DALLE CLASSI SOCIALI AI NAZIONALISMI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 7 Maggio, 2018 @ 9:29 am

Detto altrimenti: un po’ di sociologia politica applicata alla finanza     (post 3163)

In principio era il caos. Poi le classi sociali si sono organizzate in partiti politici, successivamente superati da un consorziativismo a loro trasversale, che poi è stato a sua volta superato dai nazionalismi. Il nazionalismo parla con la pancia alla pancia di ognuno. E siccome il livello culturale generale non è eccelso, fa breccia. Un esempio? Recentemente un tale sta ipotizzando un referendum sul mantenimento dell’euro o il ritorno alla lira. Se non è una forma di nazionalismo questa!

Mi chiedo: ma quel tale ha vissuto le vicende finanziarie degli anni ’70? Quando anche la Francia aveva due monete: i franchi finanziari e quelli commerciali? Quando noi avevamo le lire estere e le lire interne? Quando a noi era vietato possedere valuta estera che dovevamo cedere all’UIC-Ufficio Italiano dei cambi? Quando a fronte di ogni importazione dovevamo depositare presso Bankitalia una somma pari alla metà del pagamento all’estero, somma infruttifera e bloccata per sei mesi? Quando vivevamo e lavoravamo in presenza di strette creditizie e valutarie feroci? Quando il costo reale (non tasso nominale) del denaro anche del 35-40% “tanto la gente mica conosce la matematica finanziaria”? Quando alcuni paesi (Grecia in testa) ai turisti stranieri che lasciavano il paese dopo avervi trascorso una vacanza, imponevano di riversare la loro valuta interna non spesa (le dracme, nell’esempio) contro dollari (il che sembrava paradossale!) per evitare che se la loro moneta (nell’esempio, la dracma) girava all’estero sarebbe apparso il suo reale valore, molto inferiore al superiore livello di cambio che quello Stato aveva deciso essere, al suo interno?

Ritornare alla lira? No grazie! Abbandonare il processo di costruzione degli Stati Uniti d’Europa? No, grazie!