LE RIFORME IRREDIMIBILI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 1 Dicembre, 2014 @ 7:10 am

Detto altrimenti: le riforme costano e vanno fatte … ma con quali risorse?   (post 1775)

Ieri sera, l’ing. Carlo De Benedetti (CDB) da Fazio (Chetempochefa): “Le riforme costano. Senza soldi non si fanno. Quelle che non costano non sono riforme”. Concordo (io apprezzo ciò che sta facendo Renzi, ma non basta “spostare i mobili”).

thAO0NDSN6CDB continua: “La Germania a suo tempo lo fece: sospese l’obbligo del limite del 3% e si risanò. Occorre dire all’UE che noi facciamo altrettanto”. Io osservo: “Ing. CDB, ma la Germania era ed è la Germania. Noi, siamo abbastanza seri (seri) da rispettare ciò che andremmo a dire che faremo?”

Un paio di cose di De Benedetti non mi sono andate del tutto bene: 1) che abbia detto che era contrario a Renzi ma che ora lo approva: infatti questa affermazione mi ha fatto sembrare l’intervista come organizzata  “ad hoc”; 2) che  abbia detto, citando la cifra con assoluta naturalezza che “… con 2.000 euro al sud si vive bene e a Milano non si riesce a vivere …”,  come se  il  livello retributivo citato  fosse quello “normale” (magari! N.d.r.) da assumere quindi come campione per testare la sua congruità nelle diverse zone del paese.

Da parte mia propongo che persone assai ben più autorevoli e capaci di me si confrontino con questa ipotesi che vo’ scrivendo nei miei post da tempo: lo Stato emetta una prima serie di obbligazioni di debito pubblico irredimibili (sulle quali lo Stato è obbligato al solo pagamento degli interessi e mai del capitale) con un rendimento un po’ superiore alla redimibili, in sostituzione volontaria delle redimibili. Lo Stato sarà caricato di flussi di interessi (flussi “A”) un poco superiori agli attuali ma abolirà i flussi  della restituzione del capitale (flussi “B”). Ora, poiché i flussi “B” sono molto superiori ai flussi “A”, si creerà una massa finanziaria disponibile per le riforme vere. Inoltre diminuirà la somma totale del debito pubblico, perchè i flussi di interesse non concorrono alla formazione del debito capitale. E se il sottoscrittore dei titoli irredimibili vorrà rientrare in possesso del suo capitale, potrà sempre venderli in borsa.

Ingegnere Carlo De Benedetti, lei cosa ne pensa? E voi, lettrici e lettori, cosa ne pensate? Conoscete qualche economista ben più esperto di me che possa intervenire su questo argomento? Grazie se lo sollecitate in tal senso!