TRENTO DA…LEGGERE

pubblicato da: Mirna - 21 Marzo, 2012 @ 8:14 am

Sempre di  più all’Angolo-Papiro del Libri & Caffè di via Galilei gli incontri per parlare di libri si stanno trasformando  in eventi culturali.

Lunedì scorso fra noi c’era Emanuele M. Pozzo autore dei racconti “Quattro gatti  (neri)“.

http://ilmiolibro.kataweb.it/schedalibro.asp?id=459685

Emanuele è una persona squisita dallo sguardo penetrante e permeato di poesia. Ci ha parlato della sua passione per la scrittura e per la letteratura gotica, dei suoi interessi culturali vastissimi che vanno dalla musica –  suona anche la  tromba –  a Montale, alla letteratura inglese, alla pittura, alla scherma, alle immersioni. Un giovane uomo a tutto tondo, curioso, interessato al mondo e agli altri. E’  medico ed ha una moglie , Elena, solare, sorridente, simpaticissima.

Tutti noi volevamo conoscere come sono nati i suoi racconti immaginifici e avvincenti.

 Del primo, Oltre il cancello, Emanuele   ha ricordato il viale di cipressi che lui percorreva  in Toscana illustrandocene  la somma Bellezza che  fa “traballare” per lo stordimento …o forse per la nostra incapacità di sopportarla.

E pure  per il secondo racconto Il limbo dove si parla degli pseudolibri, egli  parte da una reale esperienza vissuta in una grande e affascinante Biblioteca di Coimbra in Portogallo. 

Dalle Pinacoteche  di Venezia  e Basilea scaturisce il misterioso terzo racconto mentre quello finale, che si riannoda agli altri, parla di una reale immersione per visitare un relitto per giungere infine  a un  Café-Bistrot-Libreria.

E qui è intervenuta Marzia, amica e sostenitrice di Emanuele che scrive nel suo blog: occorre “ condividere la passione per “le cose belle e autentiche”. 

 http://www.lastanzadellarte.blogspot.com    

Eravamo in tanti e l’incontro si è protratto fino alla chiusura in un’atmosfera vivace e  densa di curiosità verso Emanuele  che ci ha parlato  della sua passione per la scrittura e per la lettura spesso in lingua originale. Sono riaffiorati  vecchi e nuovi  libri molto amati come “Guida galattica per autostoppisti” di  Douglas Adams, “Il peso della farfalladi Erri de Luca che Marzia sta rileggendo per la quarta volta perchè adora la sensazione di immergersi nella natura.

Maria Rosa è invece presa dai racconti di Cechov . Intanto Maria Bona prendeva nota di tutti i titoli citati.

Daria ci ha parlato de “Il dio delle piccole cose” dell’indiana Roy Arundhati, lettura esotica e profondissima.  Riccardo ha portato l’ultimo libro di Alberto Cavanna “L’uomo che non contava i giorni” (v. sua recensione a lato tra i commenti)

E’ questo lo scopo dei gruppi di lettura? Sprofondare nel mondo letterario parallelo al nostro vissuto  e immergerci nella profondità del nostro  sentire per scoprire,  come fecero Emanuele ed Elena con il  relitto in fondo all’oceano,   i più reconditi misteri e allusioni?

C’erano anche Andrea, l’ editore della Trento Blog e sua moglie Francesca , una fotografa che ci offre immagini bellissime , “forme di luce” che possiamo  vedere visitando  il suo sito

  http://www.francescagregori.it

Sì, un incontro pregno di magia e calore, di voglia si stare insieme senza protagonismi, ma per condivisione e curiosità.

 E POESIA… ed oggi giornata mondiale della poesia mi piacerebbe riascoltare Emanuele recitare a memoria   i bellissimi versi  di EUGENIO MONTALE, poeta che in un certo senso ha contribuito a suscitargli immagini e riflessioni  nel suo percorso di scrittore.

Tra libri e caffè il tempo scorreva tra sorrisi e reciproco interesse, tempo prezioso che risulta essere un dono.

E un altro incontro anticipato  ci sarà il prossimo lunedì 26 marzo.

Sempre alle 17,30 nel Café – (Bistrot)- Libreria  di Andrea Mattei.

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14 commenti
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  1. GIORNATA MONDIALE DELLA POESIA. Quali i vostri poeti preferiti?
    I miei tantissimi: da Leopardi a Montale…Da Emily Dickinson a Sylvia Plath, da Alda Merini ai preziosi haiku di Transtromer o ai cocenti versi di Marina Cvetàeva. Senza poesia la vita sarebbe molto più arida…una poesia al giorno da leggere. E Quasimodo? E Katherine Mansfield? E Caproni?
    Nell’archivio ho scritto tantissimo di questi poeti.
    E la vostra poesia preferita? Quella che rimane da sempre nel vostro cuore e che recitate a memoria come ha fatto Emanuele con una di Montale…?

