PARIGI BRUCIA? POST “ALTRUI” DI PAOLO CONSIGLIO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 15 Gennaio, 2015 @ 6:31 am

Detto altrimenti: open blog, aperto alle lettrici ed ai lettori ed anche – ovviamente – alle opinioni diverse dalle mie! Ecco qui la “Parigi brucia” di Paolo Consiglio   (post 1876) – (Il mio breve commento direttamente in calce al post)

Inizia il “post altrui”

Il micidiale cocktail Fe-Fe

Ritornando ancora sul tema della strage di Parigi vorrei anzitutto mettere in discussione alcune perentorie e ripetute affermazioni di Riccardo sul carattere e origine di questa criminalità e successivamente intervenire sulle domande poste da Fulvio Maiello (post 1870) e da Giovanni Soncini (nel commento allo stesso post) sull’argomento dei limiti alla libertà di satira, invitando chi mi leggerà a fare alcune riflessioni.

Riccardo ha affermato: “a mio avviso siamo di fronte alla strumentalizzazione di masse di ignoranti con la (falsa) motivazione “religiosa” per conquistare a vantaggio dei capi potere, territori, denaro, petrolio, miniere, diritto allo stupro, alla schiavizzazione delle donne, etc.”. A mio avviso si tratta di multinazionali del crimine che “catturano” clienti non per comperare Coca Cola, sigarette o mobili Ikea, ma per compiere atti di guerra per i fini sopra elencati.”

A mio parere questa è un’interpretazione tipicamente complottistica e consolatoria.

Consolatoria perché dei terroristi che fondamentalmente agiscano con delle motivazioni a noi vicine e comprensibili come il denaro e il potere (il nostro attuale dio) fanno molta meno paura di persone che agiscono per sentiti motivi religiosi e ideali  e che quindi ci appaiono del tutto estranee, lontane e nemiche.

Esaminiamo i fatti. Il periodico “Charlie Hebdo” ha pubblicato molte vignette che sono apparse gravemente offensive ai fedeli musulmani. Ognuno di noi ha potuto vedere in internet  le vignette e soprattutto le copertine del settimanale. Penso che alcune si possano senza dubbio definire blasfeme e anche oscene, non solo quelle su Maometto ma anche le tante sul Papa e sulla religione cattolica.

Il 7 gennaio due uomini irrompono con la forza nella sede di “Charlie Hebdo” ed uccidono 10 persone (più 2 guardie) gridando in arabo “Allah è il più grande” e “Abbiamo vendicato il Profeta”.

E’ più che evidente che si tratta di un crimine a matrice religiosa islamica.

E allora io mi chiedo: chi compie un orrendo delitto, una strage, di questo tipo? Anzitutto è un fanatico religioso, un credente, una persona che crede in assoluto nel suo Dio, che non ha il minimo dubbio sulla sua fede, che è pronto anche a morire per la sua religione.  Non basta, di persone così (tra i musulmani, non certo tra i cristiani) ce ne sono milioni. Deve anche essere un violento, una persona feroce, di una ferocia animale istintiva, quella che alberga nel profondo in ciascuno di noi.

E allora ecco la ricetta del crimine religioso: la fede più la ferocia, un cocktail micidiale che, al solo scopo di ricordandocene,  potremmo chiamare “il cocktail Fe-Fe”.

L’ipotesi complottistica di Riccardo appare allora doppiamente consolatoria, perché prescinde, oltre che dalla fede, anche dalla ferocia animale primigenia, che sempre ci spaventa perché sappiamo che alberga, anche se latente, in tutti gli uomini. E’ la stessa ferocia che appare in tanti delitti della cronaca nera di  tutti i giorni: i cosiddetti “femminicidi”, i purtroppo non tanto rari infanticidi, la ferocia che ci spaventa tanto che in questi casi preferiamo parlare di persone che hanno commesso i delitti “in preda a raptus”, in un momento di “incapacità di intendere e volere”. E’ la ferocia che si manifesta anche in certi episodi di tifo calcistico violento.

Nel nostro mondo occidentale, nel nostro mondo cristiano (almeno di nome ma sempre meno di fatto) la ferocia non è più associata alla religione. Ma è sempre stato così?

Viene subito da pensare alle crociate ma, in fondo, quelle erano guerre nelle quali ci si ammazzava da una parte e dall’altra. Casomai si può pensare alla crociata del 1209 contro gli albigesi, gli eretici catari, durante la quale furono sterminate le popolazioni di intere città. Secondo le cronache dell’epoca ad un legato pontificio fu chiesto come distinguere chi, delle persone rifugiate in una chiesa, dovesse essere bruciato sul rogo come eretico ed il legato rispose: “Uccideteli tutti! Dio riconoscerà i suoi.”

Nelle lotte tra cattolici e protestanti basta ricordare la notte di S. Bartolomeo, nella quale i cattolici uccisero, secondo gli storici, tra i 5000 e i 30000 protestanti.

E quante furono le persone torturate e bruciate dall’Inquisizione? Un nome per tutti: Giordano Bruno. E quante le “streghe” bruciate vive? Quello sì fu un vero “femminicidio”!

Pensando alle tantissime persone uccise in nome di Dio viene spontaneo ricordare quella che considero una delle migliori battute di tutti i tempi: “Sono ateo, grazie a Dio!”

