IL MONDO LIBERO di David Bezmozgis

pubblicato da: Mirna - 13 Marzo, 2012 @ 4:39 pm

Siamo nel 1978 e la famiglia Krasnansky è riuscita ad oltrepassare la cortina di ferro lasciando Riga  per cercare un mondo libero in America. Sono  ebrei lettoni da tempo intiepiditi verso la religione, anzi il capofamiglia Samuil che ha cavalcato con passione il comunismo, guarda con sarcasmo i figli e le nuore che cerano di riagganciarsi alle tradizioni.

Per perfezionare i visti d’espatrio sostano a Roma dove varie associazioni come la HIAS e la Joint si prendono cura dei tanti rifugiati russi.

Il lettore non può far altro che addentrarsi con i protagonisti nei meandri appiccicosi della burocrazia e condividere le ansie, l’angoscia, il timore per il futuro, quel futuro in un mondo libero così spesso sognato. Se qualcuno pensa agli USA altri guardano a Israele, la loro vera Terra promessa, ma presto dovranno decidere, per l’imposizione di un impiegato, in dieci minuti seduti sui gradini di una scala , la loro destinazione. Sarà più facile, è stato loro detto, emigrare in Canada.

E’ così che decidi il futuro della tua famiglia, in dieci minuti su una rampa di scale?” chiese Samuil al suo primogentito Karl.

Rimarranno cinque mesi in quella sorta di purgatorio tra Roma , Ladispoli e Ostia cercando nel frattempo il senso della loro vita.

Se l’anziana Emma vuole riavvicinarsi all’ebraismo e ai suoi riti come desidera anche  la nuora Rosa, il vecchio Samuil sente sulla sua pelle lo sradicamento, l’inutilità, l’umiliazione. Contempla il suicidio.

Il suo secondogenito Alec , incosciente, “leggero”, pensa alle donne senza curarsi troppo della moglie Polina che per lui e per la fuga verso un “mondo libero” ha lasciato il primo marito e la  famiglia d’origine.

Polina è inquieta , è alla ricerca della propria identità che sembra essere sepolta in una ridda di avvenimenti più o meno dolorosi.

Contrariamente agli altri Alec e Polina abitano a Trastevere e vivono da testimoni l’avvicendarsi dei Papi che dalla morte di Paolo Sesto arriva all’elezione del papa polacco.

Ma è a Ladispoli che la comunità  di ebrei sovietici prolifica, qui si cerca di afferrare ogni opportunità per  vivere meglio cercando di dimenticare il gelido regime brezneviano e guardare a un mondo libero dove si potrebbe finalmente trovare se stessi.

Lo scandire del racconto è lento e pacato come un orologio e ci dà una sensazione tangibile  di cosa può essere l’alienazione e un’incerta attesa. Il senso di perdita delle radici, della loro shtetl – piccola città  –  va di pari passo alla condizione di perenne transitorietà.

Presentando questo libro all’Angolo-Papiro mi sono resa conto che esso è intriso di pathos,  non un pathos declamato, bensì uno sussurrato e forse per questo più forte e incisivo.

David Bezmozgis  è considerato uno dei venti migliori scrittori americani under 40. Il suo romanzo d’esordio “Natasha” ha vinto il Commonwealth Writers Prize 2010.

Guanda editore

 

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1 commento
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  1. A proposito di donne: Da una “Melusina” Cara Mirna Moretti , su indicazione di Luisella Veroli, che in questo periodo è molto impegnata con la presentazione del suo libro, sono andata sul suo blog per l’8marzo, ho molto apprezzato la sua scrittura rapida e feconda, la presentazione di “Ridevamo”; e quel suo ricordo d’infanzia, in cui pensava che la donna era quella che capiva tutto, mi ha fatto ricordare che pensavo qualcosa di affine, che le bambine- assai poco considerate – avessero uno sguardo che capiva e vedeva più degli adulti.