SOTTO I PONTI DI TRENTO FERSINA SCORRE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 17 Aprile, 2020 @ 7:25 am

Detto altrimenti: il mio fiume durante la pandemia       (post 3856)

“Solo e pensoso i più deserti viali /  vo mesurando a passi tardi e lenti
e li occhi porto per fuggire intenti / a che vigile urban non porti mali.”

(Ho voluto parafrasare il famoso sonetto del Petrarca. La paura del vigile urbano è solo una licenza poetica: infatti davanti a casa mia io passeggio del tutto legittimamente!)

Un liquido velo nuziale d’acqua montana accarezza sassi ormai levigati dal tempo. Lo guardo e lo vedo respirare più che scorrere: il suo è l’alito della montagna, un soffio che in estate addolcisce l’arsura, il gesto amorevole di una mamma che lava dolcemente il viso al proprio bimbo al risveglio. Dicono che sia un torrente e questa è l’immagine che può dare di se’ quando è in piena, una piena che non tracima mai ma che ugualmente talvolta sa ruggire, spaventosa, violenta. Io lo preferisco fiume, quando le irregolarità del suo letto impongono strade diverse alle sue acque che poi sono i suoi pensieri: alcuni – come i miei – scorrono via veloci, determinati; altri esitano, sembrano riflettere, per poi riprendere la strada e ricongiungersi agli altri: più lentamente, più dolcemente, più a valle.

Il mio fiume è la Fersina, in dialetto trentino la Fersena come preferisco chiamarla. Un fiume, un torrente al maschile, un nome al femminile. A lei ho dedicato poesie, fotografie, pensieri e riflessioni come quelle che sto scrivendo. Per lei ho scritto una poesia che è stata inserita nello splendido volume “La Fersina – Antica signora della Valle” di Lino Beber, Mario Cerato e Claudio Morelli, edito dall’Associazione Amici della storia di Pergine, la cui presentazione, a firma della Presidente Iole Piva, recita: “Non si può amare un fiume o un torrente, l’acqua che scorre, carica di simbologie, miti, paure, demoni, streghe e fate; l ’acqua che scorre è vitale, ma è anche la lotta dell’uomo per sopravvivere, per domare la sorte e la terra che calpesta. La vitalità dell’acqua fa della Fersina natura pura.” Il volume. Nella pagina dei ringraziamenti il mio contributo è attribuito a tale Riccardo Luccati: evvabbè … può succedere ad un tipografo compositore Trentino di trentinizzare, d’istinto, un cognome toscano: non gliene voglio certo per questo.

.

Una coppietta al sole

In questi giorni di coprifuoco a me suo frontaliero è consentito dalla legge passeggiare lungo gli ottocenteschi bastioni austroungarici che lo hanno deviato un secolo e mezzo fa, a ricordare quando in un recente passato mi fermavo a cercare di cogliere qualche sua prima immagine, io fotografo improvvisato, io che un giorno lungo questi viali viali ho fatto amicizia con un fotografo vero, in pensione come me ma sempre molto vero, Luigi Zullo, ormai un amico che mi ha regalato alcuni suoi scatti.

Ristorante “Fersina”: oggi pesce fresco  (foto Luigi Zullo)

La Fersena è poesia. A lei ne ho dedicate alcune. Lei me ne richiama una di Guillaume Apollinaire della quale riporto volentieri qui di seguito alcuni versi, chiedendo scusa all’Autore per questa estrapolazione (strumentale, lo confesso! In compenso un giorno, a Parigi per lavoro, mi sono fatto accompagnare a rendere omaggio al Ponte Mirabeau):

Il ponte Mirabeau

Parigi: il ponte Mirabeau

.

.

Sotto il ponte Mirabeau scorre la Senna / me lo devo ricordare. / La gioia veniva sempre dopo il dolore. / Com’è lenta la vita / e come la Speranza è violenta / quest’acqua corrente. / Venga la notte suoni l’ora / i giorni se ne vanno io rimango. / Passano i giorni e passano le settimane / né il tempo passato / né gli amori ritornano. / Sotto il ponte Mirabeau scorre la Senna. / Venga la notte suoni l’ora / i giorni se ne vanno io rimango.

.

.

