DUE BANCHIERI: DON LORENZO GUETTI (1847-1898) E AMADEO PETER GIANNINI (1870 – 1949)

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 10 Agosto, 2020 @ 8:22 am

Detto altrimenti: due Persone da non dimenticare    (post 3979)

Da tempo mi era stato chiesto di scrivere di Don Lorenzo Guetti. La mia prima certezza è stata quella di non essere all’altezza del compito. E poi, il timore di ridurmi a fare un riassunto di ben altri scritti altrui. Ed allora mi sono detto: cerca di cavartela con accostamenti a persone e situazioni analoghe: cerca di fare un mix che incuriosisca,  che stimoli riflessioni ed interessi. Ho pensato di farlo ricordando un altro banchiere: Amadeo Peter Giannini.

Pedalando spesso per l’altopiano di Fiavè provenendo da Riva del Garda e diretto a Sarche e a Riva, mi fermo sempre qualche minuto a Vigo Lomaso, davanti alla casa natale di Don Lorenzo Guetti, il padre della Cooperazione trentina. Nato da famiglia poverissima cioè normale come tutte le famiglie della zona e del tempo, uno dei quattordici figli, riuscì a costruire un monumento di Umanità, di Civiltà, di Storia. Chi lo ricorda, e qui da noi sono molti, lo cita come fondatore della prima famiglia cooperativa (1890), della prima Cassa Rurale (1892) e deputato al Reichstag di Innsbruck (1897). Tuttavia l’aspetto della persona che andrebbe prioritariamente sottolineato come caratterizzante è il suo rapportarsi con la gente che egli voleva coinvolgere non per ricercarne il consenso, bensì per trasformare gli uomini dei campi in protagonisti. (1). “Protagonismo” è un termine che oggi può avere un significato anche negativo, ma che ai suoi tempi era l’opposto della accettazione supina di tutto: quindi era un vero e proprio “tentativo di democrazia”.

Don Guetti non aveva il computer, il telefonino; per recarsi a Trento  non disponeva di strade ma di sentieri e di una carrareccia, quella che noi stessi oggi – trasformata in pista ciclabile – percorriamo in bicicletta e che costeggia, asfaltata, lo splendido canyon del Maso Limarò, qui nella foto sotto vista da quella per Ranzo-Lago di Molveno.  Eppure seppe portare a molti il suo pensiero, anche al di là delle Alpi da dove a sua volta trasse l’esempio delle Banche Raiffaisen (2) per la creazione delle nostre “rurali”.

Alla base del suo pensiero economico-finanziario-politico-sociale, stava un concetto di base: il Bene Comune che era tale in quanto “costruito sin dall’inizio con il contributo di tutti” (una piazza, una scuola non sono Beni Comuni, bensì “solo” beni pubblici, collettivi, a meno che non si tratti di una piazza e di una scuola costruita con le mani e con i denari di tutta la collettività). Conseguenza diretta del coinvolgimento di tutti era il secondo pilastro della sua azione: la responsabilizzazione di tutti: ovvero ogni “costruttore” dell’opera (banca, cooperativa) era solidalmente responsabile della propria “creatura” di fronte a terzi.

Il suo modo di vivere, pensare ed agire anticipa quello di Don Primo Mazzolari (1890-1959: “Occorre dare potere alla coscienza dopo aver dato per tani secoli coscienza al potere”) e di Don Lorenzo Milani (1923-1967, il quale, rivolto ai suoi allievi: “Ho voluto più bene a voi che a Dio, ma Lui me lo considererà come un merito”). (1).

