PSICOSI, by FRANCESCO GINANNESCHI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 3 Febbraio, 2014 @ 6:26 pm

Detto altrimenti: open blog? Ecco un post “open” a firma di Francesco Ginanneschi (post 1359)

Inizia

PSICOSI

È iniziata la guerra totale alle istituzioni repubblicane, ultima fase della strategia antidemocratica pervicacemente perseguita dal MoVimento 5 stelle fin dalla sua genesi. Nel brevissimo volgere di pochi giorni i gruppi pentastellati ed il braccio armato online hanno:

– duramente diffamato il Presidente della Repubblica;
– presentato una formale richiesta di messa in stato di accusa del medesimo per la fattispecie penale di attentato alla Costituzione;
– innescato tumulti nell’Assemblea e nelle commissioni della Camera dei deputati in seguito alla conversione in legge del decreto sulla ricapitalizzazione di Banca d’Italia;
– scatenato un’offensiva senza precedenti contro il Presidente Boldrini, violentemente replicato mediante post firmato dai diarchi alla presa di posizione del Capo del Governo sui gravissimi incidenti parlamentari.

È casuale che questo inferno sia stato immediatamente preceduto dall’epocale intesa tra PD e Forza Italia sulla nuova legge elettorale e le grandi riforme costituzionali? Molti analisti credono di no, e non è difficile individuare il nesso di causalità legante i due momenti. Presso i cosiddetti grillini si è diffuso il terrore che Camere finalmente chiamate ad esaminare provvedimenti maestosamente riformatori possano inviare all’opinione pubblica il messaggio che la classe dirigente è uscita dal torpore ed ha inaugurato una stagione di cambiamento.

Forse siamo sul punto di ottenere quello che ne “La favola del Grillo e della democrazia” chiamavo “la (auto) riforma che prosciughi il serbatoio della rabbia popolare”. Loro non possono permettere che questo avvenga, perché determinerebbe un improvviso peggioramento delle condizioni ambientali nelle quali prosperano e proliferano, cioè la palude dell’immobilismo e della debolezza politica. Inoltre, dato che l’accordo definito Italicum contiene un’oggettiva spinta verso assetti bipolari e maggioritari premiando le coalizioni di partiti, un soggetto atipico come il M5S, se il progetto diventasse legge dello Stato, avrebbe serie difficoltà a raggiungere il potere (inteso come maggioranza parlamentare e pertanto capacità di esprimere un governo), dal momento che molto difficilmente riuscirebbe a posizionarsi almeno secondo al primo turno per affrontare poi il ballottaggio.

È comprensibile quindi che la forza di Grillo e Casaleggio abbia perso il controllo immaginando la configurazione di scenari come quelli descritti. Se essa fosse un normale partito, e non una setta di predicatori allucinati, avrebbe la capacità di adattarsi al contesto e di affrontare il futuro con il pragmatismo e la sicurezza che derivano dalla fede nel proprio progetto. Invece la scommessa rivoluzionaria che lo scorso anno ha catturato 9 milioni di cittadini è drammaticamente prigioniera della secca alternativa tra il potere assoluto (ricordiamo l’aspirazione ad avere l’intero Parlamento in mano?) e l’uno contro tutti dell’attuale opposizione. Ignorano, o meglio non concepiscono, i cosiddetti grillini, che nel mezzo ci sono spazi sconfinati in cui agiscono i compromessi, le mediazioni, le alleanze, le coalizioni, le spartizioni, gli avvicinamenti, i contatti, tutte categorie e formule da essi reputate impure, contaminatrici e addirittura ripugnanti.

Confidano nello stallo affinché le vele dell’antipolitica non si affloscino ed alzano il tiro contro i vertici istituzionali perché dalle bordate più brutali si generi un ritorno d’immagine che galvanizzi l’elettorato. La strategia della distruzione, però, contiene elementi di grottesca farsa. Prendiamo una delle ultime fisse, quella sulla messa in stato di accusa del Presidente Napolitano. Sanno fin troppo bene che non ha nessuna possibilità di essere approvata dalle Camere, vista la schiacciante maggioranza di potenziali contrari, ma ugualmente l’hanno incardinata per adempiere ad un obbligo di natura simbolica o norma non scritta che impone alla forza antisistema di attivare una procedura eccezionale perfino in presenza di condizioni che la rendono oggettivamente estemporanea e velleitaria.

Non parliamo delle ragioni addotte che secondo costoro giustificherebbero niente di meno che un giudizio per attentato alla Costituzione, ma basti pensare che vi includono finanche la nomina di un Presidente del Consiglio piuttosto che di un altro (ancora non hanno elaborato il lutto per il fatto che Napolitano non abbia incaricato uno di loro lo scorso febbraio) e la commutazione della pena ad un giornalista che rischiava la restrizione della propria libertà per un reato d’opinione (una barbarie inaudita che è stata scongiurata dall’esercizio di un potere sostanzialmente presidenziale e discrezionale).

Ultimamente si è anche accentuato il loro schematismo. Il classico “noi siamo i puri, voi siete i corrotti”, che ha contribuito a fare la loro fortuna elettorale, si è evoluto nel “voi non siete niente” pronunciato da un’esponente di spicco del MoVimento nota per i suoi componimenti in poesia, che fa il paio con l’ancor più inquietante “noi non sentiamo le parti sociali, noi siamo le parti sociali”, detto all’inizio dell’avventura nel palazzo e splendida sintesi del neo -totalitarismo neanche tanto strisciante.

Stiamo assistendo ad un salto di qualità del MoVimento ed è prevedibile che nel futuro prossimo avremo altri episodi crudamente antiistituzionali. Sappiamo come questi assalti si svolgono: dapprima un impulso dal vertice, poi l’ostruzionismo violento dei gruppi in Parlamento, cui fanno seguito scene di vittimismo ed interventi di supporto sul blog, sempre seguiti da migliaia di commenti riversati da schiere di fiancheggiatori che così provano l’ebbrezza della democrazia virtuale diretta (ma è virtuale perché non reale, cioè non è democrazia).

Le turbolenze forse sono il segno che qualcosa di buono si muove dalle parti della maggioranza, ma ugualmente provocano inquietudine in chi diffida dei profeti e dei sobillatori.

Finisce