VENTI BARICI E TERMICI NELL’ALTOGARDA TRENTINO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 1 Maggio, 2018 @ 5:58 am

Detto altrimenti: nel post precedente vi ha parlato un ciclista, qui un velista (post 3155)

Già, perché il regime dei venti va conosciuto in entrambe le situazioni. Chiaramente questa conoscenza è più importante per i velisti, che nel bel mezzo della navigazione non possono “scendere e andare a ripararsi in un bar”, come invece può fare il ciclista. Ed allora parliamone un po’ di ‘sti venti … dal punto di vista del velista nell’Altogarda Trentino.

imagesI venti barici sono quelli che si generano per differenza di pressione fra aree geografiche anche molto distanti fra di loro. In genere si accompagnano al passaggio di una perturbazione, (che come è noto transitano sempre da ovest verso est) ed hanno il seguente andamento: all’inizio della perturbazione, provengono da sud est (al mare si direbbe che si tratta di scirocco). Quindi si dispongono da sud e man mano che la perturbazione avanza (fronte caldo), essi girano da sud ovest e da ovest. Alla fine della perturbazione provengono da nord. Il cielo si schiarisce, ed è il momento più pericoloso dal punto di vista dell’esercizio dello sport della vela, in quanto siamo nella così detta coda della perturbazione (fronte freddo) che può portare raffiche improvvise anche forti e salti nella direzione del vento. Non lasciatevi ingannare dalla bellezza del panorama e dalla lucentezza dei colori, e siate sempre vigili, riducendo un po’ la velatura e non rischiando troppo con il surf.

I venti termici sono invece le brezze, cioè venti che si levano per il differente grado di riscaldamento notturno e diurno della terra e della superficie del lago. Di giorno infatti, la Valle del Sarca, a nord del lago, si scalda di più del lago stesso, e quindi l’aria calda che genera sale, e richiama dal basso e da sud verso nord, aria, cioè la famosa Ora. Di notte avviene il contrario, e la terra “scarica” aria verso sud. Anche se il nome “brezza” richiama arie leggere, essi possono raggiungere facilmente i 30 nodi.

E ecco qui alcune indicazioni per misurare la velocità del vento (ricordate: in inverno l’aria è più fredda, quindi più densa e spinge assai di più di quella estiva! Quindi 20 nodi di estate spingono x, in inverno 2 volte x). Un miglio marino corrisponde all’arco terrestre che sottende, al centro della terra, un angolo di un primo, cioè di un sessantesimo di grado (in totale come sapete vi sono 360 gradi). Esso misura all’incirca 1850 metri. Un nodo equivale ad un miglio all’ora. Quindi se avete nodi e volete passare ai chilometri orari, moltiplicate i nodi per due e detraete il 10%. E’ un calcolo approssimativo, ma funziona. Per passare dai metri al secondo ai nodi, invece, moltiplicate i metri al secondo per due.

In genere le perturbazioni con i loro venti barici schiacciano le brezze, se di senso opposto alle stesse, ovvero si sommano al loro effetto, se vanno nella loro stessa direzione. Ed ecco i singoli venti.

download (1)Brezza termica “di mare”, la famosa Ora (si scrive con la O maiuscola e si pronuncia con la O aperta). Nell’Alto Garda si contrappone al Vento, con la V maiuscola, che è invece quello che spira da Nord e che localmente non viene chiamato mai tramontana). Si alza per effetto del noto meccanismo che fa sorgere tutte le brezze, verso le 11-12 di mattina, e cala verso le 17-18 di sera. Il fenomeno è rilevante in primavera ed estate, minore in autunno, debole in inverno. L’intensità del vento va dai 10 ai 25-30 nodi. Normalmente è preavvisata dal formarsi delle nuvole di caldo sul Monte Baldo (i bianchi balloni del Baldo) e da una “riga scura”, cioè dall’incresparsi dell’orizzonte del lago verso sud. Si tratta di una brezza regolare, prevedibile, e quindi non pericolosa anche se forte, a meno di trovarsi a ridosso della costa nord del lago, di essere carichi di vele ed inesperti. Spesso porta foschia, talvolta invece è “ciara, lustra” ed allora è uno spettacolo di colori e bellezza! In genere non la si teme proprio perché al contrario la si aspetta, la si desidera: infatti la maggior parte dei velisti viene sul Garda proprio per incontrarla. Quindi non mi soffermo oltre. Cosa fare in caso di Ora? Godersela tutta!

