COMUNICARE NECESSE EST

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 7 Aprile, 2014 @ 6:33 am

Detto altrimenti: comunicare è necessario (post 1470)

Originariamente la frase era “Navigare necesse est, vivere non est necesse”  (“Navigare è indispensabile, vivere no”. E’ l’incitazione che, secondo Plutarco (Vita di Pompeo, 50, 2), Pompeo stesso diede ai suoi marinai, i quali opponevano resistenza ad imbarcarsi alla volta di Roma a causa del cattivo tempo.

“Io sono maschio ma non esercito”, firmato Woody Allen. Io, invece, “aderisco ad un partito, ma non faccio politica” nel senso comune del termine, bensì mi occupo della “polis”, cioè della “città”, cioè dell’entità territoriale alla quale appartengo (nell’ordine della mia percezione: Europa, Stato, Comunità Autonoma Trentina) semplicemente esprimendo le mie idee, le mie proposte, le mie motivazioni. Dove? Ma come dove!? Qui, nel blog, diamine!

Nei mesi scorsi sono stato chiamato a contribuire attivamente ad un forum sull’economia. Ho partecipato volentieri, anche perché dopo tre anni di pensionamento, il “rientrare” nella mia materia mi ringiovaniva! Ho rivisto vecchi amici. Ne ho conosciuto di nuovi. In particolare una persona, una giovane mamma di tre figli, molto attiva, impegnata, determinata. La cosa che mi ha colpito in lei era la “disponibilità alla comunicazione”. Ma cosa è la comunicazione, oggi? Ecco, raga, io non sono un esperto in comunicazione, nel senso che non ho seguito scuole, corsi, studi in materia, Altri tuttavia mi dicono che lo sarei … bontà loro … la verità è che io mi sono costruito un mio modello di comunicazione, e ve lo racconto.

Per me comunicazione è communis actio, azione comune, E per agire insieme occorre innanzi tutto “sapere ascoltare” l’altro. E quella giovane mamma (ok raga, direte, ma se ha tre figli così giovane non deve essere. Ebbene, poiché non ve ne dico il nome, ve ne posso svelare l’età: 40 anni molto ben portati e quindi per me, nonno settantenne, giovanissima … la stessa età di mia figlia!) quella giovane mamma, dicevo, “ascoltava” con vero interesse.

Già lo si capiva dal suo Volto. il Volto … mi direte lo scrivi con la lettera maiuscola? Sì, con la maiuscola, perché sono rimasto impressionato dalla filosofia di Emmanuel Levinas, filosofo lituano naturalizzato francese, che ho imparato a conoscere grazie al mio amico Marcello Farina. Levinas, il filosofo del Volto: del Volto che ti guarda, ti osserva, domanda e accetta il tuo contributo, ti interroga, si attende da te una risposta … insomma, dialoga e comunica. E tale era ed è il Volto di quella persona.

 E poi, comunicazione come dialogo bi-direzionale. Non come informazione top down (“vieni che ti dico come si deve fare), né come down-top (“mi hai dato il tuo contributo e adesso vai pure che ghe pensi mi).

 A dire il vero c’è anche un terzo tipo di “non comunicazione”: è la situazione nella quale date il vostro contributo, l’ascoltatore lo reputa prezioso ma fa finta di niente, vi ascolta distrattamente facendo finta di pensare ad altro ma in realtà lo immagazzina proponendosi di farlo suo in un prossimo futuro. In questo caso un segnale d’allarme può essere una domanda che tipicamente vi può essere rivolta: “Hai già parlato con altri di questa idea?”

Ma torniamo a “quella persona”. Ha affrontato e vinto un confronto politico con un collega per la segreteria del partito. Molti la davano perdente in quanto a suo favore ci sarebbero stati i “voti liberi” e non quelli “organizzati dall’apparato”. E invece ha vinto. Per me, il suo successo è dovuto alle sue idee e a come le ha sapute “comunicare”, anzi, rettifico, a come ha saputo comunicare le proprie idee, attraverso un messaggio di entusiasmo e di apertura al contributo di ognuno.

Ha vinto, con uno scarto di 13 voti + il mio che fanno 14. Taluno dice: non è una grande vittoria … Io dico: è una grandissima vittoria. Vittoria della persona e della democrazia. Infatti io temo le vittorie alla bulgara, quelle dei grandi numeri, temo “le unanimità, i bilanci ben assestati, gli eserciti numerosi, se non altro perché nei grandi numeri è assai più facile che si nasconda il male”. No, anche questa non è mia, bensì di Josif Brodskij, premio Nobel per la letteratura (1987), sepolto a Venezia (dalla sua introduzione al proprio libro “Il canto del pendolo”, Adelphi).

Un pugile nella Grecia antica: “Io vinco perchè sono molto, molto più forte di tutti i miei avversari”. Un filosofo gli rispose: “Ma se sei molto, molto più forte dei tuoi avversari, che merito hai nel vincerli?”.

Che altro dire? Nulla se non “Buon lavoro, giovane mamma!”