SPA E POLITICA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 31 Luglio, 2016 @ 5:40 pm

 

Detto altrimenti: la politica vista attraverso l’esperienza delle SpA (post 2437)

Piove. In vacanza. Che fare? Leggo, penso, scrivo. Nell’ordine.

1 – Leggo

Leggo anzi rileggo Utopia di Thomas More nella traduzione di Maria Lia Guardini.

2 – Penso

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Penso che almeno lui, Thomas,  aveva avuto la coerenza e la forza di non scendere a compromessi. Dice: “Dai … ma che politico era mai … la politica non è forse fatta di compromessi?” Allora – dico io – forse il vostro assioma non è sempre vero … Infatti in questo caso la sua politica non fu fatta di compromessi! (Uao, raga! Ho inventato i “falsi assiomi! n.d.r.”). Agli occhi di molti (per quel poco che può contare, fra i tanti ci sono anch’io!) la sua indisponibilità al compromesso è un merito, tant’è che l’hanno fatto Santo (1935): sarà stato per dare uno schiaffone postumo di 400 anni  alla perfida Albione … chi può dirlo? Comunque Santo è. Non ci piove.

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Sir Thomas a me piace anche per un secondo motivo: per avere delineato , ipotizzandolo, “sistema integrato di un possibile governo e dei suoi contenuti”: ecco, un sistema completo + i suoi contenuti, come utopia, ovvero come un quid non ancora raggiunto ma come modello completo (metodo + contenuti) da perseguire. E se tutto ciò vi pare poco … Dice … ma che c’azzecca quel titolo “SpA e Politica”? C’azzecca, c’azzecca, perché io, da quando io sono un V.I.P. (Vecchietto In Pensione), dopo avere vissuto e lavorato una vita nelle SpA, ho iniziato a fare un poco di politica attiva e vedo la politica con occhi “da SpA”.

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Per inciso; non mi fraintendete: ormai solo le menti più arretrate affermano che obiettivo di una SpA sia il conseguimento del massimo utile di bilancio “a prescindere”. Tant’è che io, che non sono certo fra i più aggiornati ma nemmeno fra gli ultimi retrogradi, credo fermamente che l’obiettivo di una Spa sia la cresciuta delle persone che ci lavorano e di quelle con le quali esse si rapportano. Ma questa è un’altra storia.

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Statista

Dice: “Ma insomma, politica e Spa, che c’azzeccano? Ancora non ce lo hai detto anzi scritto”. Scialla raga, eccomi a voi, mi spiego. In politica talvolta si assiste a voltafaccia, a interventi non inseriti in alcuna strategia collettiva di lungo periodo (1), a interventi distruttivi di un sistema in fieri, animati solo da un tornaconto personale … della serie “così o così, altrimenti muoia Sansone con tutti i Filistei”, interventi privi di contenuti, tutte cose che in una SpA porterebbero al licenziamento immediato del manager di turno. Assito a invenzioni di nuovi strumenti politici (contenitori, partiti, movimenti) spesso mono-ideati dal creatore (con la “c” minuscola, per carità!) di turno, anzi, dal creaideatore di simboli che egli dichiara essere mirati – a prescindere dai contenuti – alla riunione del consenso di molti, ma di cui poi egli stesso si appropria trasformando il simbolo – che esiste solo in quanto proprietà di tutti – in una sua personalissima proprietà privata. Il che trasforma il simbolo da fattore di unione a strumento di divisione.

Le minoranze dissidenti:  io assimilo gli elettori votanti  e i politici eletti rispettivamente agli azionisti “proprietari” di una SpA e agli amministratori da costoro nominati per la sua gestione.  Orbene, gli amministratori di una spa non possono disattendere le decisioni dell’assemblea, pena il licenziamento. Analogamente, le minoranze in un sistema politico (contenitore, partito, movimento),  non possono pretendere di disattendere le decisioni della maggioranza: meglio se escono dal partito, ovvero se “si auto licenziano”.

Ora chiudo il cerchio del mio ragionamento: se una iniziativa politica è incompleta, priva di contenuti e per di più diventa strumento di divisione, essa ha tre volte fallito nel risultato tipico della politica, che è quello di dare risposte complete, concrete e di unire, riunire, rendere compatibili i diversi contributi. In una SpA un capo, per quanto animato dalle migliori intenzioni, non crea coesione e motivazione sotto di sè e per di più nemmeno si pone l’obiettivo di conseguire risultati di sistema e concreti, viene licenziato. In politica non sempre ciò avviene. Non avviene nemmeno quando la “scissione del pensiero” provocata dal creaideatore avviene a monte, a livello dei contenitori e a prescindere dai contenuti e dai risultati che altri – invece – stanno faticosamente realizzando.

3 – Scrivo

Scrivo il post che avete appena letto.

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(1) Alcide De Gasperi: “Il politico pensa alle prossime elezioni, lo statista alle prossime generazioni”

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