  2. A proposito di poesia, segnalo un libro “Genova ch’è tutto dire” (abbastanza introvabile anche in Liguria), uscito alcuni mesi fa ed edito da “il canneto”, con il sottotitolo “immagini per Litania di Giorgio Caproni”.
    Ogni distico della lunga poesia, “Litania” appunto – che ho scoperto da poco ma risale agli anni cinquanta – fatta di settenari e di ottonari molto ritmati, viene ripreso da Luigi Surdich che allarga la loro comprensione a tutta la produzione di Caproni e fa da guida ad una lettura sia della città, sia dei versi, ma soprattutto viene raccontato dalle fotografie della Genova attuale, scattate da Patrizia Traverso, l’altra autrice, quasi tutte in bianco e nero che danno della poesia una versione per immagini.
    Si tratta di un libro che ho letto, gustato e guardato con la gioia di un privilegio e ho provando per la Genova raccontata da Caproni nuovo trasporto e rinnovato affetto. Per me è stato come un viaggio, trasportata dai versi, suggestionata dalle immagini, in una città che conosco ma che mi è sembrato di aver visto per la prima volta, una conferma e una scoperta.
    @ Mirna, un po’ ligure, almeno di adozione, e così amante della poesia, saprai sicuramente apprezzare un libro così squisitamente ligure e poetico. Mi riprometto di prestartelo appena avremo occasione di incontrarci.

  3. Che peccato aver mancato questo prezioso appuntamento, di luce, di primavera, di consonanze ed affinità elettive, il tutto incentrato sui libri e non solo. Cercherò di non mancare al prossimo, anche se purtroppo ho un corso di aggiornamento lunedì 26 ( ma potrò magari saltarlo? ma sì dai…)… ( Mirna, lunedì dovrebbe essere il 26, no?)
    Poesia… che bella…Impossibile scegliere un autore/autrice. Alda Merini, Saba, Emily Dickinson, la Szymborksza. Troppi,,,Forse quello che ho in mente ora è Neruda, che ho letto in spagnolo , che tradotto perde un pò purtroppo la sua musicalità ma non il suo pathos pregnante. Un abbraccio a tutti e complimenti ad Emanuele. Io, amante dei gatti e dei buoni libri, comprerò subito la sua raccolta di racconti!

  4. @grazia– Credo di capirti, Grazia. Capita che un testo letterario sia capace di modificare completamente la percezione sensoriale , per esempio, di una città. A me successe con la lettura di FONDAMENTA DEGLI INCURABILI di Josif Brodskij- da allora, per me, Venezia è altro e di più , infinitamente altro e di più.
    @ Mirna e amici del blog –Ieri , per la giornata mondiale della poesia, alla Biblioteca di Trento è stata presentata l’opera IN FORMA DI PAROLE Poesia del Novecento euro-occidentale e americana. Traduzione e cura di Sandro Boato. Parabola della lingua e della poesia francese- Poesia iberica e latino americana – Poesia inglese tra vecchio e nuovo mondo. Due volumi eccezionali, con scritti dell’autore.
    E così abbiamo ascoltato, tremato, abbiamo sorriso e ci siamo commossi – c’era un tale silenzio in sala, una tensione, un’attenzione, tutti sospesi nella pura bellezza. La presentazione di Nadia Scappini, semplice, chiara e precisa non priva di un palese coinvolgimento emotivo, ha brevemente introdotto le letture di alcune poesie. Abbiamo ascoltato , in lingua originale e nella traduzione italiana,Paul Valéry – La dormiente e Jaques Préveert Barbara.In lingua spagnola Antonio Machado e Federico Garcia Lorca . di Lorca, “Danza la lua” è stata letta in galiziano e in italiano da Sandro Boato stesso, con un pathos indicibile. Non posso dilungarmi,Le letture sono state molte e i poeti grandiosi , Spagna, America Latina, Portogallo/Brasile Gran Bretagna/Irlanda, Stati Uniti/Caraibi, l poesie lette meravigliosamente da tre giovanissime donne di cui ACCIDENTI non ricordo i nomi! E Matteo Boato ha suonato la sua chitarra classica e in alcuni passaggi c’era il Duende dentro di lui.Ho volato alto, alto. ciao a tutti