Poi le uccisioni per motivi religiosi andarono calando, pur non scomparendo del tutto e mischiandosi spesso a contrasti politici. Perché? Siamo diventati meno feroci o semplicemente abbiamo cominciato a credere sempre meno? Guardando ai nostri giorni i pochi parroci rimasti costretti a fare il giro di quelle che una volta erano dieci parrocchie, ciascuna con almeno due preti,  e vedendo i conventi vuoti che chiudono uno dopo l’altro, propendo per la seconda ipotesi.

Se la fede va scomparendo l’altro ingrediente del cocktail, la ferocia, che fine ha fatto?

Nel secolo passato ha fatto la sua massima comparsa nei tanti genocidi di milioni di persone, ferocia legata alla politica ma spesso associata ad una qualche fede terrena.

Ma forse sono andato troppo lontano ed è ora di tornare ai tragici fatti di Parigi.

Quali risultati hanno in definitiva ottenuto i terroristi (oltre ad una ventina di morti)?

“Charlie Hebdo” ha avuto una pubblicità colossale ed è passato da una tiratura di decine di migliaia di copie ad una di milioni. Vignette offensive che prima erano viste da pochi lettori affezionati sono state viste da tutto il mondo. I tantissimi musulmani pacifici non ne hanno certo beneficato perché sono aumentate le forme di diffidenza verso di loro.

Non c’è che dire: veramente dei bei risultati, degni di persone intelligenti!

Dove sono i vantaggi  in termini di potere, territori, denaro, petrolio, miniere, ecc. di cui parla Riccardo?

La reazione, con la sfilata di domenica, è stata enorme, forse anche sproporzionata se si pensa ai tanti delitti di matrice religiosa di ben maggiori proporzioni (basta pensare alla Nigeria).

Io penso che si sia trattato di una reazione ancora una volta istintiva e quindi animalesca: il branco, diventato tribù e poi nazione si sente attaccato da un nemico esterno e reagisce compattandosi.

I nemici sono dei fanatici religiosi. Per contrasto “Je suis Charlie” potrebbe voler dire “io non credo” e quindi non uccido per una fede e non accetto che venga ucciso per una fede.

Per finire, come annunciato all’inizio, qualche parola sulla libertà di satira.

Secondo me bisogna riflettere sul fatto che le vignette vengono pubblicate su un settimanale in libera vendita. Chi si sente offeso da certa satira anti religiosa è liberissimo di non comprare il periodico e quindi di non vederle e non offendersi.

Quelli che, come me, non sono più giovani si ricorderanno quello che succedeva tanti anni  fa (quanti? Forse erano gli anni 70) con il sequestro delle “pubblicazioni oscene”. C’era un giornaletto settimanale specializzato nelle fotografie di ragazze poco vestite e che veniva regolarmente sequestrato tutte le settimane da qualche pretore pruriginoso. Per lo più erano ragazze in bikini molto ridotti, forse qualche topless, cose incredibili  con tutto quello che si è visto dopo!  Ebbene: chi si sentiva offeso “nel comune senso del pudore” non era certo obbligato a comprare il giornale!

Al giorno d’oggi ci sono migliaia, forse centinaia di migliaia o milioni, di siti porno, ma nessuno pensa di andare ad uccidere le porno dive e gli operatori, semplicemente chi non è interessato non va a vedere i siti porno. Sembra che la civiltà sia questa: tollerare che esista anche quello che non ci piace e questo dovrebbe valere anche per la satira religiosa e politica.

Paolo Consiglio, 14 gennaio 2015

Finisce qui il post altrui

Paolo, le multinazionali hanno i loro generali ed i loro soldati. Anche quelle del crimine. Sicuramente i soldati sono obnubilati dal fanatismo religioso e dalla innata primordiale ferocia beluina , ma la motivazione di fondo che induce i generali a strumentalizzare tali loro impulsi a mio avviso hanno ragioni  diverse: potere e denaro. Poi, ognuno ovviamente la pensi e la scriva come meglio crede: io non definirò mai nè perentorie, nè assolutistiche, nè consolatorie nè in alcun altro modo le altrui opinioni. Grazie per il tuo pregevole e storicamente ricco contributo.

Cogito ergo … je suis Riccardo

Risponde Paolo:

“La scelta che hai fatto di pubblicarmi in un post autonomo è stata ottima, perché un commento a un post di 3 giorni prima sarebbe praticamente svanito nel nulla. Ti ringrazio tantissimo per avermi ospitato nel tuo blog, pur esprimendo io dei pareri critici nei riguardi dei tuoi. Sono fermamente convinto dell’utilità del confronto di pareri diversi, al fine di formarsi una propria opinione, pur rispettosa di quelle altrui. E, visto il tuo commento, vorrei precisarti che gli aggettivi da me usati non volevano assolutamente essere offensivi: “perentorio” voleva dire che sembrava non ammettere discussioni e qui devo ammettere di essermi sbagliato e te ne chiedo scusa.”Consolatorio” era una interpretazione di tipo psicologico, un’ipotesi di motivazione inconscia. Ti ringrazio ancora e ti saluto cordialmente. Paolo”

(v. anche i commenti a questo post)