LE SCUOLE “ESCLUSIVE”

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 17 Febbraio, 2018 @ 6:27 am

Detto altrimenti: le scuole “che escludono”       (post 3072)

Giorni fa un quotidiano ha riportato la “pubblicità” che alcune scuole (di Roma e di Genova) si sono fatte per attrarre alunni di razza bianca e di classi sociali elevate. Un quotidiano locale ha riportato in prima pagina l’intervento scandalizzato di un lettore. Qui di seguito trovate la lettera che ieri sera ho inviato al direttore di quel giornale:

Inizia

(a seguito della lettera di Mario Cossali, su Trentino del 14 febbraio, pagg. 1 e 8)

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A sinistra la Questura, al centro la scalinata al Milite Ignoto, le aiuole con le tre caravelle di Colombo (!?), e “a destra” il liceo. A destra, appunto, anche troppo!

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Io, genovese “ma” trentino da trent’anni, in una di quelle scuole ci sono stato e cresciuto, a Genova: le medie, il ginnasio, il liceo. Tanti anni fa (oggi ne ho 74, fate voi il calcolo). Un mio compagno fu mandato fuori dalla porta da un professore al grido: “Vai fuori dalla porta, teddy boy!” perché … indossava un paio di blue jeans! Un altro professore, quando si arrabbiava, ci chiamava “garzoni di pizzicagnoli, andate a fare gli scaricatori in porto”. Ora come insulto … se non altro quello dello scaricatore di porto proprio non c’azzeccava, visto che uno di quei lavoratori all’epoca guadagnava quattro volte lo stipendio di un bancario, ma tant’è … E noi? Noi (e con noi la società) eravamo “troppo molto prima del ‘68”: sentivamo che la cosa era ingiusta ma non esisteva la categoria della contestazione.

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A carnevale si usciva in gruppo, a far festa per le strade, ogni alunno con il cappello papalina con i colori del proprio istituto. Un giorno incrociammo “quelli del Nautico”: “Ecco i signorini, ecco gli snob” ci gridarono. Ed io stupito perché  … perché ero io a considerali privilegiati; ero io che li invidiavo; ero io che costruivo modellini di barchette a vela con i legnetti delle cassette della frutta che allora erano di legno e non di plastica; ero io che avrei scambiato il mio latino e greco con il loro manuale di rotta. Ma tant’è… quel manuale me lo sarei comprato quarant’anni dopo, quando consegui la patente nautica vela e motore senza limiti dalla costa, navi escluse ovviamente.

Il mio liceo (“naturalmente” classico ma continuo a non fare nomi, per via della privacy, ci mancherebbe altro!) aveva tuttavia anche dei pregi: gli insegnanti erano particolarmente selezionati e severi: qualcuno selezionato, severo e giusto, altri solo selezionati e severi ma anche quella fu una scuola di vita, non è che poi nella vita poi tu incontri solo dei “giusti”.

Il cortile: nella ricreazione aperto solo ai maschi. Le femmine solo nei corridoi. Evvabbè …

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Fra quelle dita pensose spesso noi ragazzi inserivamo una sigaretta …

Tutto bene (o quasi), tranne l’esplicitazione dei giorni nostri: “Iscrivetevi da noi che nella nostra scuola non ci sono poveri, zingari, extracomunitari”. No, questo è veramente troppo. Ed allora io mi dissocio oggi come mi dissociai allora, quando un giorno contestai pacatamente ma con fermezza certi atteggiamenti, salvo poi, prudentemente, cambiare liceo, per andare a diplomarmi in quello dove qualche professore dava del lei agli alunni; in quello con il cortile utilizzato per l’originale televisivo su Fabrizio de Andrè che lo aveva frequentato quattro anni prima di me; in quello con il cortile con la statua di Cristoforo Colombo al centro, cortile aperto anche alle ragazze. Sempre senza fare nomi … del liceo e delle ragazze.

Finisce

Ma si può?

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