GRANDI OPERE PUBBLICHE: SI O NO? MA POI, DOVE? IN ITALIA? NELLA NOSTRA COMUNITA’ AUTONOMA TRENTINA?

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 5 Aprile, 2012 @ 9:53 am

Detto altrimenti: cerchiamo di essere precisi, di specificare meglio …

L'autore del primo new deal trentino

Nei mie precedenti post ho citato, senza nominarlo, un mio antico capo trentino, come chi -fra l’altro – affermava che “è inutile elencare i nostri risultati positivi: infatti abbiamo solo fatto il nostro dovere. Esaminiamo piuttosto quello che ancora non va”. Era stato Presidente della Provincia, era senatore … ma il nome non ve lo dico. Oggi vi cito un altro mio precedente capo, alla Stet di Torino, il compianto Ruggero Cengo Romano, persona che ricordo come il mio terzo genitore, tanto gli devo quanto a formazione personale professionale, il quale fra l’altro affermava: “Non si è mai abbastanza specifici”. Ed allora specifichiamo.

 La necessità/opportunità/convenienza/possibilità di nuove grandi opere pubbliche non è la stessa in Italia e nella nostra Comunità Autonoma Trentina. Cioè, non si può dire grandi opere pubbliche si o no se non si specifica l’ambito nel quale andrebbero realizzate.

In Italia

Roosevelt, autore del new deal USA

Si dice: gli USA con il new deal uscirono dalla crisi proprio lanciando un piano di opere pubbliche … e noi stessi, del resto, nel dopoguerra … ad esempio, con l’IRI … Al che io rispondo: le condizioni e le risorse disponibili sono diverse, ma soprattutto è diversa la strutturazione del Paese, l’ordine delle priorità da soddisfare e la necessità di avere ritorni in tempi assai più brevi. Io credo che oggi il Paese debba preoccuparsi innanzi tutto e soprattutto della manutenzione dell’esistente  più che realizzare ulteriori grandi infrastrutture. E mi riferisco alla necessità di completare l’attuale rete ferroviaria ordinaria, alla messa in sicurezza del territorio e dei siti archeologici (sembra che per Pompei la cosa sia avviata!), all’attivazione dei sistemi di riciclaggio dei rifiuti esistenti e non utilizzati, allo sviluppo di moltissime piccole iniziative nel campo delle energie alternative rinnovabili, al rilancio dell’agricoltura e della micro agricoltura, al recupero dei valori artigianali diffusi nel paese, alla creazione dell’immagine Italia anche nei suoi prodotti oggi “non organizzati” (si veda ad esempio la differenza del marketing francese e italiano nei formaggi), alla necessità del rilancio della scuola pubblica e della ricerca, alla ristrutturazione delle università, etc..
Tutto ciò mi sembra assai più importante ed urgente che non il Ponte sullo Stretto, il Terzo Valico Ligure, il TAV, l’acquisto “suggeritoci” dagli Usa dei cacciabombardieri F35, che io ribattezzerei F180 visto che la Finanza (F) necessaria al loro acquisto è di €180 milioni cadauno!

Nella nostra Comunità Autonoma Trentina
Si parla dell’interramento della stazione ferroviaria di Trento, della funivia del Bondone, della Valdastico, di Metroland, dei trenini nelle valli, etc.. Taluno potrebbe fare qui lo stesso discorso che ho appena fatto per l’Italia. E soprattutto potrebbe obiettare che alche il tunnel del Brennero rientra fra le grandi opere che possono aspettare (del tunnel parlerò alla fine di questo mio scritto).

Castel Thun (Tn)

E’ vero. In parte l’obiezione potrebbe valere. Tuttavia, per certi aspetti va sottolineata una diversità fra le due situazioni, quella italiana e la nostra: Noi abbiamo un territorio già messo in sicurezza;  noi stiamo già facendo, da tempo, la manutenzione ai nostri siti storici (Castel Beseno, Castel Thun, etc.); noi produciamo energia più di quanta non ne consumiamo; la nostra agricoltura opera anche “in montagna” e può vantare l’esistenza dell’Istituto Agrario di San Michele all’Adige, etc. Lo so, non è tutto a posto, abbiamo anche una discreta percentuale di disoccupati (tuttavia molto inferiore alla media nazionale) e tante aziende in crisi. Ma allora? In medio stat virtus, medio tutissimus ibis, diceva tale Ovidio, Metamorfosi, 2,137, seguendo la via di mezzo, camminerai sicurissimo. Infatti, a mio avviso, per la nostra Comunità Autonoma Trentina non si tratta di scegliere fra grandi opere pubbliche sì/no, ma a quali grandi opere pubbliche dare la precedenza.

Da Trento a "Trento 2000"

Non ho certo la pretesa di decidere io l’ordine delle priorità. Posso ben esprimere il mio parere, ci mancherebbe altro, ma sia chiaro, è solo un parere. Ad esempio io vedrei la Funivia del Bondone ed il sistema integrato delle piste ciclabili ben prioritario rispetto al completamento della Valdastico. Piuttosto, ciò che mi prefiggo è di condurre ad una riflessione sul metodo di ragionamento d adottare, a cominciare dalla valutazione dei presupposti,  non di fornire soluzioni nel merito.

Dicevamo del tunnel del Brennero. Perché io non lo scarto, così come scarto il TAV della Val di Susa? Fra i tanti motivi, uno: la linea lungo il meridiano del Brennero rappresenta il ponte fra i porti marittimi del sud Italia e il nord Europa, per il trasporto delle merci che sempre di più arrivano dall’oriente attraverso il

L'ing. trentino (Fiera di Primiero) Luigi Negrelli

Canale Luigi Negrelli (alias Suez). Il che non vale per la linea lungo il parallelo della Val di Susa: infatti la linea ad alta velocità (meglio sarebbe dire ad alta capacità) Torino-Milano, costata €8,0 miliardi con una capacità di 330 treni al giorno, a tre anni dall’entrata in servizio ne porta solo 20 e le stime iniziali del progetto (non quelle odierne, che sarebbero anche inferiori) parlano di un incremento di non oltre ulteriori 20 treni. Ed allora, perché? Anche perchè … se poi investimenti inutili in Italia fanno mancare risorse a Roma, chiedono sacrifici anche alla nostra Comunità Autonoma. Lo so … lo so … mi sto ripetendo, ma che volete … sono un fan di Marco Porcio Catone detto il Censore, e del suo “Ceterum censeo Carthaginem delendam esse”, cioè dell’ insistenza a ribadire il proprio punto di vista.