FINANZA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 25 Agosto, 2018 @ 7:53 am

Detto altrimenti: no, non la GdF, la Guardia di Finanza …. (post 3306)

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      Bruno egli è e di gentile aspetto …

Il Ministro Vice Premier Di Maio dice che “Lo spread non è la felicità”, “Non paghiamo i 20 miliardi all’UE”. Lui ha 32 anni, il che vuol dire che è nato nel 1986, quindi non ha né vissuto né lavorato negli anni ’70.

Nella prima metà degli anni ’70 c’era la stretta creditizia, la stretta valutaria (1), la stretta alle importazioni (di ogni importazione l’importatore doveva versare a Bankitalia un deposito semestrale infruttifero apri alla metà del prezzo pagato all’estero). Io vissi questa fase come responsabile della funzione estero in filiali della Banca Commerciale Italiana.

Nella seconda metà degli anni ’70 io ero dirigente a capo della Finanza Italia della Stet-Società Finanziaria Telefonica per Azioni SpA a Torino. Stesse “strette” come negli anni precedenti, costo del denaro nominale fino al 17%, effettivo annuo anche fino al 34 %.

La Stet era la più grande società finanziaria italiana. Era “mista” nel senso che in parte era l’azionista di alcune società, in parte ne gestiva direttamente alcune funzioni strategiche, prima fra tutte la finanza, che era quindi Finanza di Gruppo. Le maggiori società controllate del Gruppo erano: SIP, Ilte, Seat, Italtel, Elsag, Selenia, SGS Ates, Cselt, Sodalia etc.. Vi erano poi finanziarie estere e società partecipate con quote di minoranza, quali ad esempio SIT-Siemens, Siemens Data Milano.

Noi della Stet avevamo il compito di accendere i finanziamenti bancari e di gestire la finanza di gruppo. Ecco, chi ha vissuto come me questi periodi di “guerra finanziaria” può permettersi di dare un consiglio al Ministro Di Maio: si legga la storia finanziaria del periodo e sia più prudente nelle sue esternazioni, soprattutto quando sottovaluta lo spread o “minaccia” l’UE di non pagare i 20 miliardi dovuti dall’Italia.

Lo spread non è importante” …”Non paghiamo i 20 miliardi all’UE” … Maccome? Certo che vien da pensare che il Ministro sia guidato da un comunicatore molto smaliziato che gli abbia detto che l’importante non è dire cose giuste o sbagliate, ma saper prevedere quale sarò la reazione del popolo di fronte alle proprie affermazioni anche e soprattutto se sbagliate. In altre parole: c’è chi ricerca la verità e chi invece una reazione comunque favorevole anche di fronte alle falsità.

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Comunque il governo è compatto: il  Ministro Vicepremier Di Maio dice no ai 20 miliardi; il Ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi dice paghiamoli tutti; il Ministro Vicepremier Salvini dice vabbè paghiamone un po’ di meno. Il Premier Conte si arrabbia. Sembra di giocare a poker: la scala massima vince la scala media che vince la scala minima che vince la scala massima etc.. Solo che questo non è un gioco.

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(1) Una (altra) grande società industriale torinese dell’epoca, la quale fabbricava automobili ma che non nomino per rispetto delle regole sulla privacy, aveva avuto l’autorizzazione a intrattenere presso le banche conti in valuta estera (i cosiddetti “conti autorizzati”) per la gestione ed il controllo del rischio di cambio, privilegio che invece tutte le altre società italiane avevano. Io preferii non chiedere analoga deroga e creai un sistema operativo di controllo del rischio di cambio dell’intero nostro gruppo industriale. Ma questa è un’altra storia.

(continua al prossimo post)

COMMENTA ALESSANDO ZORAT: “Bravo Riccardo per la tua analisi sulla Finanza in questi tempi. Riguardo al tuo ultimo paragrafo riporto un pensiero che parafrasava una frase da una scena del film “Per un pugno di dollari”: Quando un uomo con un ragionamento serio incontra un uomo con uno slogan, l’uomo con il ragionamento serio è un uomo morto. Ho proprio paura che noi siamo vittime degli slogan …”


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