Brezza termica da nord (situazione normale). Se viene da nord est, si chiama Sarca ed è più forte. Da nord ovest, più debole, Balino o Balinot. Sarca e Balino, poco più a sud, si uniscono nel più famoso Peler, detto così perché a Riva del Garda “fa il pelo” all’acqua, increspandola senza farle fare onda sotto la costa nord. E’ l’interfaccia dell’Ora. Normalmente inizia verso le sei-sette di mattina, aumenta sino alle nove e quindi va a morire intorno alle dieci-undici. La sua intensità aumenta da Riva a Torbole e da Nord a Sud, per cui sotto costa si può scegliere l’intensità con la quale cimentarsi. Verso Sud genera onda. Può essere pericolosa per i surfisti il raffreddamento dell’acqua del lago che genera anche in estate (vi sono stati casi di assideramento in luglio) e per l’onda (versio sud), che può spaventare velisti inesperti o sorpresi da questo comportamento marino del lago. Esistono comunque ridossi sicuri come Baia di Sogno e Garda, o quasi sicuri come Limone. Cosa fare? Non usare lo spi, terzarolare, planare allegramente verso sud, eventualmente evitare strambate (abbattute) e fare il rebecchino, non avvicinarsi troppo alla costa, divertirsi un sacco e tornare a casa con l’Ora.

download (2)Vento barico “regolare” (situazione frequente). Causato da differenze di pressione. Trae la sua origine da zone ad alta pressione molto a Nord, e può durare anche tre giorni di seguito, soprattutto in inverno dopo una nevicata sul Brenta ed in Paganella. Di mattina all’effetto barico si somma l’effetto termico. Intensità crescente da Riva a Torbole e da Nord verso Sud. Può arrivare a 40-45 nodi di velocità (Centomiglia 1996 e Trofeo Gorla 1998). Onda formata a Sud. Pericoloso per i surfisti anche in estate soprattutto per il freddo (ci sono stati casi di morte per assideramento in piena estate). Esso non lascia spazio all’Ora. E’ prevedibile, ma è più pericoloso del precedente per la durata prolungata sino a sera. Cosa fare? Uscire terzarolati, niente genoa o spi. Per i surfisti: rientrare alla base.

Vento barico “a tradimento” (situazione rara). Si alza quando si è già levata l’Ora e la schiaccia. Il 29.3.97 (XV° Meeting Internazionale del Garda) era gradualmente calato il Vento e si stava formando l’Ora. Tuttavia l’Ora non si è rinforzata, dietro la sua classica riga scura è ricomparsa a sud una zona di lago chiara e a Nord, cioè vicino alla spiaggia trentina, si è formata sull’acqua una anomala riga scura (attenzione, ecco l’anomalia!). Si sono quindi levati 25-30 nodi di Vento. E’ freddo, non sempre prevedibile. Cosa fare? Quando vi accorgete che l’Ora, dopo essersi formata tende a scomparire e che il vento gira da Nord (la sequenza normale è invece contraria, cioè vento da nord che gira da sud!), non aspettate di averlo addosso: ammainate subito spinnaker e genoa, issate il fiocco e terzarolate prua al vento.

Foen (situazione molto rara). Vento caldo, prevedibile attraverso i bollettini meteo. E’ un vento da nord ma caldo, di ricaduta, che si forma dopo avere scaricato pioggia o neve sulle Alpi. Si è formato con la stessa metodologia del caso precedente il 6 aprile 1997 (Fraglia Cup), dalle due alle quattro del pomeriggio. Intensità 40 nodi. All’inizio le barche più vicine a Torbole procedevano di bolina verso Sud (con l’Ora che stava morendo subito dopo essersi formata) ed io che ero più a sud di un miglio, all’altezza di Capo Tempesta, procedevo di bolina verso nord. Sul Fun avevo l’equipaggio al completo: fiocco olimpico, due mani di terzaroli, randa parzialmente sventata, barca molto sbandata. Cosa fare? Vedi caso precedente.

