I POST DELLE VACANZE: ANDIAMO IN CROCIERA (prima crociera, prima puntata)

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 8 Luglio, 2012 @ 5:30 am

Eccomi, mi presento: sono Whisper, un Fun da regata, a Riva del Garda. Lui è Riccardo

Detto altrimenti: spendig review, scandali a ripetizione … basta! Prendiamo fiato e andiamo in crociera. Io stesso, dopo sei mesi di “un post al giorno leva il medico di torno” sono perfettamente sano ma un po’ stanco e mi concedo un meritato rela  utilizzando miei “vecchi” scritti marini. Pertanto vi invito a fare con me tre crociere, a puntate, sul mio piccolo FUN, un natante francese da regata, lft. m.7,04; dislocamento (peso) kg. 1.000; stazza 2,8 tons; superficie velica sino a mq.56; deriva kg. 330; pescaggio m. 1,60; motore ausiliario fb. 4 CV; carena planante (come una tavola da surf). Si tratta di mini crociere, le quali tuttavia  diventano “mega” traversate, ove si consideri la barchetta con la quale sono state effettuate.

 

1996: prima crociera al mare. Il Fun racconta…

Prima puntata

Era tanto che Riccardo progettava di portarmi al mare. E questa volta finalmente si è deciso! Partiamo da Riva del Garda il 4 agosto 1996, alle 8 di mattina, a 55 nodi di velocità, dal porto della Fraglia verso S. Vincenzo, diretti in Toscana, naturalmente in autostrada. Nei giorni precedenti la partenza avevamo chiesto consiglio a Nicola Cirella, il Presidente della Giuria del Giro d’Italia a vela e quindi a Vittorio, il Presidente del circolo Vela di S. Vincenzo (Livorno): entrambi gentilissimi. Tutto era stato organizzato: l’alaggio, il posteggio del carrello (presso la Nautica Azzurra), la verifica delle previsioni del tempo. Potevamo andare. Ed eccoci a S. Vincenzo a mare ad armeggiare con una gru toscana fabbricata a Trento (sic!).  Alle 18 dello stesso giorno ero di nuovo in acqua, questa volta salata.

Marciana Marina la nuit, ma noi tirem innaz

Riccardo non è solo: con lui c’è l’amico Matteo Amadori, della Associazione Velica Trentina. Aspettare la mattina seguente per partire? Non se ne parla nemmeno! Controllano autogonfiabile, VHF (radio trasmittente, n.d.r.), GPS (Global Position Sistem, sistema satellitare di posizionamento, n.d.r.), carte nautiche, giubbotti, luci di via, razzi, scandaglio etc. ed eccoci a navigare, con la prua sull’Elba, che si intuisce scapolare da dietro il promontorio di Piombino, verso Marciana Marina, nostra prima meta. Se non che, tempo buono, vento fresco da Nord…e chi li ferma quei due? (anzi quei tre, perché ovviamente ci sono anch’io!). Alle 20 decidiamo di proseguire direttamente per la Corsica (e qui chiediamo scusa agli amici del Circolo Velico di Marciana Marina ai quali avevamo preannunciato il nostro arrivo).

La notte è bella. Una mezza luna rischiara il cammino. Vento da Nord, procediamo mure a dritta al lasco a cinque nodi. Un po’ di onda ci distrae e ci invita ad accennare una surfata, inducendoci ad orzare verso nord. Infatti stentiamo a mantenere la rotta verso Sud Ovest tanto siamo portati a crearci un po’ di vento relativo. Pare che Bastia, che vorremmo evitare, ci attragga come una calamita: forse l’hanno costruita lì proprio perché quello era il naturale punto di approdo delle navi a vela che partivano dalla Toscana alla volta della Corsica. Contiamo di informarci su questo particolare.

Alba sul mare, dal mare, d'amare!

Ogni rotta, dai 220° ai 270° è buona. Ne ricerchiamo una che vada d’accordo con il vento, controlliamo la posizione di due stelle rispetto al fiocco, e navighiamo tenendole sempre nella stessa posizione rispetto alla vela: è molto più romantico che timonare con gli occhi sulla bussola! Per portarci più a Sud strambiamo e ci allontaniamo dalla costa. Loro fanno turni spontanei di un’ora a testa al mio timone. Io no, navigo sempre. Con il GPS si divertono a controllare la rotta a scoprono che il log dichiara il 30% in meno di velocità e di miglia percorse: mi sembrava di essere più veloce di quello che il log andava dicendo a tutti! Il mio portellone, sul quale fissano le carte nautiche con due elastici, si dimostra un ottimo tavolo da carteggio, illuminato dalla pila frontale di Riccardo.  Altra strambata e ci riavviciniamo alla Corsica. Sulla destra il cielo è illuminato dal riflesso delle luci di Bastia. Quindi, ecco l’aurora e l’alba.

Campoloro

Raggiungiamo alcuni pescherecci, con i relativi gabbiani di scorta.  Alle 9.15 del 5 agosto attracchiamo a Campoloro, che troviamo grazie al satellitare ed alla presenza, poco più a Nord, della grossa cupola bianca di un radiofaro. La carta e l’orologio dicono che abbiamo percorso 60 miglia, alla media di 4 nodi.  Mi guardo intorno, ma il posto non mi piace: è proprio solo uno scalo tecnico, con alle spalle la statale ed una montagna che pare messa apposta per richiamare le nuvole e la pioggia: siamo certi che il suo nome non sia stato Piovarolo? Chiederemo anche questo. Devo dire peraltro che sono stato accolto gentilmente e senza pagare alcunché. Loro due fanno colazione, quattro passi tanto per sgranchirsi, e poi tornano a bordo.

 

(continua)