo i vicoli, Adamsberg si rese conto che la voglia di mangiarla superava di gran lunga quella di andare a letto con lei. Quella donna gli metteva un appetito smisurato, ricordandogli all’improvviso l’enorme fetta di kouglof, morbido e tiepido con il miele, che aveva divorato da bambino a casa di una zia in Alsazia“)

Poi finalmente Adamsberg la ascolta: lei racconta che  la Schiera  ha ghermito alcuni cattivi abitanti del villaggio che poco dopo saranno  trovati  assassinati con alabarde o asce.

 Adamsberg  percepisce le cose in maniera diversa dalla maggior parte dei mortali. Lui stesso vede la sua mente come un agglomerato di reti da pesca in cui si mescolano “inestricabilmente l’argento dei pesci, il bruno delle alghe, il bianco delle conchiglie…rendendo impossibile distinguere un elemento dall’altro…”e lui al contrario dei pescatori scarta gli elementi sensati per studiare i residui irrilevanti del suo personale ammasso. 

E’ così che il commissario parigino soprannomimato “spalatore di nuvole” riesce sempre a trovare la soluzione del mistero. Tra una digressione e l’altra, tra l’interesse per il piccione che si sta ristabilendo e l’affetto provato per la vecchia Lèon, ottantenne che beve Calvados e si fuma un sigaro, il nostro commissario vaga a modo suo tra i personaggi particolari di questo villaggio: il ragazzo che aveva sei dita, quello che crede di essere fatto di argilla e l’altro che mangia gli insetti . E Lina dolce come un kouglof.

Senza paura egli  sosta spesso  di notte e di giorno  tra i boschi  accumulando indizi che sembrano irrilevanti e osservando con il suo sguardo spesso indiretto il comportamento di tutti.

Potrebbe sembrare un modo d’agire  strampalato quello di Adamsberg, ma lo è veramente?

Credo che ognuno di noi potrebbe o vorrebbe  essere come lui: lasciarsi trasportare da un’irrazionale logica e da un intuito primordiale, soccombere a una riposante distrazione e aspettare che i pensieri si aggiustino da soli…ma non riusciamo a non lasciarci condizionare dal tracciato  sentiero consolidato dalla nostra razionale civiltà. 

Che ne dite?

La cavalcata dei morti, ed. Einaudi 2011

 

 

 

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7 commenti
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  1. Il CUGLUF detto alla trentina, era uno dei dolci che mia nonna metteva in tavola spesso, assieme alle PASTINE che erano dei biscotti, sfornati al momento, fatti a “drezota”, per i suoi consueti tè pomeridiani, dove ho potuto rifocillarmi , assieme alle mie compagne di scuola, assai spesso negli anni dell’infanzia e oltre. La nonna Maria aveva anche una fantasia indomabile e i suoi tè, nella grande cucina di via Oss Mazzurana (la casa dove fino a ieri c’era la UPIM), e dentro il CUGLUF , una ciambellona gonfia col buco , metteva sempre un particolare contenitore di cristallo pieno di creme , diverse di volta in volta, da aggiungere a piacere. E lei somigliava molto ai personaggi di Vargas. Intuitiva e intelligente, riusciva a fare sempre una festa attorno alla sua tavola. Mi è venuta inesorabilmente in mente la nonna Maria con il Kouglof . Adamsberg è un personaggio adorabile, proprio per la sua magnifica diversità. Diversa, insomma, e piena di fascino. L’originalità , nella realtà, non sempre ha vita facile. In genere si preferisce il prevedibile, il come si deve , eccetera. ma a noi, o forse a qualcuno di noi, un pizzico di follia piace. Lo spero proprio.E ora andrò a spalare un sacco di nuvole. Un abbraccio.

  2. E’ così Mirna cara la Vargas, indomabile ed entusiasta quando tratteggia psicologia ed aspetto fisico dei suoi personaggi “portanti”. Questo fa volare la mia fantasia ed immaginazione, rendendomeli simpatici e geniali; con un tocco di follia che ci piace “eccome”.
    In questo periodo di neve soffice e di silenzio, ho preso in mano “I tre evangelisti” della Vargas, spassoso ed incalzante nel ritmo narrativo, come a questa scrittrice riesce mirabilmente.
    Farò il Cugluf, cara Camilla, ci provo, e porterò a casa un pizzico di “trentinità“.
    Vi abbraccio.