  5. Poeta preferito? Poesia preferita? Citando Bristow, il protagonista dell’omonimo fumetto inglese d’ambientazione impiegatizia… “la mente vacilla!”
    Ed allora, senza alcun ordine in particolare (o forse si), E.A.Poe, “The Raven”. Ma anche “The sleeper”, che ogni anno mi riprometto di recitare in un bosco, di notte, alla prima luna piena di giugno (“At midnight, in the month of june, – I stand beneath the mystic moon.”). Quel giorno invece finisco sempre per essere di turno in guardia medica…
    Poi c’è “Annabel Lee”, che con il suo ritmo da ballata infantile, letta in inglese sfiora il sublime. E per finire, citerei l’enigmatica “Ulalume”, in cui Psyche ci conduce a lungo, fiduciosi ed immemori, per un viale di cipressi (ma guarda un po’!), fino alla porta di una tomba che ci sbarra la strada e ci riconsegna la memoria, e con essa il dolore.
    Prendendo commiato da Poe citerei Baudelaire: “Spleen” (“Quand le ciel bas et lourd pèse comme un couvercle”) e “La mort des amants”. E poi Leopardi, “A se stesso”. Concluderei con Montale, “I limoni”, ai cui versi
    […]
    il punto morto del mondo, l’anello che non tiene,
    il filo da disbrogliare che finalmente ci metta
    nel mezzo di una verità.

    devo l’idea delle “incoerenze nella realtà” svelate dai miei gatti.

  6. A proposito di Baudelaire che anch’io amo molto propongo la rilettura di una mia recensione sulla sua biograia “Il ribelle in guanti rosa” di Giuseppe Montesano. Ho anche cercato i vecchi appunti universitari, quelli scritti seguendo il corso del mio docente di letteratura francese, il poeta, Luciano Erba. Non li ho trovati naturalmente, il caos regna sovrano ormai nella mia casa, ma i ricordi sono ancora abbastanza freschi e basta rovistare un po’ nel mio “bagaglio culturale” per farli riaffiorare.

    La vita dei poeti è per me quella eccelsa, come quella dell’albatros che si sente se stesso quando può volare ad ali spiegate al di sopra delle meschinità terrene. E proprio la poesia “L’albatros“ è stata letta nella’aula magna della Utetd. Naturalmente la traduzione in italiano penalizza un po’ la musicalità dei versi in rima alternata di Baudelaire.

    Souvent, pour s’amuser, les hommes d’équipage /prennent des albatros, vastes oiseux des mers, /qui suivent, indolents, compagnons de voyage,/le navire glissant le gouffres amers.

    Sovente, per diletto, i marinai / catturano degli albatri, grandi uccelli marini /che seguono, indolenti compagni di viaggio, / il bastimento scivolante sopra gli abissi amari.

    Il contenuto rimane, sia nel significato metaforico dell’ albatro, simbolo del poeta incompreso e deriso appena questi “atterra” tra gli altri, sia nella scelta delle figure retoriche come la sinestesia: abissi amari.

    Per me più della famosissima “Spleen” è questa la poesia baudeleriana che mi cattura e graffia, perchè qui si parla di solitudine fra gli altri, di diversità denunciata, di incomprensione e di cosciente crudeltà.

    In “Spleen“, c’è l’angoscia esistenziale del poeta che si sente prigioniero, io penso, persino di se stesso, vede la speranza come un “pipistrello che sbatte contro i muri” e le gocce di pioggia non sono paragonate alle liberatorie e consolatrici lacrime, bensì imitano “le sbarre d’un grande carcere”. Da soli forse però si combatte meglio l’angoscia , perchè siamo noi soli di fronte a noi stessi, ed è quello che il nostro poeta riesce in parte a fare, grazie alla sua poesia.

    La parola inglese spleen, che significa sentimento di noia, disagio , malessere, insofferenza rassegnata di vivere è entrata nel nostro vocabolario; io stessa in certe giornate malinconiche in cui non ho voglia di nulla dico che ho lo spleen. Succede anche a voi? Spero però che non sia così insopportabile come quello di Baudelaire!

    Nel libro di Montesano ripercorriamo la vita dolorosa di questo grande poeta che ha rinnovato la poesia con il suo simbolismo e le corrispondenze, cioè le analogie con le cose; anche i profumi, i colori e i suoni come “lo spirito e i sensi” entrano in accordo totale, in una combinazione infinita di corrispondenze. Forse c’è già un’anticipazione del correlativo oggettivo di Eliot, e poi di Montale, per cui la metafora si oggettivizza, considerando l’astratto oggetti concreti.

