ALEIDA GUEVARA MARCH IN TRENTINO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 30 Novembre, 2018 @ 8:30 am

Detto altrimenti: la figlia del Che, oggi medico pediatra a l’Havana (Cuba)   (post 3415)

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Dove, quando, come, perché? Dai che trovate ogni risposta nel post “Prossimi eventi”. Io prendo lo spunto dalla sua visita in Trentino e da un particolare ritratto del “Che” per parlare di Pace, anzi, per far parlare di Pace il mio amico Lino Beber, dell’associazione Amici della Storia di Pergine Valsugana. Qui a fianco Lino Beber con l’amico collega scrittore e poeta  Claudio Morelli.

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Perché Ernesto Guevara è stato chiamato il “Che”? Sono stati i cubani a dargli il nomignolo “Che”, per la sua abitudine di intercalare le frasi con questa tipica espressione argentina. In Argentina “che” si usa colloquialmente per richiamare l’attenzione: “entendiste, che?”, per esempio, vuol dire “hai capito”? Como estas che? Come stai, dai … Lo ha raccontato lo stesso Fidel Castro nel suo libro “ Io e il Che” (Mondadori): «All’inizio era Ernesto. Da argentino aveva l’abitudine di rivolgersi agli altri con la locuzione” che”, e così iniziammo a chiamarlo noi cubani».

69 Che gruScrive Lino Beber:

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Carissimo Riccardo, ti allego un singolare lavoro di origami (= l’arte di piegare la carta) dove una origamista italiana con l’aiuto della sua mamma piegando con la carta migliaia di piccole gru, uccello simbolo della pace, ha realizzato questo volto del “Che” e sotto spiegato il motivo delle gru, che ho appreso l’anno scorso nel mio viaggio in Giappone.

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Memoriale della Pace24 aprile 2017: con “treno proiettile” da Okayama partiamo per Hiroshima (1.200.000 abitanti), dove al mattino visitiamo il Parco della Pace e il Museo della Bomba Atomica. Nel Parco della Pace si trova il Memoriale della Pace, patrimonio UNESCO dal 1996: l’edificio, progettato dall’architetto ceco Jan Letzel e destinato a ospitare la fiera commerciale della prefettura di Hiroshima, fu ultimato nel mese di aprile del 1915 e fu sempre utilizzato a scopi commerciali. Il 6 agosto 1945 l’esplosione nucleare avvenne a pochissima distanza dall’edificio con ipocentro a soli 150 metri e fu la struttura più vicina fra quelle che resistettero alla bomba. La costruzione rimane nello stesso stato in cui si trovava subito dopo l’attacco atomico ed è oggi utilizzata come un monito a favore dell’eliminazione di ogni arsenale nucleare e un simbolo di speranza e pace.

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Monumento alla Bambina Sadako e le gru origamiNel parco c’è il monumento della bambina giapponese Sadako Sasaki, nata a Hiroshima il 7 gennaio 1943. La piccola Sadako si trovava a casa, a circa 1700 metri di distanza dal luogo dell’esplosione; lo spostamento d’aria la scaraventò fuori dalla finestra. Sua madre corse a cercarla, e la trovò illesa poco lontano dalla sua abitazione, nei pressi del Ponte Misasa. Crescendo, Sadako divenne forte e atletica, ma nel 1954, mentre si stava allenando per un’importante gara di corsa, fu colta da vertigini e cadde a terra. Le fu diagnosticata una grave forma di leucemia che la portò a morte a 12 anni il 25 ottobre 1955. Una leggenda giapponese racconta che chi potrà piegare 1000 gru di origami vedrà il suo sogno fatto realtà. Mentre la piccola Sadako era in ospedale, la sua amica Chizucho le spiegò che se desiderava qualcosa con molta forza piegando 1000 gru di carta, il suo sogno sarebbe diventato realtà. E lei aveva un sogno: correre di nuovo. Chizucho le regalò la prima gru fatta da lei con una bella carta dorata. Sadako durante i 14 mesi trascorsi in ospedale usò la carta dei medicinali e tutte quelle che trovava in giro e fece 644 gru di origami. Purtroppo, la malattia fu più veloce e Sadako non ebbe il tempo di finire le 1000 gru. I suoi amici, per renderle omaggio, completarono il lavoro che lei aveva iniziato, con la speranza che nel mondo non ci fossero più guerre. Dopo la sua morte, i suoi amici e compagni di scuola pubblicarono una raccolta di lettere al fine di raccogliere fondi per costruire un monumento in memoria sua e degli altri bambini morti in seguito alla bomba atomica di Hiroshima. Nel 1958 il monumento con la statua di Sadako mentre tende una gru d’oro verso il cielo fu collocato nel Parco del Memoriale della Pace. Ai piedi della statua, una targa reca incisa la frase: “Questo è il tuo pianto. La nostra preghiera. Pace nel mondo”. Questa storia fece il giro del mondo e la gru diventò un simbolo di pace. Da allora, arrivano a Hiroshima migliaia di gru di carta da tutto il pianeta perché i bambini della città, ogni 6 di agosto, possano appenderle al monumento di Sadako, con la speranza di trasmettere questo messaggio a tutto il mondo. Hiroshima è oggi una città dell’industria navale e automobilistica (Mazda), della pesca (acciughe e ostriche) e della coltivazione degli agrumi.

Finisce

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Grazie Lino di questo ennesimo bel regalo, dal “Che” al Giappone in favore della Pace oggi così minacciata da un numero sempre maggiore di incoscienti palestrati senza cervello.

P.S.: Lino Beber, medico in pensione dell’Ospedale di Borgo Valsugana, grandissimo viaggiatore, animatore dell’Associazione Amici della Storia di Pergine e – da ultimo – autore insieme a Mario Cerato e Claudio Morelli dello splendido volume “La Fersina, antica Signora della Valle”.

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