DA MIO FIGLIO EDOARDO A SUO NONNO, MIO SUOCERO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 31 Agosto, 2022 @ 1:19 pm

Di mio, aggiungo solo qualche foto.

DELLE COSE CHE NON SAPPIAMO E CHE PERÒ INVECE SAPPIAMO.

A Riva del Garda c’è un centro fuori dal centro, non raggiunto dalle tratte controestetiche del sandalo calzinato che s’attaglia al tedesco. Si chiama piazza o via Marocco, non saprei bene, e c’è un antico lavatoio.
Ieri ho scoperto che questo luogo, quando i miei nonni lasciavano Genova per venire sul Garda a trascorrere alcuni mesi d’estate – circa 30 anni fa – era uno dei posti della città che mio nonno preferiva. Nessuno me l’aveva mai detto, ma appena l’ho scoperto mi è immediatamente sembrata una cosa del nonno. L’ho scoperta – insomma – senza esserne all’oscuro, come qualcosa che il nonno mi abbia lasciato in forma di piazza, a dirmi di cose che già sapevo piacergli. Mio nonno – che in quelle lontane settimane passavo a visitare fra un bagno al lago e una sessione rincitrullente di kick-off 2, sensible soccer o pc calcio – rimane dentro di me come l’immagine in movimento di una nobilissima pazienza elucidatrice, scrupolosa, minuziosa, rispettosa delle cose perché attenta al loro dettaglio, appassionata a ciò di cui si poteva dare e trasmettere e infine tramandare varietà, articolazione, mondo.

Quando a Genova, negli anni 80, avevo avuto l’occasione di accompagnarlo a prendere il giornale, o il pane e la focaccia, passeggiando piano da Sturla verso il mare, ogni metro era stato occasione per apprendere informazioni preziose, inusitate, e per sapere in quante e quali lingue una certa faccenda aveva asilo e campo e di cosa si componeva la scienza silenziosa di questo e quel mestiere.In quel lavatoio, quindi, immagino che il nonno possa aver visto tracce di lavori, e perizie e cure di un mondo a lui più prossimo, apparso a fargli compagnia in riva ad uno specchio d’acqua molto più stretto di quello che ne aveva ben più a lungo accompagnato l’esistenza.

.

E ieri, in un modo che non saprei dirvi altrimenti, ho così sentito ancora una volta la sua mano stringersi intorno alla mia come quando dovevamo attraversare la strada, e io ero piccolo e allegro e svaporato, e l’ho sentita invitarmi di nuovo all’attenzione, la più grande arte del nonno e l’unica cosa – in fondo – che davvero conti.

.

.