I DIALOGHI DI SOCRATE scritti da PLATONE: IL FEDONE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 26 Ottobre, 2014 @ 11:28 am

Detto altrimenti: in preparazione della lectio magistralis di Maria Lia Guardini nella Biblioteca di Trento, martedì 28 ottobre ad ore 10,00 sala fianco della sala degli Affreschi, primo piano, entrata libera              (post 1707)

th9PUK7IWQPer l’estate noi “alunni” del Gruppo di Lettura “capitanato” dalla nostra Prof Maria Lia Guardini avevamo un compito: leggere il Critone ed il Fedone. Due scritti di Platone, allievo di Socrate, in forma di dialoghi fra Socrate e i suoi amici, nel braccio della morte poco prima di essere “democraticamente” giustiziato dalla “democratica” legge ateniese, che lo condannò a morire avvelenato dalla cicuta. Il Critone, ben più corto, è stato commentato nella lezione scorsa. Martedì prossimo “tocca” al Fedone, opera ben più lunga, articolata e complessa. Opera complessa … e “noi del classico” siamo sicuramente privilegiati rispetto ad altre provenienze scolastiche, tuttavia … tuttavia mi rendo conto di quanto lacunosa sia stata la pur importante iniezione di cultura che a suo tempo ricevetti nei licei classici di Genova.

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Conium maculatum, alias cicuta  comune/maculata/velenosa o erba Bennet. I suoi succhi provocano la paralisi muscolare ad iniziare dagli arti inferiori provocando la morte per asfissia e lasciando lucidità all’avvelenato sino alla fine.

Infatti, l’Atene di Pericle, la democrazia ateniese … tanto “decantate” al Liceo, oggi più esattamente analizzate da Luciano Canfora nel suo “Il mondo di Atene”, ci mostrano una Atene imperialista, sostanzialmente assai poco democratica, guerrafondaia. Infatti la politica al tempo era soprattutto politica estera e la politica estera era soprattutto guerra. E per fare la guerra occorrevano uomini convinti e disposti a farla … e un Socrate che affermava che “le guerre nascono tutte dal desiderio di arricchirsi”; un Socrate che condannava il perseguimento dei beni terreni a favore della ricerca su se stessi, sull’anima e sull’al di là … si trovava un po’ come un pacifista in un regime militare; come un Cristo predicante l’uguaglianza degli uomini fra i Romani la cui economia era basata sulla vittoria in guerra e sugli schiavi. Ecco perché Socrate fu accusato di “corrompere i giovani”.

Più in generale, dal Fedone esce un Socrate come un ante-Cristo. “Ante”, come “prima di” e non “anti” come “contro”. Infatti egli crede nell’immortalità dell’anima e la sua “ricerca della Verità” è la ricerca di “come arrivare a meritarsi il migliore degli al di là” (praticamente, il nostro Paradiso). Intorno a questo principio di fondo, a questo tema conduttore e fondamentale di tutta l’opera, si snodano vari ragionamenti sulla prova della immortalità dell’anima, della sua superiorità sul corpo, sulla superiorità dei beni spirituali su quelli terreni. Fra i tanti punti e spunti, mi permetto di sottoporre all’attenzione delle lettrici e dei lettori alcune sottolineature:

  • la buona grazia, la benevolenza e la compiacenza con la quale egli ascolta, accoglie, rettifica e confuta le osservazioni dei suoi amici (il che mi ricorda il modo garbatissimo con il quale si rivolge a tutti un carissimo amico filosofo, Don Marcello Farina);
  • la distinzione che egli fa fra la categoria dei “ragionamenti” e quella degli “uomini”. Egli afferma che il ragionamento deve mirare a scoprire la verità, non a far accettare ed imporre la propria idea. Ovvero: un ragionamento è valido perché arriva alla verità, non perché è accettato o imposto;
  • la profondità del ragionamento filosofico nella Grecia di 2.500 anni fa, mentre altrove si viveva in capanne di fango e grotte;
  • il fatto straordinario che gli scritti in questione siano arrivati sino a noi;
  • la morte per avvelenamento da cicuta è molto drammatica, dolorosa, lunga, atroce e sconvolgente: tutt’altra cosa da quella “ideale”  descritta da Platone.

Ma tutto quanto sopra è solo l’umile tentativo di un “vile meccanico della filosofia” qual io sono, che cerca di estrarre dal proprio sacco (e non da quello altrui) un po’ di farina “propria”. Molta di più e di qualità assai superiore sarà invece la farina che sarà estratta dal “sacco altrui”, ovvero da quello di Maria Lia Guardini, dopo la sua lectio magistralis di cui vi dicevo sopra.

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P.S.: uccisione di Socrate, 2500 anni fa: pochi giorni fa, impiccagione di Reyhaned Jabbari, 26 anni, una donna iraniana “colpevole” di avere ucciso, per legittima difesa, l’uomo che stava cercando di abusare di lei. Anche lei corrompeva i … costumi dei violentatori autorizzati e impuniti.