ANCORA MOBILITA’: LA CONCESSIONE A22

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 27 Settembre, 2012 @ 6:23 am

Tre "canne" parallele ...

Detto altrimenti: il Tunnel di Base del Brennero, di per sé, non basta. Occorre che la concessione dell’A22 resti locale. Il Governo di Roma afferma che le infrastrutture sono uno dei punti di forza sui quali investirà. Bene. E noi, dal Trentino e dal Sud Tirolo, siamo pronti a fare la nostra parte.

L’Italia è in ritardo infrastrutturale rispetto alla media degli altri paesi europei di 150 miliardi di euro di investimenti. Inoltre il traffico pesante è fortemente sbilanciato in favore del traffico su gomma (70%) a danno della rotaia (30%), all’opposto di quanto avviene in Germania. E non per colpa della nostra Autonomia.

Le industrie del Paese, a prescindere dalla crisi attuale, perdono competitività per carenza di infrastrutture di comunicazione: l’aggravio dei loro costi può stimarsi fra il 10 ed il 15%. Nonostante la crisi, nel 2011 le industrie trentine (in primis tessile, agroalimetare, chinica) hanno un incremento del fatturato del +9% (L’Adige 27 settembre 2012 pagg. 1 e 7).

 Si dice: puntiamo sulla “intermodalità”, cioè sul trasferimento del traffico dalla gomma alla rotaia. Ma le nostre ferrovie, per almeno 10-15 anni non saranno al livello europeo.

 Il traffico merci mondiale è sempre più mediterraneo, quello mediterraneo è sempre più italiano, quello italiano sempre più alpino, secondo la direttrice Nord- Sud (Tunnel di base del Brennero, A22), mentre è sempre di meno Est-Ovest (TAV).

Gli effetti della recessione coprono parzialmente le carenze infrastrutturali. Ma questo non può essere l’alibi per trascurare il problema. “Si vis pacem, para bellum,”, cioè anche oggi, in piena crisi economica (anzi, proprio per questo motivo!) dobbiamo preoccuparci a riprogrammare i nostri sistemi infrastrutturali, in vista della ripresa.

Il problema di fondo è che la nostra ormai è una società relazionale che di fatto non relaziona abbastanza, perché ha voluto essere troppo “densa” di relazioni: ha voluto creare nuove industrie, decentrarle in paesi lontani per ridurre i costi della produzione ma aumentando il volume delle merci trasportate; ha voluto attrarre nuovi flussi turistici, muoversi in fretta e forse anche troppo, cercare di annullare lo spazio ed il tempo. Ora, una società densa induce nei suoi abitanti la paura della vischiosità, la quale, a sua volta, li induce a ricercare il “viver bene locale”. Ciò si persegue creando reti infrastrutturali corte (“Progettiamo da qui a li, gli altri si arrangino”), e ridistribuendo gli spazi disponibili (“Qui creiamo un parco pubblico, lì un giardino privato, dove potremo entrare a goderci la non-densità e la non-vischiosità”).Questa è una visione accettabile solo in parte e solo per il breve periodo, perché non siamo soli al mondo, abbiamo dei confini abitati, dove vivono “gli altri”, siano essi gli altri componenti della famiglia, della città, della regione, degli altri stati etc., ed anche perché se non si progetta, si è progettati.

Ed allora? Allora si devono mettere in rete i problemi e le loro pseudo-soluzioni (le reti corte), secondo una filosofia di area oggi più che mai europea (!) che ricomprenda l’interfacciamento con la filosofia delle aree confinanti.

E non basta un accordo tecnico sul sistema delle infrastrutture, non basta progettare un sistema organico di infrastrutture (che già sarebbe molto). Occorre un accordo socio-politico oggi più che mai a livello europeo sul “dove vanno le aree alle quali apparteniamo”. Nel caso nostro, esse si stanno attrezzando semplicemente per “sgorgare” il Sistema del Brennero? Oppure per creare le migliori relazioni dirette possibili per il Sistema Europa? La soluzione sta nel mettere in rete il Sistema del Brennero con il Sistema Europeo.

Questo risultato può essere raggiunto attivando le Euroregioni, soggetti locali ma interstatali, locali ma europei, locali ma con visione europea. Questi soggetti inoltre fornirebbero la migliore garanzia che il loro obiettivo principale non sarebbe il pagamento di dividendi, ma il reinvestimento funzionale degli utili.

Ben venga quindi nella nostra area l’attivazione di una Euregio (dei Trasporti dell’Asse del Brennero), purché essa non persegua la creazione di una “rete corta” da Innsbruck a Verona, ma sia catalizzatrice di un Sistema dei Trasporti funzionale anche all’intero Sistema Europa.

In quest’ottica, la concessione dell’A22, già locale, deve restare tale, affinchè l’intero progetto si possa avvantaggiare delle capacità progettuali e di autogoverno già positivamente maturate in seno alle Autonomie Locali, anzichè essere allineato al livello di sistemi ancora in corso di perfezionamento. Magari iniziando dall’attivazione di una joint venture funzionale fra le tre autostrade prioritariamente interessate, quella tedesca, austriaca ed italiana. Viribus unitis, intendo …

Si obietta: ma le leggi e gli accordi internazionali non ce lo consentono. Ed allora se le leggi (europee) non sono funzionali al progetto, cambiamole. Progetti speciali in momenti speciali (di crisi, intendo) richiedono leggi speciali nel senso di “nuove” nel senso di “adeguate” all’esigenza reale d urgente del momento. D’altra parte, da parte dei partiti non si sta mettendo mano (finalmente e per fortuna, dico io!) anche alla legge sui rimborsi elettorali, fino a poco tempo fa strenuamente difesa (e abusata!) proprio dagli stessi partiti?

Solo “Filosofia della Mobilità?”  Forse … ma almeno ci stiamo provando … sperando che il nostro obiettivo diventi anche obiettivo del Governo di Roma.