STATI UNITI D’EUROPA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 1 Marzo, 2020 @ 9:33 am

Detto altrimenti: parliamone, parliamone … hai visto mai?   (post 3777)

Fino ad oggi stiamo continuando a “fare” l’UE partendo dalle leggi e dai regolamenti. Esse/i rispecchiano i principi costitutivi dell’Unione. A questo punto sorge la necessità di una riflessione. Prendiamo le mosse da un diritto interno, ad esempio dal nostro, che si articola su tre livelli: i diritti innati dei singoli, la Costituzione, le leggi ordinarie. In quale ordine gerarchico si collocano i tre livelli? Io personalmente sono portato a considerare l’ordine con il quale li ho elencati due righe sopra. Tuttavia una rilevante dottrina preferisce collocare i primi due livelli sullo stesso piano, perché se è vero che il diritto innato ha di per se stesso una propria forza, è altrettanto verso che la Costituzione è espressione politica dello Stato, il quale ha sì cessato di essere uno Stato persona, ma non ha abdicato al suo ruolo politico. Il problema non si pone circa la collocazione al terzo posto del livello leggi ordinarie.

Usualmente ci preoccupiamo della rispondenza delle leggi alla Costituzione. Proviamo invece a dedicare maggiore attenzione al rapporto fra le leggi e i princìpi, ma ancor di più fra la Costituzione e i princìpi, se non altro perchè, pur avendo entrambi dignità costituzionale, in caso di conflitto devono prevalere i princìpi. Ora, se la Costituzione deve cedere il passo ai princìpi, a maggior ragione lo devono cedere le leggi.

Regaliamole le strisce!

Veniamo all’Europa. Fino a quando partiremo dal basso, ovvero da leggi e regolamenti ordinari, non faremo entrare in gioco completamente il piano dei diritti innati e quello del suo ruolo politico che si esprimerebbe solo attraverso una Costituzione Europea valida tutti i suoi stati che dovrebbero quindi rinunciare alle proprie singole Carte Costituzionali ed essere necessariamente “uniti”: gli Stati Uniti d’Europa.

Da molti si dice che “questa” UE ha fatto il suo tempo, che è solo burocrazia, che occorre modificarla profondamente.  Io vedo la questione come un sistema SW che da decenni ci ha portato molti vantaggi ma che ora inizia a mostrare una certa inadeguatezza rispetto alle nostre nuove esigenze. Ed allora, da vecchio manager che nella vita ha avuto – fra i tanti altri – anche il compito di reimpostare interi sistemi informatici, mi permetto di sottoporre all’attenzione delle lettrici e dei lettori una proposta: continuiamo ad usare questo SW, questa Europa, così com’è, senza continuamente criticarla o rifiutarla e – in parallelo – costruiamo il nuovo modello di funzionamento: quando questo sarà pronto, gli potremo trasferire i dati e abbandonare il vecchio.

L’avete letto?

.

.

Solo che se è vero che in Italia spesso si progetta male perché non si è sicuri del successivo finanziamento e talvolta non si finanzia un progetto perché mal progettato; forse è altrettanto vero che non esiste in UE si chi faccia carico dell’investimento in una simile progettazione. Peccato! Personalmente comunque io non dispero e continuo a credere nella mia utopia. Perché ci credo? Perché l’utopia non è un obiettivo irraggiungibile: è un traguardo semplicemente non ancora raggiunto! E poi, cheppalle una vita senza utopie!

Buoni SUE –  USE –  EUE a tutte e a tutti!

.

.

.

.