DEMOCRAZIA E SEGRETO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 4 Agosto, 2020 @ 5:23 am

Detto altrimenti: Democrazia come governo visibile  (post 3974)

“Democrazia e segreto” un piccolo grande libro di tale Bobbio dr. Umberto (Einaudi, Saggi, 2011, 53 paginette per €9,00).

Democrazia come governo visibile: Bologna, Ustica, Piazza Fontana. E se ci sono “servizi segreti” questi devono essere visibili da parte del Governo. Non che gli Anglosassoni brillino per democrazia (vera), ma almeno “fuori al portone” hanno apposto la targa che indica che quelli sono gli uffici dei loro servizi “segreti”. Ora Bobbio non nega la funzionalità e la necessità dei servizi segreti, purchè non operino atti politicamente rilevanti senza avere potere e responsabilità politica, anzi, “cercando di sottrarsi alle normali responsabilità civili, amministrative e penali (pag. 14, op., cit.) … tralasciando io di trattare in questa sede il pur grave aspetto morale”. E continua (pag. 16): “ Non esiste democrazia senza opinione pubblica, senza la formazione di un pubblico che pretende di avere diritto a essere informato delle decisioni che vengono prese nell’interesse collettivo e di esprimere su di esse la propria libera critica”.

Democrazia come governo visibile: Trentino. Smetto di citare l’opera di Bobbio, tanto scommetto che andrete a comperare questo libretto.  Vengo al nostro Trentino. Il Presidente della Giunta Provinciale mantiene il segreto su come intende spendere i 350 milioni che sono arrivati dallo Stato. Lo mantiene fino a quando deciderà ci comunicare ex post cosa avrà deciso.  Eppure la nostra democrazia si fonda – fra l’altro – sul principio della separazione dei poteri e il potere esecutivo (il governo, qui da noi la giunta provinciale) dovrebbe dare esecuzione alle decisioni del potere legislativo cioè del parlamento (qui da noi del consiglio provinciale).

Democrazia come governo visibile: Genova. Smetto di parlare del nostro governo autonomo (in questo caso “troppo” autonomo) e vengo alla “mia” Genova (d’origine). Ieri alle 18,00 abbiamo assistito in diretta TV alla cerimonia dell’inaugurazione del Ponte Genova S. Giorgio. Brava Genova che hai sofferto vittime, danni economici e disagi d’ogni tipo, brava Genova che ce l’hai fatta ancora una volta! Qui non ci saranno segreti: chi ha sbagliato deve pagare. E già che ci sono, pur essendo io sampdoriano, sono contento che il Genoa non sia astato retrocesso in serie B. A parte l’inno nazionale suonato all’arrivo del Presidente della Repubblica Mattarella, la colonna sonora della cerimonia è stata la canzone di Fabrizio de Andre Creuxa de ma: eccola qui, a beneficio dei non-Liguri

Creuxa de ma’

Umbre de muri muri de mainè / dunde ne vegni duve l’è ch’anè./ De ‘n scitu duve a lun-a a se mustra nua / e a neutte a n’a puntou u cutellu a ghua. / E a munta l’ase u gh’è restou Diu / u diau l’è in ce e se ghe faetu u niu. / Ne sciurtimu da u ma’ pe sciugà e ossa da u Dria / a funtan-a di cumbi nta ca’ de pria. / E in ta ca’ de pria chi ghe saià / in ta ca’ du Dria che u nu l’è mainà. / Gente de Luganu facce da mandillà / quei che de luassu preferiscian l’a./ Figge de famiggia udù de bun / che ti peu ammiale sensa u gundun. / E a ste panse veue cose ghe daià / Cose da beive cose da mangià. / Frittua de pigneu, giancu de Portufin / cervelle de bae ntu u meiximu vin. / Lasagne da fiddià ai quattro tucchi / paciughi in agrouduse de levre de cuppi. / E’ n sca barca du vin ghe navughiemu ‘n sci scheuggi / emigranti du rie cu’ i cioi ‘nti euggi./ Finchè u matin crescià da pueilu recheugge / praticament fre du ganeuffeni e de figgie. / Baccan da corda marsa d’aegua e de sa / che a ne liga a ne porta nte ‘na creuxa de ma.

Creuxa di mare

Ombre di facce, facce di marinai / da dove venite dov’è che andate./ Da un posto dove la luna si mostra nuda / e la notte ci ha puntato il coltello alla gola. / E a montare l’asino ci è rimasto Dio / il diavolo è in cielo e ci si è fatto il nido. / Usciamo dal mare per asciugare le ossa dall’Andriano / alla fontana dei colombi  nella casa di pietra. / E nella casa di pietra chi ci sarà / nella casa dell’Andriano che non è marinaio. / Gente di Lugano facce da tagliaborse / quelli che della spigola preferiscono l’ala. / Ragazze di famiglia odore di buono / che le puoi guardare senza il preservativo. / E a queste pance vuote cosa gli darà / cose da bere cose da mangiare. / Frittura di pesciolini, bianco di Portofino / cervella di agnello nello stesso vino. / Lasagne da tagliare ai quattro sughi / pasticci in agrodolce di lepre delle tegole (gatto, n.d.r.). / E nella barca del vino ci navigheremo sugli scogli / emigranti della risata con i chiodi negli occhi. / Finchè il mattino crescerà da poterlo raccogliere / praticamente fratello dei garofani e delle ragazze. / Padrone della corda marcia d’acqua e di sale / che ci lega e ci porta in una creuxa di mare.

P.S.: la creuxa è la stradicciola che scende dalle alture verso il mare, spesso “vista mare”, spesso fra muri che delimitano le “ville”, cioè i poderi/masi dei baccan (contadini), muri spesso sormontati da offendicoli realizzati con cocci di bottiglia.

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