OGGINBICI 90 KM
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 20 Maggio, 2021 @ 8:45 pmDetto altrimenti: dal mio km 1070 al mio km 1160 stagionale (post 4260)
I km nelle gambe sono (ancora) pochi e gli anni (77) tanti. Che fare? Pedalare molti km con la e-bike e passare gradualmente alle bici muscolari. Sta di fatto che oggi senza la mia e-mtb il giretto che ho fatto non me lo sarei potuto permettere. Vediamo insieme di cosa si è trattato.
Sono a Riva del Garda ed ho organizzato una pastasciuttata alle sarde a Borghetto all’Adige … al ristorante? No, è ancora chiuso, bensì alla Pro Loco Borghetto di cui siamo soci! “Siamo”, perché Claudio è partito in auto da Trento e ci siamo trovati a Mori dove io sono salito da Riva, ed era anche ripida, credetemi!

Riva del Garda. Sono le 08,00, costeggio il lago sulla bella ciclabile, velocità necessariamente ridotta. Salire da Riva del Garda alla Valle dell’Adige per … ma per quale via? Vediamole elencate da nord a sud:
- Bolognano – Nago, pendenza ferroviaria del 5%, ottima ma ci sono i TIR: scartata.
- Prato Saiano-Nago, ciclabile in parte ottima, in parte pessima con fondo molto disastrato, solo per bikers”duri” con buona esperienza e allenamento: scartata.
- Salita per le auto da Torbole a Nago, pendenza 10%, buona ma scartata: è vietata alla bici.
- Salita “Strada Vecchia Torbole” pendenza 10-15-18%, fatta ma … ma poco dopo la partenza hanno messo un semaforo: se lo trovi rosso, con una bici muscolare non riesci a ripartire!
- Salita dalla località Busatte, pendenza fino al 18% (fatta al ritorno, in discesa).

Arrivato a Nago, attraverso il paese e scollino al Passo S. Giovanni (un’ora per fare 10 km da Riva del Garda di cui 5 di salita, soste per foto comprese). Indi scendo verso est, costeggio il bel biotopo del Lago di Loppio e arrivo a Mori stazione alle 09,40 dopo 20 km, soste per foto comprese. Da Mori a Borghetto all’Adige sono 25 km (55 da Trento). Pedaliamo lentamente, con il vento alle spalle. Arriviamo a Borghetto alle 11,30 soste per foto comprese. A Borghetto ci accoglie Adelio, Presidente cuoco della Proloco, ormai un vecchio amico.

Bianco d’aperitivo con bocconcini di pane e mortadella in attesa del piatto forte: pasta con le sarde, poi subito arrivato, ottimo! Un clima da paese d’una volta: passa un amico, poi un altro, tutti del paese, chi beve un bianco, chi si ferma a mangiare con noi: ci salutiamo con tanta simpatia, ormai ci considerano quasi dei loro e poi … poi siamo soci della Proloco, io tessera n. 40, Claudio 41!

Qualche nuvolone in cielo, io sono un po’ preoccupato: insisto per ripartire poco dopo pranzo, sempre con il vento a favore! Infatti s’è alzata una forte Ora da sud e voliamo a 25-27 kmh senza sforzo. L’aiuto elettrico è un vero “aiuto”, d’altra parte le nostre bici pesano 25 kg (una bici da corsa, moderna, pesa 7 kg: la mia da corsa un po’ datata, 9 kg).

Arriviamo al bivio che poco prima di Mori mi riporta verso Riva: ci salutiamo, Claudio procede per altri 1,5 km e raggiunge la sua auto. Io supero Mori, il Lago di Loppio, scavalco il passo S. Giovanni, mi tengo sulla sinistra ed evito Nago, scollino (18%) e plano sulla discesa delle Busatte. Poi lungolago e a casa. In totale 90 km consumo elettrico l’80% di una vecchia batteria da 400 che comunque, per prudenza, a Borghetto avevo ricaricato.

