L’INCONFONDIBILE TRISTEZZA DELLA TORTA AL LIMONE

pubblicato da: Mirna - 25 Febbraio, 2012 @ 8:19 am

Romanzo da maratoneta della lettura. Uno di queli libri che se iniziati bisogna finirli al più presto perchè ti catturano, incuriosiscono e scorrono veloci, riga dopo riga, senza annoiarti. Se poi aggiungiamo la bravura di Aimee Bender puoi star certa che una domenica grigia passa in un batter d’occhio.

Già dal titolo sappiamo che si parla di cibo, ma di cibo come tramite per leggere i sentimenti di chi li ha preparati. Può ricordare la magia di Chocolat, ma senz’altro questo è più amaro proprio come la fetta di una torta al limone  che Rose, bambina di nove anni, assaggia un pomeriggio. Gliel’ha preparata la sua bella  mamma,  mutevole, inquieta, fragile piena di tristezza ed è proprio tutti questi sentimenti che Rose percepisce con le sue papille gustative.

Una qualità  strana che la fa molto soffrire tanto che qualche anno dopo vorrebbe farsi togliere la bocca.

Ma non è l’unica della famiglia ad avere qualità speciali: suo fratello Joseph, il prediletto della madre, ne ha una veramente estrema.

La narrazione si svolge in prima persona e la Rose di nove anni mi ricorda un po’ la protagonista de Il Buio oltre la siepe, una bambina attenta e saggia.

Pur avendo una risoluzione inattesa che può “spiazzare” il lettore,  il racconto è avvincente. Attraverso il cibo Rose ci porta a conoscenza dei suoi legami familiari, amicali e sociali. Ci rivela la sua solitudine ma anche la sua forza  perchè, come le dice un suo boy friend  lei “non si aspetta niente da nessuno

Mi piacciono soprattutto della scrittura  della Bender le similitudini che  fanno da poetica cornice al contenuto pieno di sfumature di sapori ed emozioni.

Se suo padre viene paragonato a una liscia roccia, Rose viene paragonata dalla madre  – che si  definisce fluttuante come un’isoletta della Hawai- dapprima ad una foresta pluviale, poi ad un pezzetto di vetro riportato a riva dall’oceano.

E suo fratello maggiore, Joseph dal quale  Rose desidera tanto i  “momenti fiore” cioè  quelli in  cui lui le rivolge la parola?

Un deserto, sentenzia sua madre, che basta a se stesso.

Edizioni minimum fax

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9 commenti
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  1. Bella questa vicinanza fra gusto e sentimenti/memorie. Un senso che racconta/svela delle storie.
    Ma non quelle di chi “sente” ma di chi ha inviato il messaggio attraverso qualcosa. Una bella idea, un desiderio di iper-comunicazione fra le persone. Un invito all’ascolto e alle infinite possibilita’ della nostra percezione.

  2. la tua recensione della torta al limone è bellissima. avrei due o tre cose da dirti ma non riesco a far partire il messaggio. Ora riprovo.

  3. Adesso ho capito il codice CAPTHA che mi ha impedito di scrivere a te e Riccardo, devo essere esaurita dagli antibiotici e tutto. Ho ancora parecchi antib. da prendere e aerosol da fare ma sto uscendo di casa , almeno al mattino sul tardi.
    1. Il libro della torta, oltre ad avermi divertita e beneficata, mi ha fatto l’effetto lampadina nel cervello: penso infatti,che a me accada, non nei confronti dei cibi ma dei libri,qualcosa di simile alle sensazioni della piccole Rose. Per bello che sia, con la crema ben montata e gli ingredienti più ricercati e la tecnica di preparazione corretta eccetera, ogni libro mi da sensazioni sensoriali- fisiche particolari. Insomma sento (!!!?) lo stato d’animo dell’autore, sento se è un prodotto quasi tutto industriale,oppure se è stato scritto con tutta la sapienza necessaria, sento i sentimenti buoni e quelli cattivi , per sintetizzare. e, come Rose , mi beo assaporando il buono dell’animo dell’autore e mi viene da sputare o da lanciare il libro lontano da me quando sento eccessi di cattivi sentimenti, eccesso di scopiazzature, eccessi, insomma, oppure mancanze, come a Rose del libro!. Il tutto indipendentemente dal valore intrinseco del libro. Ecco perchè , a volte, sembro l’orlanda furiosa, perchè, semplicemente, mi si torcono le viscere in alcuni casi. In genere,però, scelgo il libro giusto e allora è una sorta di paradiso.
    – Straordinarie uscite di libri che dovrò leggere al più presto: ll nuovo giallo di Jhon Banville,TEMPO D’ESTATE, con i soliti protagonisti : L’anatomopatologo che fruga nei cadaveri, sua figlia eccetera. Il nuovo romanzo di Adiga che dovrebbe essere magnifico, e un nuovo libro di Laurent Mauvignier. Per ora sono a posto e fra poco sarò guarita e ringalluzzita. Ciao Mirna. Mi manchi