  3. Libro vinto a Fahrenheit…ma da chi? Dalla Liguria mi dicono che Camilla…ha indovinato il quesito letterario ed ha vinto “Sottosopra”. Nonostante la febbre.

  4. Proprio perchè non riuscivo nemmeno a leggere ieri ero attaccata alla radio e partecipare al gioco, con la voce da tubo della stufa, mi ha divertita per un pochino.Certo che dalla Liguria è strano che mi si sia riconosciuta.
    @ miki – non ho la ricetta del cugluf di mia nonna Maria, era , per me, un pane angelico, irripetibile e irripetuto. L’infanzia e l’adolescenza la mia nonna le ha illuminate e i ricordi belli sono tutti lì, da quella nonna Pacher, semplice ma intelligente e , mi sembrava, anche fata buona. Con una sua invisibile bacchettina magica rendeva tutto speciale. Stai bene cara Miki, la neve può anche essere una festa per il cuore in certi momenti.
    Mirna, a proposito di torte, hai cominciato la torta al limone nella sua insostenibile dolceamarezza? Un libro davvero adatto a questi giorni strani, freddi e , forse, malinconici.Un saluto affettuoso a tutti.

  5. Grande Camilla!

  6. Scrittori che hanno dato il meglio di sè da sbronzi o quasi … cioè da quasi sempre sbronzi … forse perchè l’ebrezza dell’alcool liberava in loro la creatività, facendo superare abitudini, convenzioni, schemi tradizionali triti e ritriti… Mentre sto scrivendo, sono le 6,30 di mattina, ascolto radio 3, oltre che farmi gustare brani di musicisti russi e di Alban Berg parlano di Cezanne e di Van Gogh … Van Gogh … non necessariamente ubriaco, ma sicuramente un genio anticonvenzionale. Ed allora anche noi, non temiamo di “pensare”, di guardare il mondo da un diverso punto di vista (L’attimo fuggente docet), secondo una tecnica di “zero base budget”, cioè ripartiamo da zero, liberi da ogni posizione preconcetta. Ma i figli dei notai hanno sempre fatto i notai, e così dicasi di farmacisti, avvocati, etc.. (v. post odierno sul mio blog). Appunto, superiamo questi schemi. Liberiamo energie, potenzialità represse. Pensiamo. Esprimamo il nostro pensiero. Confrontiamoci su nuove basi. E’ il momento del nostro Nuovo Rinascimento, della nostra “Conquista del West”, della conquista del nostro Mondo Nuovo, per dirla con Dvorak!

  7. Quattro libri pronti in ogni angolo della mia casa. Ma non ancora, ahimè, la torta al limone dolce amara. La cercherò . Entro con passione nella biografia della Némirovsky ripercorrendo insieme alla sua vita la rivoluzione russa, la belle époque sulla costa azzurra ed a Parigi, l’occupazione nazista e tutto ciò che ne consegue.
    In un pomeriggio freddo ho accolto in me la storia delle giovani spose giapponesi, storia che voglio far leggere a Renata che si sente sempre “profuga” nel cuore. E’ stata Renata a riconoscere la voce di Camilla. E sempre a proposito di Camilla, che sono contenta di interessare e distrarre con il mio blog, aggiungo che sul comodino c’è il suo regalo rosso, racconto delizioso che si svolge nella mia adorata campagna inglese. Ma ne parlerò nei giorni a venire. Ora cerchiamo di spingere avanti questo inverno freddo ed arido immaginando una grande compagnia in una bella stanza calda dal caminetto acceso, con intorno ” la neve soffice e il silenzio” di cui ci racconta Miki, tanti libri , cups of tea e questo kouglof o cugluf che non ho mai assaggiato, ma che tanto mi intriga, mi sollecita le papille gustative e non solo come pensieri di morbidezza e dolcezza, e la nostalgia di cose non conosciute.