LA STORIA D’ITALIA – 5) DAL FASCINO AL FASCISMO AL FASCINO,OVVERO, “ALLARME DEMOCRAZIA”

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 24 Marzo, 2013 @ 10:31 am

Detto altrimenti: la puntata precedente? La trovate fra i post di ieri

La guerra ‘14-‘18? No, per noi fu del 1915 (entrata in guerra) – 1919 e seguenti, anni di una “ guerra interna, quasi “civile”, sicuramente “sociale” e poi … della rivoluzione fascista.

Il Presidente USA, Wilson

Orlando e Sonnino fallirono la loro missione diplomatica a Parigi. Le grandi potenze, USA, Francia e GB, che prima della guerra avevano corteggiato l’Italia perché mandasse i suoi ragazzi al macello, dopo la guerra si accordarono senza consultare l’alleato, praticamente ricattandola – di fatto – in quanto importatrice di carbone (GB) e di grano (USA). Ad esempio, nelle persone di Wilson, Lloyd George e Clemenceau, assegnarono alla Grecia Smirne (che secondo il trattato del 19 aprile 1017 avrebbe dovuto essere assegnata all’Italia) e si divisero le colonie tedesche in Africa rimandando “a dopo” le compensazioni dovute all’Italia a seguito del Patto di Londra.

 

Nel frattempo, in Italia, v’era da ricostruire le rovine provocate dalla guerra. I prezzi delle merci aumentarono molto. Da qui una serie numerosissima di scioperi e di saccheggi (dei negozi), fomentati dall’ala massimalista rivoluzionaria del partito socialista, segretamente ben vista da chi ne interpretava l’azione come scusa per fomentare la contrapposizione del ceto medio contro i “rossi” operai. Scioperi e saccheggi contrastati da contro manifestazioni dei nazionalisti, fascisti, futuristi e “Arditi”, rivoluzionari anch’essi, ben lieti constatare come quegli scioperi rossi dimostrassero il loro lato debole: cioè che erano tutto tranne che una vera rivoluzione “politica”.

 

D’Annunzio dichiarava di essere pronto ad “osare qualsiasi impresa” (contro chi? N.d.r.).

 

ll governo latitava e ritardava a smobilitare gli “Arditi” che poi, al contrario, organizzò sotto la guida di un generale (17 giugno 1019), creando una copia della Frei Korps tedesca che in Germania, dal dicembre 1918, conduceva una guerra civile.

I nazionalisti e Mussolini si scatenarono nella critica contro la debolezza del governo e le divisioni interne degli Italiani, responsabili della debolezza parigina della nostra politica e della nostra diplomazia. In ciò trovarono l’appoggio dei ceti medi che contro tutto protestavano, proponendo di “rifarsi” anche a costo di una nuova guerra (contro chi? N..d.r.).

Mussolini cavalcò lo scontento. Nel suo partito trovarono alloggio tutte le mentalità, tranne i conservatori, i quali furono gli unici “antirivoluzionari”. Gli altri, la rivoluzione, chi rossa, chi nera, la volevano tutti.

La polizia e l’esercito vennero impiegati principalmente nella difesa di banche e uffici pubblici, non dei negozi. Inoltre intervenivano molto diversamente a secondo che fossero mobilitati contro i rossi o contro i neri. Venne stabilito, ad esempio, che se ufficiali in divisa partecipanti ad una manifestazione violenta, avessero cercato di forzare i cordoni della polizia, non avrebbero dovuto essere contrastati o arrestati, ma la polizia avrebbe dovuto semplicemente trasmettere i nomi degli ufficiali facinorosi ai militari loro superiori. Per gli altri, manganellate, pistolettate, fucilate e arresti.

I socialisti massimalisti (la maggioranza del partito) incitava allo sciopero, alla “rivolta del proletariato”, ma non forniva al proletariato alcun programma organico d’azione. Insomma, “armiamoci e partite”.

I nazionalisti (unici antirivoluzionari) annotarono la scarsissima “attitudine militare” delle masse e l’inettitudine propulsiva ed organizzativa dei socialisti massimalisti (che fecero più che altro danno alla causa popolare. Se i socialisti avessero seguito Turati e Prampolini … (“più scuole, più biblioteche, più palestre, per il popolo”) … forse il fascismo non avrebbe attecchito … forse …

Mussolini (“vero” rivoluzionario, più dei socialisti massimalisti rivoluzionari “finti”) incitò ed elogiò la “rivoluzione formale” del popolo, in attesa di trasformarla in una rivoluzione politica e sostanziale: quella fascista.

Il Governo? La camera dei Deputati si riuni il 9 luglio 1019, quando il peggio era passato … (no comment).

La serie di scioperi e di manifestazioni “politicamente inutili” avevano stancato il popolo, che non ebbe più la forza di reagire ai “fatti di Trieste”. Siamo alla domenica 3 agosto 1919. Gita in campagna di 1600 ragazzi (e ragazze) socialisti. Al rientro in città, la sera, il gruppo fu bloccato da poliziotti. Tumulti. Il giorno dopo, sciopero generale di protesta. Nel pomeriggio, riunione di 450 delegati alla Camera del Lavoro. All’uscita, furono arrestati tutti. La camera del lavoro fu invasa da nazionalisti, “Arditi” e ufficiali in divisa e saccheggiata. Lo stesso trattamento fu riservato ai magazzini ed alle biblioteche delle cooperative rosse. I massimalisti “subirono” tutto e non reagirono. E ci fu invece chi, da vero rivoluzionario, “capì” tutto e si preparò sempre di più ad agire …

Il fascismo era già cominciato.

(Continua con “La terra ai contadini e D’Annunzio a Fiume”)

 

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