    …i pensieri che diventano” un popolo muto di infami ragni che tende le sue reti”…

    Per tornare alla sua biografia, impariamo che pur vivendo negli anni falsamente fiduciosi della rivoluzione industriale e del progresso, Baudelaire ne percepisce i limiti e gli inganni e si rifugia nell’Arte, come valore assoluto, dall’alto della quale, come l’albatro, ne vede però la verità deludente. La sua poesia diventa la testimonianza della crisi della coscienza borghese che anche lui, come tanti artisti, abborrisce.

    Sappiamo della sua vita, dell’abuso di oppio, alcool , del suo dandismo, della sua amante mulatta chiamata con disprezzo dai parigini la Negresse e conosciamo il suo male di vivere. Conosciamo le sue difficoltà economiche, le frequentazione dei bassifondi della città, la ricerca della bellezza proprio nel male, egli si propone infatti “d’extraire la beautè du Mal”. Attraverso la sua esperienza di solitudine, incomprensione, il poeta sembra ripercorrere la tragedia dell’essere umano, “dell’homme double”. Si pasce nel fango di Les fleurs du mal, ma aspira anche all’Ideal.

    In questo ampio romanzo Montesano si delinea come un potente citatore delle opere del poète maudit; ci ha messo 10 anni a completarlo, ma vale la pena leggerlo. Piero Sorrentino commenta : “questo libro si legge come un romanzo, perchè Montesano è riuscito prima di tutto nel piccolo miracolo di specchiarsi, e far specchiare il lettore, nel volto, dalla “smorfia che gli taglia la faccia in tutte le fotografie e fino alla fine”, del poeta, mio simile, fratello.”

    * * * *

    A proposito di spleen.

    Appena arrivata , la mia gattina Mimilla, era molto malinconica. La sua prima infanzia era stata terribile come quella di Cosette dei Miserabili, abbandonata, ammalata, ecc. ecc. Prima di abituarsi alla tranquillità e all’amore della mia casa, era sempre piena di spleen. Quando la portai dal veterinario e lui mi chiese il suo nome da scrivere sul libretto personale io dissi:

    “Mimilla di nome e…Baudelaire di cognome. Sa, è sempre piena di spleen!” Il veterinario mi guardò perplesso.

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  7. Che bellezza questi tuffi in poesia! Arrivo seppur in ritardo anch’io che ho potuto vivere la piacevole atmosfera dell’angolo-Papiro lunedi’ scorso. Come definirla…un calore “motivato”? L’accelerazione nelle conoscenze umane dovute a passioni in comune? Davvero, non credo di esagerare, se anche un lettore “medio” passasse nelle vicinanze del Papiro un lunedi’ di ritrovo ne verrebbe intrigato a tal punto da vedere moltiplicati i libri sul suo comodino. Tale e’ la potenza dialogo-accessibilita’-contenuti. Io sono contenta di aver conosciuto Emanuele e sua moglie, di aver rivisto Andrea e Francesca, di aver parlato dopo qualche tempo con Maria Bona e di aver ricevuto un bel libro da Enza. E veniamo alla poesia: John Keats fra i preferiti da sempre. “Bright Star” di cui riporto gli ultimi versi

    Pillowed upon my fair love’s ripening breast,/to feel forever its soft fall and swell,/ Awake forever in a sweet unrest,/Still,still to hear her tender-taken breath,/And so live ever – or else swoon to death.

    Molto romantica… sentire il respiro dell’amata, riposarsi su di lei, e cosi’ per sempre, oppure la morte. Poesia del 1819-20 (notevole anche il film recente su Keats intitolato proprio “Bright Star”. E poi “When I have Fears that I may cease to be…”
    E poi c’e’ una piccola grande poesia di Antonio Machado, “Noche de Verano”:
    E’ una bella notte d’estate.
    Hanno le case alte
    le finestre aperte
    sull’ampia piazza del vecchio paese.
    Nel largo rettangolo deserto
    panche di pietra, siepi e acacie simmetriche disegnano
    le loro nere ombre sull’arena bianca.
    Nello zenit, la luna, e sulla torre
    la sfera, l’orologio: illuminata.
    Io passeggio in questo vecchio paese
    solo, come un fantasma.

