TUCIDIDE – LA GUERRA DEL PELOPONNESO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 15 Aprile, 2014 @ 1:35 pm

Detto altrimenti: chi non ha studiato la storia dell’antica Grecia non si spaventi. Tucidide è solo uno storico dell’epoca, racconta quello che è successo … fate conto di leggere un libro di avventura, solo che le “Storie” di Tucidide sono vere, mica storie … (post 1480)

Lettura e commento dei classici presso la biblioteca Comunale di Trento, sotto la guida dell’amica Prof Maria Lia Guardini

 L’altro giorno ho incontrato una ragazza velista in Fraglia (Vela Riva, Riva del Garda). Frequenta il liceo classico. Le ho parlato di Erodoto. “No, noi traduciamo Tucidide”.

Qualche post fa ho scritto di Erodoto (4 marzo e 3 aprile, cfr. ivi). Tucidide è diverso, nulla lascia al muzos, alla favola, all’invenzione. Egli scrive per chi vorrà leggere la verità, non il mito (omerico o altro). Egli usa il verbo “eurisco”, trovo, scavo, scopro (da cui il perfetto – il nostro passato prossimo - che tutti conosciamo: eureka! “Ho trovato”).

Tucidide non perde occasione per ridimensionare Omero e i suoi poemi, arrivando a contestargli la composizione numerica dell’esercito che portò guerra a Troia.

Nel proemio ci racconta le origini della Grecia, dei suoi abitanti originari, quasi tutti  nomadi, pirati, briganti. Quasi tutti perché in Atene essi furono stanziali e questo fece sì che la città crescesse e prosperasse. Tucidide ci racconta come le sue Storie siano frutto di faticose ricerche, che esse torneranno a vantaggio di chi voglia sapere ciò che è successo e desidera capire cosa succederà ancora (quell’ “Historia magistra vitae” di Cicerone). Se Erodoto era stato il primo a ricercare le cause dei fatti storici, Tucidide è il primo a distinguere fra cause vere e ragioni solo formali, cioè pretestuose,  degli accadimenti (rectius, delle guerre).

Ma più che il proemio (libro 1), è interessante il libro 2, quello del “primo anno di guerra del Peloponneso (431-430), di una guerra voluta e scatenata da quel “democratico” di Pericle. Pericle, che si reca ai funerali di Stato delle vittime della guerra e fa una apologia della Repubblica Ateniese e della Guerra Democratica che egli ha voluto.

Alle prime righe mi è venuta in mente l’orazione di Marcantonio ai funerali di Cesare secondo Shakespeare: “Friends, Romans, countrymen, lend me your ears …”. Mappoi (mappoi) qui è tutta un’altra storia … 

Pericle imbonitore, Pericle, quello della guerra giusta, (quasi santa), quella che “dulce et decorum est pro patria mori (Orazio, Odi, III, 2, 13); quella che “armiamoci e partite”; quella che “Tutt’Italia al fianco vi sta” etc.. Al contrario di Erodoto che scriveva: “Nulla vi è di più negativo della guerra. In pace i figli seppelliscono i padri. in guerra i padri seppelliscono i figli”.

 Pericle ai genitori orfani dei propri figli: se siete ancora giovani, fatene altri (che poi lui li manda a moriammazzati, n.d.r.)” . Pericle alle donne: “Grande onore è per voi che non si parli di voi, voi che siete inferiori per natura, di voi che siete tali ma che non dovete mostralo di essere tali. Che si parli di voi il meno possibile, in bene o in male”. E bravo Pericle!

Pericle, e i cittadini Eroi (ma chi ha detto “Beato quel paese che non ha bisogno di eroi, ma che vive della sua gente comune” n.d.r.?)

Perle periclee 

Chi è morto in guerra è morto per il nostro bene comune.

Non ci elogiamo al di là di quello che siamo, non saremmo credibili. Tuttavia Atene è l’unica città superiore alla fama che la circonda.

La nostra costituzione è (formalmente, n.d.r.) perfetta. Lo stesso dicasi per la nostra vita civile, culturale, il nostro esercito, i nostri commerci, la nostra ricchezza, la nostra democrazia.

Evviva la nostra democrazia (anche se è una archè, cioè una società nella quale comanda uno solo; anche se è democratica all’interno ma imperialista all’esterno, n.d.r.)

Gli altri ci attaccano essendo coalizzati con i loro alleati. Noi (anche, ma Pericle questo non lo dice, n.d.r.) aggrediamo chi difende i propri beni ed alla fine è onorato di essere sconfitto da noi (sic!).

Noi siamo democratici (ma l’Acropoli è stata costruita con i denari derubati alla lega di Delo, n.d.r.).

Per farla breve, Pericle Padre Zappata: predica bene ma razzola male. Nel complesso, da leggere (in italiano, non in greco, sarebbe chiedere troppo!).