Bora (situazione rara). Localmente di chiama Vineza (Venezia). Sul Garda arriva da Sud, anche alle nove di mattina (XII° Meeting Internazionale del Garda, marzo 1995, 30 nodi; 30 aprile 2018, 25 nodi). E’ un Vento freddo ed alle dieci di mattina inizia a sommarsi all’effetto termico dell’Ora. Normalmente arriva nella stagione fredda, quando sono fuori pochissime barche e probabilmente nessun surfista, per cui non fa danni. Tuttavia essa può arrivare anche nel corso di una bella giornata estiva anche se il caso non è frequente. La luminosità è particolarmente accentuata. Si vede arrivare la Vineza sull’acqua, nettissima, con il suo fronte di schiuma bianca che avanza assai velocemente come una improvvisa marea (Olimpic Garda, marzo 1996). E’ questo il caso che vi lascia il minor tempo a disposizione. Per la velatura, vedi i casi precedenti. Cosa fare? Comportarsi come nei due casi precedenti.

Fronte freddo dopo una ampia perturbazione estiva (situazione molto rara): cielo tipico da coda della perturbazione, azzurrissimo con nuvole bianche luminosissime. Lago splendente di argento piombo accecante. Caratteristica del vento: raffiche non solo sotto la costa Nord ma anche verso il centro-sud del lago con salti di direzione notevoli. Cosa fare? Ammainate lo spinnaker ed impugnate una buona macchina fotografica!

Ponale. Vento di caduta, circoscritto alla zona sottostante la valletta del torrente Ponale, due miglia a sud di Riva del Garda, lato bresciano. Si genera quando sulla montagna c’è o c’è stato un temporale (locale, estivo, circoscritto). Il Ponale si apre a raggiera, può aiutare a vincere o a perdere una regata, non lo giudico pericoloso perché al massimo vi fa scuffiare, ma comunque vi sospinge fuori della zona della sua influenza. Durante la Fraglia Cup 1998 ho vinto una regata proprio andando a cacciarmi dentro la “zona Ponale” a vele ridotte (due mani e fiocco olimpico), mentre altre barche, troppo invelate, sventavano fermandosi. Altro caso: mattina del 7 agosto 1999 regata delle vele latine a Riva del Garda, 60 nodi all’improvviso, visibilità dieci metri, il tutto per cinque minuti…quanto basta. Cosa fare? Utilizzarlo, come faccio io od evitarlo (basta allontanarsi un poco dalla zona). Tuttavia il 7 agosto scorso ho ammainato le vele, e di corsa! In questo caso l’importante è non essere vicini alla costa, non prendersi una bomata in testa e non cadere in acqua.

Vele Latine sotto Ponale!

