E’ STATO (L’ITALIA) FATTO DI NECESSITA’ E DI VIRTU’

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 7 Marzo, 2014 @ 6:57 am

Detto altrimenti: è stato fatto di necessità virtù (post 1431)

Giochi di parole, ma le parole sono pietre e con le pietre non si scherza. L’Italia, Stato al confine, per non essere messa al confino (dall’Europa, dal Mondo). Al confine fra il sistema delle ruberie; dei privilegi; delle caste; dei miei diritti acquisiti ma non dei tuoi; delle leggi si vabbè ma però; dello zompa chi può; del mondo nel quale c’è chi può e chi non può ed io può e tu no. Ecco, al confine fra tutto ciò e la denuncia di 60 persone per il disastro dell’ILVA; il processo ai Consiglieri Regionali di mezza (o di tutta) Italia; il ripensamento sulle super buonuscite ai politici; il tentativo di riordino delle priorità; etc. Ecco, si sta facendo di necessità virtù … che vi dicevo prima?

Già, le priorità. Ed uno pensa subito a quelle della spesa e degli investimenti, E invece no, ci sono altre priorità delle quali occorre ristabilire “l’ordine di priorità”: si, avete capito bene, un nuovo ordine di priorità delle priorità. Mi spiego con una per tutte: la nuova elencazione delle priorità fra i diversi diritti acquisti. Cioè, è più prioritario il diritto acquisito ad una pensione/stipendio  pubblica di 50.000 – 70.000 – 100.000 e più  euri (euri!) al mese (mese) o il reperimento dei fondi per dare una pensioncina anche minima ad un certo numero di esodati?

Mi fermo qui. Volevo solo impostare il problema: infatti occorre discernere fra i diritti acquisiti in base ad un concorso vinto, ad un contratto di lavoro, ad una legge ordinaria (statale, regionale o provinciale)  e i diritti acquisiti in base alla Costituzione, la quale tutela e garantisce lavoro, famiglia, futuro, dignità ad ogni persona. Quali sono prioritari? I diritti ai privilegi di alcuni o quelli alla dignità di tutti?

… O no?

P.S.: Dice … la “necessità” l’ho capita. Ma dove sta la virtù? Dove sta, dico io? Te lo dico subito. Sta nel fatto che piano piano la stiamo capendo che così non può più continuare. Ecco dove sta la nostra virtù, in questo iniziale “ravvedimento operoso”.