“SATYRICON” DI PETRONIO ARBITRO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 20 Ottobre, 2015 @ 1:10 pm

Detto altrimenti: sono ricominciate le letture dei classici presso la Biblioteca Comunale di Trento, con la Prof Maria Lia Guardini                   (post 2144)

Primo secolo dopo Cristo. La Roma di Nerone. Petronio era anche un “politico” (arrivò alla carica di Console), ma soprattutto è giunto a noi come arbiter elegantiae presso la corte del “divino” Nerone.

Un romanzo. Il genere letterario ultimo a nascere ma mai morto, a differenza del genere epico, nato secoli prima, risuscitato con Dante, Tasso e Ariosto, oggi morto. Il romanzo, come l’altro – famoso – di Apuleio (Le metamorfosi). Metamorfosi e viaggi, temi ricorrenti (anche in Pinocchio); il romanzo, il cui contenuto è “in contatto” con il presente; il romanzo dell’uomo-non-protagonista-assolto. Nell’epica, l’eroe è legato al passato e il “consumatore di epica” deve fare atto di … memoria. Al contrario, il “consumatore del romanzo” è invitato ad immaginare il prosieguo dell’opera, deve e può quindi fare un atto di “fantasia creatrice”.

La data del Satyricon è incerta. L’opera è pervenuta a noi solo in minima parte (un settimo del totale?). Pare che possa essere la critica ai costumi corrotti della corte di Nerone: il mondo che Petronio descrive è il “mondo basso”: tuttavia egli racconta, non giudica. Infatti, a differenza di Orazio, in Petronio manca la pars construens.

thLIGPKL6YPetronio (Tito Petronio Nigro) chi era costui? Tacito lo descrive come un dandy, un magister di bunga bunga, un arbiter elegantiae, fino a quando il perfido Tigellino non lo mette in cattiva luce presso il capo, per cui gli è consigliato di … suicidarsi, cosa che egli fa tagliandosi le vene e morendo lentamente durante l’ennesimo banchetto.

Il romanzo rappresenta il completamento della dissoluzione del genere epico. Non vi è legame con la tradizione e quand’anche … i modelli epici sono modificati, invertiti. Lo stesso accade al suo linguaggio, che non è il linguaggio epico indifferentemente in bocca a tutti, bensì di volta in volta il linguaggio specifico di ogni protagonista: ricco e forbito, retorico, familiaris, popolare, plebeius, volgare, servile: esattamente l’opposto del mono-stilismo, dell’alto-mimetico del linguaggio artificiale con il quale – ad esempio – i popolani del ‘600 invocano “Addio monti sorgenti dall’acque …”

Un romanzo con dentro alcuni romanzi (tipo Manzoni, la storia della monaca di Monza dentro quella di Renzo e Lucia). Per capirsi, a differenza degli odierni gialli svedesi o delle trilogie di Ken Follet che racchiudono storie intrecciate. In Petronio la storia è una sola, e ogni tanto un protagonista racconta la sua “barzelletta” ovvero il suo romanzo.

Il viaggio è presente anche qui, ma non alla ricerca della Patria (Ulisse), della gloria (Argonautiche, Enea), dell’aldilà (Dante), bensì alla ricerca della sessualità perduta.

Ho accennato al linguaggio retorico. I retori, nel romanzo, affermano che la decadenza della retorica e della letteratura è dovuta alla mancanza di libertà. Petronio afferma che nella tirannide si può dire la verità e si è uccisi; si può osannare il tiranno e si fa carriera; infine si può tacere e aspettare.

L’attualità di Petronio? La corruzione dei costumi romani; la “dittatura” di certi capi partito.

P. S.: Prossimo appuntamento: martedì 3 novembre ore 10,00 Biblioteca Comunale di Trento, primo piano, aula a fianco della Sala degli Affreschi, sempre sul Satyricon. Entrata (e uscita) libera. Vi aspettiamo!

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