ITALIA-GERMANIA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 3 Febbraio, 2013 @ 7:37 pm

Detto altrimenti: non è una partita di calcio!

La materia del rapporto fra i due paesi non può essere affrontata e liquidata con affermazioni superficiali del tipo: “la Germania ci comanda”. Agire così vuol dire fermarsi ad enunciazioni di principio, espresse con la pancia più che con l’intelletto, espresse gratuitamente e non a seguito di un preciso lavoro di esame, confronto ed analisi di tutte le situazioni.

A fare questo tipo di affermazioni sono capaci tutti: in Parlamento, al bar, fra appartenenti allo stesso partito politico (cioè fra “amici”) o a partiti diversi (cioè fra “competitori”: noterete che non uso i termini “nemici” o “avversari”). A noi cittadini invece serve ben altro.

Dalla Germania abbiamo imparato cosa non fare e cosa fare.

Sul cosa non fare è tornata la stessa Merkel, additando a loro responsabilità perpetua la politica di aggressione militare ed il genocidio degli Ebrei. Quindi, non è il caso, anche per questo motivo, di rivalutare – sia pure anche solo parzialmente – figure nostrane del tutto compromesse con quel passato.

Sul cosa fare … bè, che ne direste se da tempo avessimo imitato Plutarco?

Plutarco (Cheronea, 46 d.C./48 d.C. – Delfi, 125 d.C./127 d.C.), è stato un biografo, scrittore e filosofo greco antico, vissuto sotto l’Impero Romano, di cui ebbe anche la cittadinanza e ricoprì incarichi amministrativi. Studiò ad Atene e fu fortemente influenzato dalla filosofia di Platone. La sua opera più famosa sono le Vite parallele, biografie parallele dei più famosi personaggi Greci e Romani dell’antichità riunite in coppie per mostrare vizi o virtù morali comuni ad entrambi.

Ecco, noi avremmo potuto scrivere non tanto le vite parallele, ma il modo di essere parallelo di due Stati: la Germania e l’Italia, raffrontando come nei due Paesi si risolvono in modo uguale ma più spesso diverso problemi comuni ai due Stati.

In ogni caso, we are to big to fail, l’Italia è troppo grande per essere lasciata fallire o anche solo “retrocedere troppo nella scala del benessere. infatti siamo un popolo di consumatori, anche di prodotti tedeschi. Ve lo immaginate quale sarebbe il contraccolpo per la Germania se improvvisamente noi Italiani smettessimo do acquistare prodotti tedeschi? Questa constatazione gioca a nostro favore, ma non può e non deve costituire un alibi per abbassare la guardia, per non attuare tutte le riforme necessarie a riprendere la marcia verso la crescita.

Al riguardo, mi permetto di sottoporre all’attenzione delle lettrici e dei lettori tre sottolineature:

1) La prima riforma da effettuare è il ripristino dei Valori Morali a tutti i livelli. E non mi riferisco alla morale dell’inizio e fine vita, del matrimonio omosessuale, della contraccezione, della Comunione ai divorziati. Mi riferisco alla Morale Pubblica ed alla Morale Sociale, a tutti i livelli ed in tutte le sedi, pubbliche e private. Il “fare giustizia” deve essere sempre meno “giudicare, assolvere o condannare”, e sempre di più “agire con giustizia” rendendo inutili i processi.
2) Crescita … ma all’interno di quale modello di sviluppo? Siamo sicuri che quello attuale sia quello giusto, adatto ai tempi, quello che ha realmente un futuro? Ci siamo posti il problema?
3) Una volta scelto il modello di sviluppo da adottare, occorre superare la contraddizione fra l’esigenza dei tempi medio-lunghi della sua attuazione con i tempi medio-brevi della durata di ogni nostro governo. Altrimenti, nel migliore dei casi, potremmo avere una serie di inizi di ottimi piani di sviluppo ma nessun piano completato.

La parola alle lettrici ed ai lettori.

Fine del post

“Ceterum censeo familiam Riva de possessione ILVAE deiciendam esse”, e cioè ritengo che occorra espropriare l’ILVA alla famiglia Riva, per evitare di essere costretti a scegliere fra due mali: la perdita di posti di lavoro o della salute pubblica. Il prezzo potrebbe essere corrisposto in “Monti bond Serie Speciale ILVA irredimibile 2%”, al netto delle somme trattenute per il risarcimento dei danni provocati, per l’adeguamento degli impianti, per il ripristino ambientale e per pagare gli operai anche se – nel frattempo – costretti a casa.