LE SCATOLE CINESI, ANCHE IN POLITICA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 9 Novembre, 2016 @ 6:48 am

Detto altrimenti: vediamo un po’ di che si tratta …                           (post 2519)

Le parole sono pietre (firmato Don Lorenzo Milani). Ed allora iniziamo a esaminare una pietra angolare: “politica”.

pericle.

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Io dico che tutto parte dal greco “polloi”, molti, da cui “polis”, la città come luogo dei molti (città stato, per gli antichi Greci), da cui l’aggettivo sostantivato “politica” che – come tale – sottintende un sostantivo, “archè”, capacità di. Quindi politica come capacità e attività dedicata al governo della cosa pubblica. Quindi al “politico” si richiederebbe preparazione affinchè si possa dedicare ad un lavoro che inizialmente non era retribuito. Poi, un tale Pericle introdusse la paghetta per i politici, al fine dio consentire anche ai non possidenti di dedicarsi alla politica.

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crozzaSolo che nei secoli, e in Italia oggi più che mai e più che altrove, quella paghetta è diventata una somma di esorbitanti privilegi per cui da “mezzo per” è diventata un fine: ce lo ha detto espressamente un Senatore ottimamente imitato dal comico Crozza: “Tu fatti gli affari tuoi … pensa a quanto ti stanno pagando … pensa che se non cade il governo tu ti fai la pensione … che te ne fotte”.  In un Paese “normale” un simile comportamento avrebbe sancito l’indegnità della persona a continuare a ricoprire una carica “onorevole”, ma da noi … vabbè … dai … che vuoi mai che sia mai … si sa …Tiremm inanz.

Dice … ma che c’azzecca tutto questo con il titolo del post? C’azzecca … c’azzecca! Infatti la “posizione politica” è diventata un obiettivo economico e quindi di potere e viceversa. Da perseguire e mantenere “a prescindere”, anche quando trovandosi in netta minoranza, si rischierebbe di essere estromessi o non più eletti, non più nominato, non più cooptati.

scatole-cinesi.

E veniamo alle scatole cinesi. Cominciamo da quelle per il controllo di una grande SpA. Spa 1, capitale sociale 1000. Chi ne possiede il 51% (510) la controlla (tuttavia, se gli altri azionisti non sono organizzati, spesso il controllo lo hai anche con il solo 20%). Se poi quel 51% è posseduto da una SpA 2, della quale tu possiedi il 51%, ecco che tu controlli la SpA 1 con un investimento ancora minore, etc. . Alla fine con la maggioranza in una (piccola) SpA n, controlli la grande SpA 1.

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In politica vige il principio democratico secondo cui si procede a maggioranza. Questo principio è accettato priori a tutti coloro che si dichiarano democratici. Quindi, una volta formatasi una maggioranza il ruolo della minoranza dovrebbe essere quello del controllo del rispetto delle regole democratiche da parte della maggioranza, non quello di pretendere di attivare una azione di sabotaggio o di governo ombra a danno della maggioranza. Fino a qui parliamo di minoranze politiche “esterne” ovvero di partiti diversi da quello che ha vinto le elezioni. Ma esistono poi altre minoranze: quelle interne allo stesso partito vonciotore, e sono le più problematiìche perché agiscono all’interno della compagine vincitrice, hanno o almeno diovrebebro avere la stessa tua divisa. E invece ..

scilipotiInvece per risalire la china del potere, si creano “aghi della bilancia alla Scilipoti”, correnti e sottocorrenti, governi ombra che fanno ai propri colleghi di partito, quelli della “corrente” maggioritaria, un’opposizione se non maggiore almeno allo stesso livello di quella “esterna”. Al che, maggiore o uguale che essa sia, sicuramente questa opposizione è “qualitativamente (e moralmente) peggiore”, come testimonia l’antico proverbio “dagli amici mi guardi Iddio che dai nemici ci penso io”.

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kafka

Kafka

Per arrivare a questa rimonta, le minoranze che fanno? Tutto, pur di non perdere i benefici economici e di potere. Creano liste civiche, liste elettorali, reti di connivenza, articoli di stampa devianti (ecco le scatoline cinesi!), tutto purchè di loro si parli e degli altri (loro compagni) si sparli. Una situazione kafkiana: lo strapotere (soprattutto mediatico) delle minoranze, il loro governo ombra, il loro confondere le acque della logica e della correttezza democratica con un duplice scopo: stancare l’avversario e indurre l’opinione pubblica a interpretare loro stessi come salvatori dell’ordine di fronte alle rimostranze della … maggioranza! E’ un’inversione dell’ordine della … logica, la sua “inversione termica” una sorta di sua “inversione dell’onere della prova”! E la frase-lampadina-rossa dell’epilogo di questa “tragedia della democrazia” è quella che alla fine della tragi-farsa il capo-minoranza arriva a pronunciare in questi casi: “Vedete bene anche voi … si è venuta creando una situazione per cui …” ed è fatta: un piccolo gruppo minoritario raccoglie il consenso della maggioranza dei votanti, stancata da quella continua contrapposizione: ordine, ci vuole, ordine! Ma questo odine tutto è tranne che democratico.

salvemini

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Ed allora che fare? Ce lo insegna Gaetano Salvemini nel suo illuminante saggio “Lezioni di Harward, le origini del fascismo in Italia” là dove ci mostra come una minoranza molto attiva ebbe il sopravvento su una vasta maggioranza che si mostrò distratta ed inerte, mentre avrebbe potuto assai facilmente stoppare quel movimento sul suo nascere.

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