Sotto i ponti di Trento Fersina scorre … 

Mi era venuta voglia, tanta voglia di scrivere “Sotto i ponti di Trento Fersina scorre …” ma poi ci ho rinunciato e ho scritto le “mie” poesie. Eccole:

Il Canto di Trento a la Fersena

Sei vivo. / Mi parli col suono di luce / dei tuoi mille occhi di rivo / splendenti / nel verde. / Dapprima / mi sembri annoiato / nel lento rigiro / che sempre conduce / al tuo limitato infinito / eletta dimora / di anatre urbane / ed aironi / in morbide anse di steli / ov’acqua / fra ‘l fiore che odora / con tenue sospiro si perde.

Anatre urbane (foto Luigi Zullo)

Ma ecco / improvviso / uno slancio / al pari del cervo brunito / che hai visto saltar le tue rive / braccato dal cane / ed hai ristorato / offrendoti invito alla sete / ed alle corse un po’ schive / del giovane re incoronato.

Uno slancio …

Ancora … / hai negli occhi il ricordo / di una prudente marmotta / del falco / che lento / si libra nel cielo in agguato … / di un movimento … / di vita che lotta … / di tenero nido violato.

Tu nasci ove aria rinfresca. / Poi … / scendi la cima / scoscesa di valle / tedesca / qual liquido velo nuziale / che adorni la Sposa Atesina / e rechi in pianura / la figlia del suolo innevato / i fulgidi pesci d’opale / il tenue lenzuolo / che dona ristoro all’arsura / di ninnula cuna / il manto di brezza / che stendi alla luna / ed olezza.

Fulgidi pesci d’opale (foto Luigi Zullo)

E dolce assopisci il bambino / cantandogli la ninna nanna / che i monti ti hanno affidato. / Tu sei Poesia / il capolavoro scolpito / del grande Pittore Trentino / che ascolto / rapito all’oblìo / insieme alle fronde / degli ippocastani / che sopra le spalle / ti fan capolino ondeggiando / e curioso / protendono il volto / sull’armonioso spartito / del tuo gorgoglio.

Ippocastani de la Fersena

Ma ora prosegui il tuo viaggio / e mentre ricevi altre sponde / le mie vecchie mura imperiali / riflesse / ti rendono omaggio / più belle pe’ i grandi regali / che porti di piccole onde.

Le vecchie mura imperiali e lassù il Bondone

Le prossime mie poesie ve le trascrivo senza gli “a capo”: divertitevi voi …

Primavera sul Fersina
(Guardando i grappoli fioriti degli ippocastani)

Tenere fresche speranze danzanti ti offrono grappoli di parole amiche i rami protesi sul Fersina. Disegnate dal cielo mobili sculture trasmettono linfa di primavera al fusto a la vita alla terra. Tronco invernale ostinatamente infisso in uno spazio ostile tu pure le vedi e rinasci dal dono di forza e calore che scivola lungo lo sguardo sin dentro una pietra a forma di cuore.

In primavera
In autunno

Autunno sul Fersina
(Dedicata alle bimbe di una coppia di amici)

Scrocchiano le foglie al passaggio di pensieri dipinti a colori sospesi. Ritorna dal monte lontano la fredda aria del nord e contende calore al mattino e alla sera. I raggi del sole dorati di fresco trapuntano un cielo pulito. Attesa d’inverno prepari il tuo nuovo quaderno al bianco mantello di neve. Attraverso i rami e di tuoi anni ogni giorno di più appare la vista nascosta del verde d’estate e del tuo passato. E’ giunto l’autunno colorato di occhi bambini e di voglia di vita che scorre.

Occhi bambini

La piena del Fersina

Impregna di sé erba paziente rocce assetate asfalti insidiosi erosa montagna disciolta da un cielo colore di terra. Galoppo sfrenato di liquidi pensieri scolpisce lo spazio di forme sospese nel nulla e attrae lo sguardo come lingua di fuoco danzante dal ceppo invitando il tuo corpo a librarsi in una vertigine alpina. Sfuggono a valle saltando tronchi rubati alle sponde avulse membra stillanti dal corpo indifeso del mondo tratti bizzarri di un perenne dipinto vivente. E tu vorresti che l’onda di piena dei tuoi sentimenti non passasse mai …

In piena

Tronchi avulsi
In inverno

Ecco, ho finito. Dice … “Ma tu cosa sei, Riccardo? Un po’ blogger e un po’ poeta s’era capito; ma poi anche cos’altro”? Be’ raga, scialla, se andate a leggere i miei post
scoprirete facilmente tutti gli altri miei ingredienti!

.

.