Crisi del 1929 e crisi del 2011: USA e Italia,. Hoover, Roosevelt, Berlusconi, Monti

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 9 Gennaio, 2012 @ 7:05 am

Detto altrimenti: Historia magistra vitae? Ma quando mai … tuttavia la storia si ripete, ha corsi e ricorsi, come disse quel tale Giambattista Vico.

Presidente Hoover

USA 1929. Crisi. Presidente il repubblicano Hoover. Liberista all’estremo, antesignano del partito della/delle libertà, soprattutto economiche (ecco da dove ha preso l’idea …), ottimista del tipo “vedrete che ce la stiamo facendo, state tranquilli” (domanda: vi ricorda per caso un qualche nostro recente Presidente, che non ha mai voluto andare da Fabio Fazio?). Con lui gli USA non ce la stavano facendo.

USA 1930: il divario fra la media delle retribuzioni del 10% degli americani e il restante 90% della popolazione era di 30 a 1. In altre parole: il reddito medio del 10% della popolazione era ad esempio di 30.000 dollari annui contro il reddito medio del 90% della popolazione pari a 1.000 dollari l’anno (n.b.: si tratta solo di cifre di riferimento, non vere se non nel loro reciproco rapporto).

Presidente Roosevelt

USA 1932. Crisi. Presidente il repubblicano Roosevelt (forse di origine tedesca: “rosa Welt”, “mondo rosa”? Certo è che con il suo “collega” tedesco che andava al potere in quegli stessi anni in Germania, tale Adolf Hitler, lui non aveva proprio niente a che fare!). Roosevelt si ispira a Keynes ed opera come segue (new deal):
1) riscalettatura delle aliquote fiscali con pesanti aggravi per le fasce alte di reddito; 2)  avvio di molti lavori pubblici con forte presenza dello Stato nell’economia. Gli USA si riprendono ed escono dalla crisi.

USA anni 2000: Crisi finanziaria (vedi precedente mio post sui titoli derivati). Chi è causa del suo mal pianga se stesso (Dante Alighieri).

Italia, 1933 e seguenti. Nasce l’IRI nasce come ente provvisorio con il compito di salvare il sistema bancario e industriale italiano paralizzato dalla crisi. L’IRI opera per circa 70 anni. Ombre? Certo, e non da poco. Tuttavia anche molte luci, se non altro per l’enorme indotto privato che ha generato.

Oggi, in Italia, il divario fra la retribuzione media dell’1% degli Italiani ed il restante 99% della popolazione è di 90 ed oltre a 1. Cioè l’1% della popolazione ha un reddito, a mo’ di esempio, di €.1.800.000 euro l’anno ed il restante 99% della popolazione ha un reddito medio di €20.000 l’anno (n.b.: si tratta solo di cifre di riferimento, non vere se non nel loro reciproco rapporto).

Le “ultime 19 manovre italiane” (mi verrebbe da dirlo in musica con Tchaikowsky: questi nostri ultimi 19 “”capricci italiani”) non si possono fermare alla distinzione fra chi ha una pensione mensile di 1.000 euro, rivalutabile, e chi ha quella di 1.500 euro mensili, non rivalutabile (sarebbe una guerra fra il poverissimo ed il povero), ma piuttosto fra questi due pensionati da un lato e chi, dall’altro, ha una pensione di 90.000 euro mensili (ne esistono,  e come!).

Infatti, chi potrebbe consumare e riaccendere la domanda del mercato interno non è quell’ 1% ma quel 99% che però spesso non ce la fa ad arrivare a fine mese. Infatti quell’1% più di tanto caviale, champagne, brunello di Montalcino, ostriche, culatello etc. non può consumare. Piuttosto, invece di consumare, investe. Ma dove investe? Soprattutto in paesi “fiscalmente convenienti con banche non trasparenti alle indagini tributarie” (GB) o in imprese collocate nei paesi dove il “problema” dei diritti dei lavoratori non esiste, dove quindi la manodopera costa pochissimo e dove i profitti sono assai più elevati (e qui dovremmo parlare della globalizzazione selvaggia, ma questa è un’altra storia). Ma dove si formano e dove vengono tassati quei profitti?

Per oggi mi fermo e chiedo a tutti i lettori di riflettere su quello che sta accadendo in casa nostra e su quello che di buono la maggioranza di noi spera che ancora possa e debba accadere. Coraggio, Professore, abbiamo apprezzato molto l’intervento dolomitico di Cortina e la Sua disponibilità a farsi intervistare ieri sera da Fabio Fazio a “Che tempo che fa” . E … si faccia sentire anche in Europa come si sta facendo sentire in Italia!

P.S: avrete notato che le immagini di Dante e di Monti non hanno didascalia. Non serve.