Riva del Garda, 7 agosto 1999: tutto avrebbe sconsigliato l’uscita. Già dal giorno prima infatti la costa era stata assalita da inconsuete folate di aria eccessivamente calda, che attraversavano la zona di lago prospiciente la città secondo canali ben definiti. La mattina del 7 agosto il cielo è cupo, il temporale “gira” dietro i 1600 metri della cima della Rocchetta. Il lago è deserto: nessun turista si è azzardato ad uscire. Tuttavia la regata delle Vele Latine organizzata con la collaborazione della Fraglia Vela Riva è troppo importante per rinunciarvi! E poi si tratta di gente del posto, preparata e buona conoscitrice dei segreti del Lago, che se la sarebbe cavata comunque. Quindi si parte. Dodici barche al via. La più grande una barca in legno, d’epoca, di dieci metri, con randa, controranda e due fiocchi: uno spettacolo! La più piccola un dinghy, timonato dall’amico Paolo Matteotti. Vento debole da Sud, quasi un’Oresella (debole Ora). Parte benissimo, in boa e con mure a sinistra, l’amico olimpionico Gianni Torboli, al timone di una lancia con fiocco e randa col picco. Io seguo la regata con il mio FUN. Sono solo a bordo. Espongo fiocco e randa piena, tengo le vele “morbide”, cioè poco cazzate, e timono da sottovento per sbandare un po’ la barca ed aiutarle a prendere forma. Siamo in prossimità della prima boa di bolina. Gianni vira e si appresta alla poppa. Il cielo è sempre più buio, il vento sempre più debole. A Riva accendono le luci stradali! Intorno, sulle montagne, le saette colpiscono le vette con sempre maggiore frequenza. Mi rivolgo a Luigi Armellini detto il “Babbo” che sta sulla pilotina, nei pressi della boa: “Babbo, qui si prepara una sventolata!” gli dico. Annuisce preoccupato… Indosso la cerata ed il giubbotto di salvataggio, chiudo il tambuccio del Fun. Ho la prua rivolta verso Torbole. Per caso, con la coda dell’occhio sinistro vedo avanzare colonne di aria e spuma bianca alte cinque-dieci metri. In un secondo la sventolata mi è addosso. E’ come essere investiti dallo spostamento d’aria di un’esplosione. Impressionante infatti è la velocità e la forza con la quale l’aria è stata letteralmente sparata giù dalla Valle del Ponale. La visibilità scende a cinque metri. Il Fun si sdraia sul lato sinistro. La sola preoccupazione che ho è per i fulmini e per i danni che potrebbe subire la barca. Lasco le vele (il fiocco sbatte, speriamo che non si strappi!). Lego il boma alla draglia. Ammaino la randa. Faccio lavorare il fiocco, al lasco, verso Torbole (credo). Il Fun avanza a cinque nodi. Velocità del vento rilevata nel Porto S. Niccolò di Riva: 60 nodi. Dopo alcuni minuti il vento cessa. La costa torna visibile, e con lei le altre barche, ferme, con le vele ammainate. Piove. Ci contiamo, rassicuriamo le due pilotine della Fraglia e quella dei Carabinieri. Tutto bene quel che finisce bene, soprattutto se ad uscire in barca sono persone del posto, regatanti ed allenate. Ma se si fossero trovati in acqua turisti non altrettanto preparati? Concludo con una proposta: dotare la costa dell’Alto Garda Trentino di un sistema di segnalazioni a lampi colorati che preavvisino i naviganti dell’approssimarsi delle “Ponalate”, del Foen, della Vinessa (“Venezia”, cioè bora) e dei mini cicloni estivi. Incidere su targhette in ottone le relative “istruzioni per l’interpretazione dei segnali”, ed applicarle sulle barche date a noleggio. Il sistema è adottato sul Lago di Prien, in Baviera, a vantaggio dei numerosi turisti che remano e veleggiano su quelle acque.

Mini ciclone estivo. Si forma con la stessa tecnica dei veri cicloni asiatici, in caso di forte surriscaldamento dell’acqua. Si crea una colonna di aria calda ascendente che si invortica come una vera tromba d’aria. Più probabile a fine agosto, si verifica una volta ogni due anni circa. Dura una decina di minuti. A terra sradica alberi e solleva catamarani. A mio avviso è assai meno pericoloso per le barche in navigazione, purchè non siano sotto costa e siano a secco di vele. Cosa fare? Quando avvertite troppo caldo, una strana elettricità nell’aria, una forte umidità, una calma irreale, quando il cielo è cupo pur essendo sereno…be’ allora ammainate tutte le vele, accendete il motore, mandate donne e bambini sottocoperta, indossate il giubbotto e allontanatevi dalla costa. In pochi minuti tutto sarà passato senza danni a cose e persone. Direi che i pericoli maggiori in questo caso li corre chi è sulla terra ferma in quanto rischia di essere colpito da piante divelte o da oggetti fatti volare per l’aria, non chi è in mezzo al lago.

FINE

Buon Vento a tutti, Velisti e ciclisti!

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