CATEGORIE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 7 Giugno, 2012 @ 7:35 am

 

Detto altrimenti, la legge è uguale per tutti (gli appartenenti ad una stessa categoria).

In Italia c’è chi può e chi non può. Alcune categorie, “può”, altre “non può”. Figuratevi un po’ cosa mai “può”  chi non appartiene a nessuna categoria!

La categoria dei petrolieri, quella degli industriali, quella dei burocrati pubblici e poi via via: avvocati, notai, commercialisti, giornalisti, superstipendiati e superpensionati dotati di “diritto acquisito”, politici con rimborsi spese (non fatte e/o non documentate) incorporate, parlamentari vicinissimi alla pensione (lo sono tutti, visto che a loro bastano 35 mesi di onorato servizio … bè, mi correggo … avete ragione … di servizio) etc.. Tutte categorie che “può”.

La legge è uguale per tutti all’interno di ciascuna categoria. Di cosa ci lamentiamo? Resta quindi il fatto che ogni categoria può avere una legge diversa da quella delle altre, ma cosa volete che sia quella piccola dimenticanza del legislatore, via … in realtà lui voleva scrivere “La legge è uguale per tutti gli appartenenti alla stessa categoria” e non solo “La legge è uguale per tutti”. Bazzecole, pinzillacchere … almeno sino a quando non usiamo correttamente i vocaboli della nostra bellissima lingua.

Infatti in  Italia dovremmo imparare ad usare correttamente il nostro lessico. Ad esempio, non dovremmo dire TAV, Treno ad Alta Velocità per giustificare la creazione di un treno che trasporti una maggiore quantità di merci (che poi sta diminuendo!). Infatti dovremmo dire TAC, Treno ad Alta Capacità che poi alle merci interessa arrivare “in orario”, non arrivare “presto”.

Analogamente non dovremmo parlare di “autorizzazione a procedere (procedibilità)”, bensì a punire un parlamentare. Infatti tale autorizzazione dovrebbe e potrebbe essere negata dai colleghi parlamentari solo ove essi fossero convinti che l’accusa fosse strumentale rispetto alla volontà di impedire all’interessato di esercitare la sua funzione. E invece loro dicono, scrivono e votano come segue: “Io voto contro l’autorizzazione perché sono convinto che il collega non abbia commesso il fatto o perchè io ritengo che il fatto non sia un reato” (punibilità, cosa diversa dalla procedibilità). Nel far ciò chi vota (parlamentare) si sostituisce arbitrariamente alla magistratura. Ma si sa, egli appartiene alla categoria giusta. Avete vistio che avevo ragione?

All’appello manca la categoria delle piccole imprese disastrate dai ritardi degli incassi da parte della Pubblica Amministrazione e dalla chiusura dei fidi bancari, quella delle vedove dei suicidi “economici”, quella dei minipensionati, delle false partite IVA (ma perché mai il Ministero delle Finanze non vieta l’attribuzione delle false partite IVA? Sarebbe così semplice!), etc..

Ma basta, va bin parei, va bene così, per dirla in piemontese, mi fermo qui altrimenti il post diventa troppo lungo. Tanto ci siamo capiti …