PRESIDENTE CONTE, FACCIAMO INSIEME UN PO’ DI FILOSOFIA POLITICA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 12 Gennaio, 2021 @ 6:37 am

Detto altrimenti; quanto e’ difficile operare se si parte dal basso …  (post 4136)

… dal basso, dai singoli interventi e cercare, nel migliore dei casi, di inserirli in una visione d’insieme! Se al top di un sistema economico, sociale, politico o altro manca la visione d’insieme, via via che si scende verso i livelli più operativi regna il caos e ogni azione manca di una sua significatività: nel bene e nel male.

Mi spiego con qualche esempio. Il primo è l’esempio di una visione d’insieme fortemente negativa. Una società commerciale può prendere le mosse dalla visione di come essa stessa riuscirà a far sviluppare il mercato in una direzione che al momento il mercato stesso nemmeno immagina: questo tipo di marketing che fa nascere bisogni nuovi, non avvertiti spontaneamente dai consumatori come necessari da essere soddisfatti, può essere definito “marketing diabolico”.

(Per inciso; il marketing positivo è quello operativo, che sviluppa i prodotti esistenti e quello strategico, che segue l’evoluzione dei bisogni veri della clientela).

Anche in politica esiste il marketing diabolico, quando si vuole condurre il popolo a credere di avere l’esigenza di soddisfare un bisogno che tale non è, e cioè il bisogno di essere guidati da chi pensa al posto del popolo, da chi agisce al posto del popolo attraverso l’esautoramento del Parlamento del popolo: ciò viene attuato prima di fatto, subordinando la funzione legislativa a quella esecutiva, poi di diritto, quando una democrazia parlamentare si trasforma democraticamente in una democrazia diretta da poche persone, cioè in una oligarchia. Attraverso un percorso di marketing diabolico, appunto.

Veniamo ora all’esempio di una visione d’insieme fortemente positiva, in politica, sia essa politica aziendale o governo dello stato: anzi, parliamo proprio di governo dello stato. Secondo la “filosofia” che sto seguendo parto “dall’alto” ed assumo un assioma che faccio mio rubandolo a tale Alcide De Gasperi: “il politico pensa alle prossime elezioni, lo statista alle prossime generazioni”. E allora tutte le azioni che metto in atto per il presente non possono consistere essere solo o principalmente nella distribuzione di aiuti ma anche e soprattutto investimenti produttivi nel e per il futuro, in termini di denaro, di possibilità di un futuro per i giovani, di cultura.

La cultura, quella “cosa” che Matteo Renzi ha messo al primo posto delle sue richieste a Conte. La cultura, ciò che ti stimola a leggere, capire, condividere o – perché no – anche contestare un post come questo; ciò che ti fa sentire l’esigenza di una visione sistemica del presente e soprattutto del futuro; ciò che rappresenta la peggiore minaccia per i regimi totalitari o anche solo aspiranti oligarchici; cultura che non può essere solo la capacità di riassumere un brano dei Promessi Sposi e di svolgere un lavoro dell’oggi, ma anche la conoscenza del significato di quel brano e l’essere messi in condizione di imparare e svolgere i lavori del domani.

Lavorare nell’oggi per il domani all’interno di una scala culturale di valori al cui vertice ci sia un assioma ben definito. Sul piano dell’organizzazione del modello, la piramide si allarga su un numero sempre più elevato di soggetti ognuno dei quali sempre meno decisionale e sempre più operativo ma tutti con una caratteristica comune: avere in capo a se stessi sia il potere che la responsabilità.

Chiudo con due esempi: chi ha avuto ed ha il potere di avere dato la paghetta a tutti, ha anche la responsabilità del risultato del tutto deludente dell’iniziativa? Chi oggi sta cercando di avere il potere monopolistico dell’utilizzo di 300 miliardi, ha anche la responsabilità di iniziare di dovere e sapere organizzare sin da adesso il processo di rientro dell’enorme debito pubblico?

E se mi sbaglio mi corigerete …