  4. Seconda puntata, scusa l’invadenza. Hai visto, per caso, ieri sera l’intervista con Peter Camerone il regista che ha fatto il film sul romanzo UN GIORNO QUESTO DOLORE TI SARA’ UTILE (Ovidio)?.Il romanzo di Cameron è meraviglioso, uscito alcuni anni fa’. Un piccolo , dolce e nutriente (a proposito), capolavoro. Da leggere.

  5. UN GIORNO QUESTO DOLORE TI SARA’ UTILE
    pubblicato da: admin – 24 aprile, 2011 @ 9:50 pm modifica
    Mi avvicino a Peter Cameron con un romanzo dal titolo tradotto alla lettera “Someday this pain will be useful“.

    Si entra nella storia in modo sommesso: conosciamo James, il protagonista narrante di soli diciotto anni che ci presenta la madre appena tornata affranta da un altro matrimonio lampo fallito e sua sorella Gillian, una giovane donna piuttosto determinata.

    James invece brancola nel buio: vuole innanzitutto capire e capirsi. Dice che non vuole andare alla Brown University ma che desidera comprare una vecchia casa nell’Indiana per vivere un’altra vita.

    Cameron è maestro nei dialoghi e leggerli è facile e godibile, ma il racconto non è così semplice come all’inizio può apparire. Lentamente apprendiamo grazie anche a minimi flashback di alcuni mesi del 2003 del profondo disagio di questo diciottenne definito “un disadattato” da una sua insegnante che l’aveva accompagnato, insieme alla sua classe, in un viaggio premio a Washington. E’ stato questo viaggio l’esperienza topica che ha innescato nel ragazzo la consapevolezza di un profondo malessere esistenziale. James rasenta veramente la sociopatia, ma tutto ci viene raccontato con leggerezza e con un malinconico sense of humor.

    C’è in questo giovanissimo uomo l’angoscia di vedere le cose in un modo più inquietante di come appaiono. Per questo ed altro egli viene mandato in analisi dalla dottoressa Adler che in una delle ultime sedute gli chiede che cosa ha provato l’11 settembre.

    E in un crescendo di eventi , di rivelazioni giungeremo alla fine a capire il doloroso percorso di formazione che James sta percorrendo.

    Egli sembra non amare le persone, ma le osserva con estrema attenzione partecipando intensamente di loro peculiari istanti. In una notte d’estate, siamo nel luglio del 2003, James si incanta a “vivere” un momento magico di una coppia di innamorati “Magari si erano innamorati cenando nel giardino di un ristorante…magari non si erano ancora dati il primo bacio e camminavano un po’ staccati perchè pensavano di avere tutta la vita davanti per camminare vicino, per toccarsi, e volevano gustare quel momento prima di toccarsi il più a lungo possibile…ma qualcosa in loro mi ha intristito. La scena era troppo bella: la notte d’estate, i sandali, i visi rapiti da quella gioia repressa. Mi pareva di essere stato testimone del loro momento più felice, del culmine che senza saperlo si stavano già lasciando alle spalle.”

