1059 – “LA PAZIENZA E’ AMARA, MA I SUOI FRUTTI SONO DOLCI” (… almeno, così speriamo tutti noi!)

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 23 Ottobre, 2013 @ 7:31 am

Detto altrimenti: va bene la pazienza, ma … quo usque tandem, politica, abuteris patientia nostra?

(Scritto ieri sera, 22 ottobre 2013. Pubblicato questa mattina, 23 ottobre 2013)

Inizia

Quo usque tandem Catlina (pater conscriptus, ovvero “senatore” anch’egli!) abuteris patientia nostra?

Fino a quando, politica abuserai della nostra pazienza? Non riesco a rispondermi. Sono un po’ stanco di rimuginare questi temi (ma non mi arrenderò, state tranquilli). Vado fuori all’aperto … a fare due passi. Davanti casa (romanesco) … davanti a casa mia c’è un fiume, la Fersena (dialettale) … il Fersina, fiume perché ha sempre acqua. Un po’ di aria fresca mi farà bene. Verso monte, attraversato da un ponte di ferro, corsia centrale per le auto, due passaggi pedonali ai lati, molto utilizzati dagli studenti del vicino Liceo. Fra questo ponte ed il successivo, a valle, circa 600 metri. Il giro completo 1250 metri. Giro più volte. In senso orario ed antiorario. Respiro l’aria che scende, a cavallo delle piccole onde del fiume, dalla Valle dei Mocheni, unica valle tedesca del Trentino.

Le mani nelle tasche del giubbotto nero della Slam. La destra incontra il Nokia. Perché no? Una foto. Troppo comoda questa nuova piccola macchina fotografica che è anche un telefono ed un PC. Ferro e fiori, non “ferro e fuoco” … Un’era dei fiori … la speranza che sostituisca l’attuale era del ferro e di ferro che sta dilaniando il Paese. Legge di stabilità, ex Legge finanziaria, ex manovra, ex stangata. Cambiano i nomi, non la sostanza. Rifletto: questa maggioranza non è tale. E’ troppo autovincolata, “grazie” al Porcellum … un’auto a doppi comandi: uno accelera, l’altro frena.

E la politica? Mi pare impegnatissima a fare il bene comune … comune a tutti, ma tutti chi? Tutti i politici. Le grandi intese, unica soluzione possibile, al momento, ma non può, non deve durare: occorre andare al voto con una nuova legge elettorale. Vedo impegnati i partiti in tutto tranne che su questo obiettivo.

Devo ringraziare la caduta del muro di Berlino. La caduta del comunismo, benchè qualcuno oggi insista ad accusare i suoi avversari politici di essere “comunisti” (!?). Infatti noi italiani, espertissimi in “politica gattopardesca” avremmo convinto l’Europa e gli USA che il pericolo rosso avrebbe dovuto essere fermato, anche a costo di fare ordine … in qualche modo … in qualunque modo …

Giovanni De Lorenzo

No, per fortuna oggi nessuno ci crederebbe più, a questa “minaccia”, né l’Europa né gli USA … e poi anche loro, oggi, hanno i loro problemi interni. Gli USA quasi al default, iniziano a multare le loro banche truffatrici; la Francia che scivola sulla buccia di banana di una espulsione analoga alla nostra kazaka (ma almeno loro scendono in piazza, per questo fatto … noi no … no … non noi …). Ma io, a cosa penso? Anni ‘60, Genova. La mia famiglia: babbo (toscano), Maresciallo Maggiore alla Legione Carabinieri, Castello Makenzie, Ufficio Matricola. Due figli all’Università (ingegneria e Giurisprudenza). Uno al ginnasio. Mamma insegnante alla Scuola Media Statale Andrea Doria. Improvvisamente lo Stato (il Signor Generale dei CC, NH  Giovanni De Lorenzo) divide la famiglia: babbo trasferito a Cles (TN). In Trentino Alto Adige, forse perché tanti anni prima aveva già lavorato in questa Regione: carabiniere a Palù dei Mocheni, Brigadiere a Bolzano (dove aveva conosciuto mamma) e a Vermiglio (Val di Sole). Ma non fu un caso isolato. Infatti tutti i “marescialloni” dei CC che operavano centralmente nelle Legioni erano stati trasferiti sul territorio. Per strutturarlo. In preparazione di cosa? Fate voi … Ma la “cosa” per fortuna non andò a buon fine. Dopo due anni babbo si concedò e rientrò in famiglia. Quanto meglio sarebbe stato lasciarlo lavorare a Genova … e come lui tanti altri, e non dividere tante famiglie …

Ecco, dopo tanta pazienza (amara) ora abbiamo diritto ai suoi frutti (dolci): una nuova legge elettorale, e vinca chi è più votato, sperando che sia il migliore.

Finisce

Ecco a cosa stavo pensando mentre “solo e pensoso i più deserti … “marciapiedi, andavo” misurando a passi tardi e lenti, e gli occhi “portavo” per fuggire intenti, ove vestigia uman l’arena stampi”.

P.s.: Corsera, 13 ottobre 2013 – Il Corriere del Trentino – Regione Attualità, pag.8 – La laureanda/neolaureata bolzanina Laiza Francato, nella sua tesi di laurea critica l’originalità del romanzo (storico, n.d.r.)  “Eva Dorme” della scrittrice romana Francesca Melandri, nel  quale le vicende del romanzo sono ambietate nella storia dell’Alto Adige “di mia mamma (fra l’altro già insegnante dell’On.le Berloffa), di mia zia (ragioniera in Provincia presso l’amministrazione Magnago) e di mio babbo”.  Io non condivido la sua critica. Il libro della Melandri è una ripresa di fatti che io stesso, direttamente e tramite il racconto dei miei genitori e parenti, ho vissuto. Che poi anche altri abbiano trattato prima di lei la  materia … be’ mi sta bene: non ho mai ritenuto che dovesse esistere un solo unico libro di storia, un solo unico romanzo rievocativo, una sola unica testimonianza ….  di nessun fatto. Quindi rinnovo il mio “Brava!” alla Signora Melandri.

E per finire, in cauda venenum: l’iniziativa della Francato mi pare una forzata ricerca di originalità, un cercare di essere illuminata da luce riflessa … un contributo il suo di cui proprio non si avvertiva  necessità, bisogno, utilità. Un buon voto di laurea, comunque, le va dato, se non altro per l’esercizio “muscolare” che ha fatto (oh, così almeno mi sono sfogato …)