QUARUM, QUORUM E ABBONAMENTO TV

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 21 Aprile, 2016 @ 5:22 am

Detto altrimenti: comincio con il “latinorum”, ma leggete un po’ dove vado a parare … (post 2349)

th[1]Quarum, “delle quali”. Qualche post fa scrivevo di Catullo, poeta amico di tale Cesare, generale imperatore storico romano, conquistatore delle Gallie, il cui De bello gallico (La campagna di Francia, diremmo oggi), inizia così: Gallia est omnis divisa in partes tres, quarum unam incolunt Belgae, aliam Aquitani, tertiam qui ipsorum lingua Celtae, nostra Galli appellantur … ovvero: la Gallia è divisa in tre parti, delle quali una è abitata dai i Belgi, un’altra dagli Aquitani ed una terza da quelli che si definiscono Celti e che noi chiamiamo Galli.

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th[4]

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Dal quarum (femminile) al quorum (maschile), marchingegno ideato per dare voce a chi non dice nulla. Infatti nel diritto romano “chi tace non dice nulla”. Ma noi, inadeguatissimi eredi di tanta cultura, ci siamo inventati il “chi tace acconsente” e dal campo di una saggezza un po’ alla buona dei proverbi popolari lo abbiamo trasportato nelle nostre leggi: se non vai a votare si/no al referendum (e ci risiamo con il latinorum!) allora vuol dire che dici “no”. Referendum, perifrastica passiva: ciò che deve essere riferito, riportato (al popolo, nel nostro caso).

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Alle Strasse fahern nach Rom, passen Sie aber auf wer Sie dorthin fehrt, tutte le strade portano a Roma, ma state bene attenti a chi vi ci porta. Vi si porta a decidere su qualcosa … ma state bene attenti a chi e come vi ci porta …

Traduciamo: se non si raggiunge un certo livello di partecipazione di aventi diritto (genitivo: “di” aventi diritto “maschili”, visto che si usa il quorum e non il quarum, ma si sa, il maschile ha assorbito il femminile, ma questa è un’altra storia, n.d.r.), allora la consultazione non è valida. Non è valida e non si abolisce una leggina contro la quale di sono espresse ben 13 milioni di persone a fronte dei soli 3 milioni dei suoi difensori.

th[9]Demo-crazia, cosa era costei? Storicamente, all’inizio letteralmente “potere sul popolo”; poi “strapotere arrogante del popolo”. Oggi (teoricamente, n.d.r.)  “potere della maggioranza di tutto il popolo”. Quindi occorre andare a votare altrimenti succede quanto segue (piccolo esempio): siamo in 100. A votare vanno solo in 30, dei quali (quorum) 20 votano in un unico identico modo e quindi comandano su tutti noi 100. Questa non è democrazia, bensì oligarchia, governo di pochi. Quindi, il non andare al voto distrugge la portata odierna della democrazia e la fa regredire ai suoi precedenti, negativi, significati storici.

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               No-vote people

Dice … trivelle … ma si trattava di decidere su un progetto, su idee … No, raga, non è andata così! La non informazione e – peggio – la disinformazione hanno fatto sì che si sia agito (da parte del popolo dei non votanti) sulla base di opinioni, su sondaggi degli umori e delle suggestioni indotte dalla propaganda. E anche questa non è più democrazia ma regime. Regime mediatico. La disinformazione? Non mi fate ripetere … dai … basta che vi leggiate i miei due post precedenti sulle trivelle … Cosa? Volete che mi ripeta? Evvabbè, una per tutte: ci hanno parlato di “chiusura anticipata delle trivelle” invece che di “chiusura alla data contrattualmente stabilita, senza la modifica di una proroga sine die (altro latinorum!). E nessuno ci ha detto che le compagnie rallentano la produzione ( ecco quindi la necessità per loor della proroga) per non sforare lo zoccolo gratuito che hanno dallo Stato (50-80 mila tons all’anno!) oltre il quale pagherebbero l’8% (in Croazia: niente franchigia e royalties al 10%).

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                Thinking people

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Ma che volete, le parole sono pietre, scriveva quel tale Don Milani, e se le usi male, possono ferire. E tutti noi siamo stati feriti. Come quando ci si dice che per il pagamento del canone TV si è stabilito l’inversione dell’onere della prova. Avrei potuto scriverne separatamente ma chevvolete, mi viene bene così, mi ci sento trascinato per i capelli. Ma procediamo con ordine.

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Imposta: un quid (latinorum!) che si paga allo Stato a fronte di servizi indivisibili quali la difesa, la magistratura, etc.. Si paga in relazione al reddito. Tu dichiari, lo Stato può accertare cifre diverse ma non è tenuto a dartene prova: sta a te provare il contrario, ovvero che hai ragione tu e non lui. Ecco l’inversione.

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Tassa: un quid (v. sopra) che si paga a fronte di un servizio chiesto ed ottenuto: la tassa postale, la tassa TV. Orbene, applicare anche qui l’inversione dell’onere della prova, concettualmente equivale a dire: “Tu mi devi pagare il costo di dieci lettere raccomandate AR all’anno: sta a te dimostrare che non le spedisci”. Ho esagerato con l’esempio, ma un mio maestro, il filosofo del diritto Hans Kelsen mi ha insegnato che per verificare un concetto occorre esasperarne le conseguenze …

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Ed ecco che abbiamo trasformato una tassa in un’imposta a fronte di un servizio che viene considerato sempre più “indivisibile”: tutti possono guardare la TV anzi tutti guardano la TV anzi tutti devono guardare la TV. Altrimenti che regime mediatico sarebbe mai il nostro? Questa sì che è coerenza!

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