  8. Scegliere una poesia, un verso di una poesia, è come scegliere un brandello luccicante di spuma di onda di mare. Ma non riesco a non dire proprio niente , in questo ondeggiare di ricordi di poesia–e non accade spesso che si dican versi dentro un blog!– e tra la grande poesia che è stata citata e di cui tendo anch’io a bearmi in solitudine, vi dico appena poche righe tratte da una poesia di Roberta Dapunt- nitida poetessa Sud-Tirolese, che scrive sia in lingua tedesca, che ladina e italiana e che molto mi piace.
    MIE MANI: Vi guardo spesso silenziose mani/ vi guardo e non vedo niente, non sento niente./Non vedo un pensiero,/non una carezza a voi che tanto amate i fiori e i fieni./ E come è difficile incontrarvi al mattino, /mani aperte – mie mani vuote. /Ora che al freddo rimangono le nevi bagnate e la nebbia,/anche voi così malate e lasciate/ a un tempo voluto in questa stanza, che solo riscaldo per qualche poesia. ……………….Non ho giorni io,/nel loro corso mi vesto la notte/ e vegeto, bagorda di pensieri………”
    E chiudo con un JEUX di Jules Laforgue (1860-1887) Ah! La Lune, la Lune m’obsède…/Croyez-vous qu’il y ait un remède?
    ciaociao

  9. @ Emanuele Pozzo – Ho richiesto al libraio del Papiro una copia del 4 gatti, finchè è possibile preferisco le librerie. Ami il gotico? Conoscerai certamente una delle regine del genere :Shirley Jackson a cui si sono ispirati , con diversi risultati, molti scrittori tra cui spicca Stephen King.Di Jackson Adelphi ha pubblicato i bellissimi romanzi “Abbiamo sempre vissuto nel castello” e “L’incubo di Hill House”, oltre ai racconti col titolo del terribile “La lotteria”
    Tra i classici ci sono . “Giro di vite” e i racconti ultimi di Maupassant,di cui “Le horla” mi sembra un eccezionale esempio.Ma conoscerai certamente tutto questo meglio di me. Ciaociao

  10. faccio seguito al commento di Grazia del 21 marzo scorso perché, visto che si parla del libro che ho realizzato insieme al prof. Luigi Surdich, in qualche modo mi sento chiamata in causa.
    innanzi tutto ringrazio per l’apprezzamento e faccio presente che “Genova ch’è tutto dire – Immagini per Litania di Giorgio Caproni” ed. il Canneto, mi risulta essere in distribuzione in tutta Italia.
    Ovviamente però trattandosi di un titolo di nicchia immagino che non si trovi facilmente disponibile nelle librerie, ma, qualora qualcuno fosse interessato a conoscerlo, di certo lo si può avere su ordinazione.
    Mi scuso per lo spot, ma mi fa piacere far conoscere in questo contesto di dibattito sulla poesia (purtroppo così raro) il lavoro originale che abbiamo fatto con il prof. Surdich di mettere insieme l’interpretazione fotografica e letteraria della splendida lirica “musicale” che Caproni ha dedicato alla sua “città dell’anima”: Genova.

  11. @ Camilla – Tu e Mirna mi avete fatto venire una gran voglia di rileggere “Il giro di vite”, questa volta in inglese però. Confesso la lacuna: Shirley Jackson manca tra le mie frequentazioni, ma intendo provvedere.
    Sono assai lieto di poterti presto annoverare tra i miei lettori: l’obiettivo di superare la manzoniana quota venticinque sembra sempre più a portata di mano…
    Attendo commenti. Ciao.

  12. @ patrizia- Credo proprio che conoscere l’umanità del poeta, dell’Autore dell’opera, in ogni campo dell’arte, sia quasi indispensabile alla comprensione più empatica e godibile per ogni lettore. Per la poesia e per la musica dovrebbe diventare una regola la conoscenza dell’autore, i suoi ambienti, la sua aura, sia pure, di volta in volta, limitati nell’ambito della singola opera. Conoscere lo stato dell’anima dell’Autore nel momento della creazione fa partecipe in maniera intima il fortunato lettore. Molte grazie a Patrizia.

  13. Che dire…arrivo anche io a distanza di una settimana e trovo una lunga serie di attenti e stimolanti commenti, che arricchiscono la bella conversazione di lunedì scorso. Non posso dire molto di poesia perchè ultimamente mi dedico più ad altri tipi di letture, ma indubbiamente sono un’ammiratrice di Emily Dickinson, di cui trovo straordinaria la capacità di esprimere e trasmettere sentimenti universali, un viaggio nell’umano-divino, in una situazione di quasi immobilità fisica. Un pò come Morandi nell’arte. Per me, che il viaggio rappresenta un modo per esplorare anche il mio mondo interiore, quella staticità risulta difficile da comprendere; ed è proprio per questo che tanto l’ammiro. Ma in fondo, a pensarci bene, quella della Dickinson e di Morandi non è altro che una vita in perenne stato di meditazione.
    Grazie Mirna.

  14. grazie camilla delle tue considerazioni. mi ha fatto molto piacere entrare in relazione con voi, cercherò di continuare a seguirvi. un saluto a tutti