POST 882 – LA QUESTIONE MORALE nella politica, nell’azione di governo, nella vita

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 30 Giugno, 2013 @ 9:27 pm

Detto altrimenti: alla base di tutto

2.200 anni a. C., Codice di Hammurabi: “Non fare agli altri ciò che non vuoi sia fatto a te; fai agli altri ciò che vuoi si fatto a te”.
2.200 anni dopo, Gesu’ ha ripreso questi concetti, testimoniandoli con la Sua vita.

Chi non crede in Dio, o in un dio, non può comunque negare che questi concetti siano stati e siano comunque ancor oggi  immanenti nella natura dell’uomo. Il credente poi riconduce il tutto a Dio, o ad un dio. La morale dei laici quindi coincide comunque con la morale dei credenti e la “morale” (cioè: le conclusioni) che ricaviamo da quanto sin qui detto è che i supporters di questi principi morali (i non credenti ed i credenti) sono ovviamente in numero maggiore dei soli credenti.

Anni fa udii Padre Bartolomeo Sorge affermare che il politico (cattolico) deve esercitare la condivisione. Molto più recentemente un mio amico, Don Marcello Farina,  mi ha indicato il superamento della condivisione e cioè “la ricerca del bene comune” (e  Marcello prosegue: “La religione, la nostra religione non  “è”  la morale, bensì  “ha”  una morale. La nostra Religione è Creazione e Resurrezione”. Ma questa è un’altra storia).

Ed eccoci ai giorni nostri. Il politico; il super burocrate; il super manager; il super pensionato; il super accumulatore di stipendi, pensioni, incarichi; il super evasore fiscale; il super elusore fiscale; il super trincerato all’interno delle tiorri eburnee dei privilegi della casta di turno e si difende dagli attacchi altrui scagliando i dardi dei “diritti (rectius, dei privilegi medievali) acquisiti” … tutti costoro se e in quanto si arricchiscano di privilegi, denaro e potere, non perseguono il bene comune, bensì il proprio. E ciò è immorale.

Da molti si afferma: “Il primo problema è il lavoro …”. Io mi permetto di sottoporre all’attenzione delle lettrici e dei lettori la mia convinzione: il primo problema è la Questione Morale, dalla cui soluzione discende automaticamente la soluzione di tutti gli altri problemi.

E si fa il bene comune innanzi tutto portando la gente a “capire” la verità delle cose, dei problemi, delle decisioni. Quindi chi non attribuisce la giusta centralità a ciascun problema; chi svia l’ intelligenza” della gente, cioè chi svia la capacità della gente di “capire la verità delle cose”; chi presenta solo la metà di ogni problema; chi non è disponibile al confronto delle idee; chi non è disponibile ad un riesame delle priorità del Paese; chi non inserisce ciascun problema nel giusto contesto; chi usa toni supponenti, retorici; chi grida; chi insulta; chi deride; chi dileggia; chi diffama; chi interrompe chi sta parlando, chi parla per immagini; chi comunica con battute di spirito e espressioni comiche; che trattiene per sè il potere e scarica su altri la responsabilità … etc., tutti costoro  non permettono alla gente di “capire”, quindi si comportano in modo immorale. E poiché il più delle volte costoro il problema morale nemmeno se lo pongono, il loro comportamento è addirittura “amorale”.

(E poi … le parole … le parole sono pietre, diceva Don Lorenzo Milani. Usiamole con estrema precisione, specificità. Provate a riscoltare i discorsi di Benito Mussolini: retorica, figure astratte, nessuna concretezza specifica (“spezzeremo le reni, imperativo categorico, valori imprescindibili, l’ora segnata dal destino”, etc.,). Ecco, questa è la deriva delle parole che dobbiamo rifiutare. E purtroppo ancora oggi vi sono alcune forze politiche che ricalcano quella strada, dal palco di pubbliche piazze o da schermi televisivi.

Moralità quindi, ormai lo si sarà capito, a mio avviso non è “non entrare in Chiesa con la minigonna o non avere rapporti sessuali fuori del matrimonio” (soprattutto se uno/a è scapolo/nubile, n.d.r.), bensì moralità è comportarsi in modo opposto ai comportamenti sopra denunciati, ed inoltre, moralità è rispettare e far crescere le persone a te affidate o che comunque credono in te o che vedono in te una guida. Già, perché in tal modo fai il “loro bene comune” e, a cascata, il bene comune di tutti.

In caso contrario ogni decisione “a favore” (si fa per dire …) della popolazione o del singolo individuo  sarà un po’ come il vecchio “panem et circenses”: “Si dia al popolo quel tanto da mangiare e i giochi del circo (oggi: della televisione, del calcio, n.d.r.) e il popolo sarà distratto, non si ribellerà e sarà governabile” (anzi, comandabile a bacchetta, n.d.r.).