CAPACITA’ O CONOSCENZA – DUE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 16 Maggio, 2018 @ 9:06 am

Detto altrimenti: a seguito della prima puntata del 12 maggio scorso         (post 3183)

Dall’inizio dell’anno sono trascorsi 135 giorni e … 182 post: una produzione piuttosto ricca dalla cui abbondanza si deduce che non è stata una primavera di sole: infatti i km che ho percorso in bicicletta (470) sono di meno di quelli dell’ugual periodo dello scorso anno (904), ma vabbè … questa è un’altra storia. Veniamo a noi.

Dunque … stavamo dicendo? Dove eravamo rimasti? Ah si … ora ricordo: al fatto che conoscenza sia comprensione. Andiamo avanti col ragionamento: se comprendiamo un problema, una situazione, una persona, non ne siamo spaventati, non diventiamo aggressivi, bensì siamo garbati, disponibili al colloquio, flessibili nei confronti dell’altro (pensiero e interlocutore).

Ma se siamo istruiti “male” avremo al massimo una capacità ma non una conoscenza/comprensione ed allora, per reazione o anche per “azione contro” diventiamo orgogliosi, freddi, chiusi in noi stessi, emaniamo un’aria di (nostra) superiorità, restiamo impassibili: adottiamo una posizione-maschera, un viso-maschera, una pettinatura-maschera, un vestito-maschera e vendiamo questi nostri atteggiamenti di impermeabilizzazione come espressione di dignità e di carattere.

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“Mi si nota di più se non ci vado o se ci vado e resto in silenzio, in piedi, contro il vano di una finestra, reggendomi il mento con una mano?”

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Diceva quel tale: Non c’è nessuno che assomigli di più ad un sapiente che un cretino (o un malvagio, n.d.r.)  che stia in silenzio”. Ecco, ci sono arrivato: sarà capitato anche a voi … (e non è che ora io mi sia messo a cantare con Raffaella Carrà!) di trovarvi in certe riunioni e di vedere che un partecipante stia in disparte, con aria di superiorità, assorta o distratta (fa lo stesso), non partecipi ma ascolti. Ecco, costui non si espone per due motivi: per paura di dire cavolate o per paura di svelare il suo intento segreto.

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