    James vive come un vecchio, ricorda il protagonista di Senilità già in attesa della fine. Durante il suo viaggio a Washington racconta alla psicoanalista che visitando la National Gallery si era imbattuto in una stanzetta dedicata a Thomas Cole e ai suoi celebri dipinti sul “Viaggio della vita” dell’uomo. Navi che vanno e vengono, ma è solo nel quadro “Vecchiaia”che James sarebbe voluto entrare perchè la nave sta andando verso il buio. “Volevo saltare quella della Virilità. L’uomo adulto era terrorizzato e non riuscivo a capire che senso aveva il suo viaggio: perchè affrontare quelle rapide infide, su un fiume che sarebbe comunque finito nell’oscurità, nella morte? Io volevo essere nella barca insieme al vecchio, con tutti i pericoli alle spalle e l’angelo accanto che mi guidava verso la morte. Volevo morire”

    E’ grazie però soprattutto all’adorabile nonna Nanette che James supererà il momento di stand by – quello in cui non è mai pronto per cominciare ad affrontare la vita – ; è infatti quando sta accanto a lei, nella sua tranquilla casa che non si sente più “estraneo”, “disadattato, disturbato. E’ la nonna che in una delle ultime pagine del libro e quindi del racconto spiega a James l’importanza e l’utilità del dolore. “..io penso che le persone che fanno solo belle esperienze non sono molto interessanti…Il difficile è non lasciarsi abbattere dai momenti brutti. Devi considerarli un dono – un dono crudele, ma pur sempre un dono.”

    (Credo allora che tutti noi possiamo considerarci interessanti! )

    Ah, i nostri diciotto anni così lontani ! Che cosa provavate?

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  6. L’ho letto anche io “Un giorno questo dolore ti sarà utile” , proprio su consiglio del blog e di Mirna. Bellissimo. Ne è stato tratto un film, chissà se renderà il romanzo. Il regista è Faenza, sarebbe bello andare a vederlo, non credete? Io ho abbandonato Comisso e mi sono tuffata nel delicatissimo romanzo francese, Un inverno con Baudelaire, regalo di Mirna… Vi farò sapere, ma mi sta piacendo molto. Un abbraccio e buona domenica a tutti.!

  7. La bellezza del libro di Cameron è anche nel non detto , anche se la scrittura è miracolosamente lieve, frizzante, intelligente, brillante. James è semplicemente una persona non omologata, non fa parte del gregge ma la sua diversità è l’unica possibilità di salvezza. Per tutto il mondo. Il pensiero omologato, la vita omologata, pregi e difetti omologati, tipici della mentalità americana e occidentale in genere, produce masse grige, pericolose.Lui è un piccolo Bartleby, preferisce di no. Ma non sta annichilito come B. aspettando Godot, lui pensa da solo e sceglie da solo. Non accetta di essere un piccolo uomo parallelo. Un gran libro .
    E per divertisi un pochino, ma ognuno a modo suo, leggerò un nuovo libro anni 20,tutto cappellini e plissè, della casa ed. Astoria ( quella di Crampton Odnet). Stella Gibbons ( 1902-1989) riscrive la favola di cenerentola: color anni ’20, vero chick lit d’antan (e di autore!)I SEGRETI DI SIBLE PELDEN.Devo metterci sopra le mani assai presto.Ciao a tutti.

  8. Mamma mia, care Mirna, Camillaorlandafuriosa (ti auguro di ristabilirti presto completamente!) e Raffaella, mi avete fatto venire una gran voglia di leggere sia il libro della torta al limone che quello di Cameron. Ho visto l’altra sera l’incontro di Fazio con autore e regista, ma voi mi avete stuzzicato molto di più! Leggo così poco… e sento che ho bisogno di farmi “prendere” da qualche bel libro.
    A proposito di biblioteche, non posso fare a meno di dire che la mia nipotina Sara -16 mesi- ne ha già una sua personale. Ogni volume è timbrato con il disegno di una tartarughina e la scritta “la biblioteca di Sara”. I libri sono tra i suoi giocattoli preferiti. Sa distinguerli e se le si chiede di prenderne uno anche senza indicarglielo, va a colpo sicuro e lo prende senza sbagliarsi. Chiedo scusa per questa manifestazione di orgoglio di nonna, ma la cosa mi riempie di gioia e anche di gratitudine verso la mamma e il papà di Sara, che stanno guidandola così bene.

  9. “Sentire il sapore dei sentimenti che le persone non sanno nemmeno di provare”deve essere un’esperienza unica e per certi versi destabilizzante se non si conoscosce la propria strada maestra.
    Un libro di solitudini adulte e disperazione “bambina”; la sola ,questa, capace di salvarsi alfine, senza fuggire lontano, ma ritrovando l’armonica capacità d’unire l’insieme emozionale in un tentativo slvifico.
    Vi abbraccio fortissimo…..cammino con voi libro dopo libro, grazie.