Le crisi finanziarie degli nultimi secoli, in questo libro

Don Guetti portava la Chiesa fra la gente, nelle stalle a fare filò, in catapecchie che si preferiva chiamare case, negli anni della prima grande crisi della finanza europea, quella viennese del 1870. Al fine di dare un significato distintivo a questo ricordo di Don Guetti, ne inquadro l’azione all’interno di quanto avvenne nel mondo dell’economia e della finanza in quegli anni (3). Prezzi in caduta libera, recessione. Solo convenzionalmente se ne data l’origine all’ 8 maggio 1873, il cosiddetto “primo venerdì nero” della Borsa viennese: nello stesso giorno precipitò la quotazione di tutte le società quotate in borsa. Tutti si precipitarono a vendere. Cosa era accaduto? Si era all’apice della fase del cosiddetto Grunderzeit, periodo di forti speculazioni, enfasi della new economy, sulla scia dello sviluppo delle reti ferroviarie europee. Le società ferroviarie prosperavano, idem le società dell’indotto, la gente si indebitava per comperare azioni e poi rivenderle con forti utili. Fino al crack viennese del 10 maggio 1873, quando ci si accorse che il re era nudo! L’abuso del ricorso al credito fra l’altro aveva generato la mancanza di credito per le imprese. Si era generata una ricchezza fittizia. Le stesse banche si erano lasciate trascinare verso il facile guadagno, basato su finanza “pura”, su progetti fondati sulla sabbia. Le imprese senza credito ridussero la produzione, licenziarono. Il reddito dei lavoratori diminuì, idem i consumi. La più colpita fu l’edilizia. La gente cercò di tornare alla terra, in campagna, ma la campagna era stata automatizzata e non assorbì mano d’opera. Ecco l’emigrazione come unica via di salvezza. Forte esodo verso il sud ed il nord America. Negli anni dal 1850 al 1874 Vienna rilasciò 4061 passaporti per gli USA. Nel solo 1875 ne rilasciò 4.974 di cui 97,2% a Trentini! Questa Grande Deflazione fu generata anche dal mutamento delle infrastrutture di comunicazione (ferrovie) e del passaggio dalla navigazione a vela a quella a motore. Infatti i velieri erano costretti a soste di mesi interi in attesa degli Alisei e comunque trasportavano solo merci ad alto valore intrinseco. Con l’avvento delle navi a vapore, il costo dei noli crollò (nonostante che il vento fosse gratuito e il carbone no) e le navi iniziarono a trasportare grandi quantità di merci a basso valore intrinseco, fra cui le derrate alimentari americane che invasero i mercati europei, aggravando la crisi dei produttori agricoli: cereali dal nord America e carni congelate dal sud America. Ciò determinò da parte di tutti i paesi europei una politica protezionistica con l’imposizione di dazi all’importazione che però non equilibravano completamente lo squilibrio dei prezzi. Pertanto i produttori europei cercarono di scaricare queste differenze risparmiando sul costo del lavoro, riducendo sui salari.

Per analogia, mi piace ricordare l’opera di un altro little ma great, piccolo ma “grande” uomo: 1870 bolla finanziaria viennese, 1870 nasce in California Amadeo Peter Giannini, figlio di immigrati italiani da un paesino dell’entroterra di Chiavari, il quale nel 1904 fondò la banca per chi non ce l’aveva, la piccola, quasi insignificante  Bank of Italy, l’unica sopravvissuta al terremoto e all’incendio di S. Francisco del 1906, l’unica che ne finanziò la rinascita sulla base di prestiti concessi sulla semplice fiducia alla gente, banca che poi divenne l’attuale Bank of America (4)

Ecco il quadro macro entro il quale di inseriscono l’azione e le innovazioni di Don Lorenzo Guetti, prete della Cooperazione, prete “banchiere della banca per chi non ce l’aveva”. Mi resta una domanda: chissà se Amadeo Giannini conosceva le Raiffeisen e le nostre Casse Rurali …

  •  “E per un uomo la terra”, Don Marcello Farina, Il Margine 2011.
  • “Friedrich Wilhelm Raiffeisen – Cristiano, riformatore, visionario, di Michael Klein. Fondazione Lorenzo Guetti, prefazione di Marcello Farina.
  • “Le crisi strutturali dell’ultimo secolo e mezzo”, intervento del Prof. Andrea Leonardi al Gruppo Cultura del Comitato Culturale e Ricreativo di Martignano (TN), 7 febbraio 2013.
  • “Biografia di una banca”, Marquis James e Bessie R. James, Ed. Ruggero, Torino, aprile 1970.