Good Bike everybody!
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CRIPTOVALUTE: LA NUOVA ARMA DI UNA NUOVA SPECTRE
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 19 Maggio, 2021 @ 1:48 pmDetto altrimenti: continua dal post precedente (post 4259)
Faccio seguito al post precedente a firma del mio amico Gianluigi De Marchi. Oltre ai rischi ivi enunciati, ne vedo altri:
1) nulla si sa su come vengano utilizzati i soldi veri, cioè le valute vere che ogni acquirente di criptovalute versa a … a chi, appunto, nemmeno sappiamo dove vanno a finire i nostri soldi! Figuriamoci sapere che non servano per produrre e commercializzare droga, armi … per destabilizzare questa o quella banca centrale, etc.;
2) il prelievo di soldi veri dalle banche per acquistrare criptovalute, indebolisce il sistema bancario con gravi danni per l’economia mondiale;
3) la canalizzazione del denaro verso le criptovalute sottrae finanza alla sottoscrizione di titoli di debito pubblico, con gravi danni per la finanza pubblica dei paesi indebitati. Ragione di più perchè lo Stato emetta TITOLI IRREDIMIBILI DI RENDITA NON DI DEBITO, anche per frenare questa emorragia.
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BITCOIN: IL NUOVO ORO O LA VECCHIA CATENA DI SANT’ANTONIO?
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 19 Maggio, 2021 @ 9:23 amdi Gianluigi De Marchi
Detto altrimenti: Una pizza da un milione di dollari (post 4258)
N.B.: questo è un “postaltrui”. Seguirà un “postmio” di integrazione
Bitcoin, Ethereum, Litecoin e tante altre criptovalute sono definite la moneta del futuro. Da una quindicina d’anni il mercato finanziario ha assistito ad un fenomeno impensabile fino all’avvento dell’era digitale che ha spazzato via vecchi canoni e modi di operare tradizionali. Il punto di svolta si colloca nel 2004, quando si affaccia la prima valuta virtuale, il Bitcoin (che oggi è una delle tante criptovalute, ma che resta la protagonista del mercato). Inventore è un certo Satoshi Nakamoto (ma la sua identità è da anni messa in discussione perché nessuno la ha mai conosciuto; probabilmente è un nome di fantasia di un gruppo di esperti informatici statunitensi). La storia racconta che il primo utilizzo del Bitcoin avvenne a New York, quando un giovane ordinò una pizza ed offrì al ristorante di pagare con questo strumento; passato il comprensibile momento di smarrimento, il pizzaiolo accettò, e così incassò una ventina di bitcoin, consegnando la pizza. Valore della moneta in quel momento: 40 centesimi di dollaro. Nessuno ha mai raccontato cosa fece il pizzaiolo dell’incasso (probabilmente corse subito a trasformare tutto in dollari). Quella pizza andrebbe incorniciata in qualche museo, perché oggi varrebbe la bellezza di un milione di dollari, al prezzo di fine marzo di circa 55.000 dollari per ogni Bitcoin!
Facciamoci qualche domanda
Da allora la criptovaluta ha fatto molta strada: ha conquistato le prime pagine dei giornali, è oggetto di dibattiti e convegni, ha un mercato mondiale sul quale si incrociano transazioni frenetiche e, soprattutto, ha fatto ricco il suo inventore ed un gruppo di speculatori che vi hanno puntato somme anche consistenti. E molti ormai lo definiscono “il nuovo oro”, il modo migliore per difendersi da crisi finanziarie, un bene rifugio cui aggrapparsi per superare le difficoltà mettendo al sicuro il capitale. Hanno ragione? Proviamo a ragionarci ponendoci alcune domande.
La prima: il bitcoin è una moneta? La definizione la traiamo da un comune vocabolario, che così si esprime: “Mezzo di scambio per realizzare compravendite; strumento di pagamento accettato in virtù della fiducia accordata all’emittente”. L’euro o il dollaro sono monete perché si possono usare per comprare beni e servizi, per acquistare un’auto, fare un viaggio, andare al cinema o al teatro e perché chi li accetta ha fiducia negli Stati Uniti o nell’Europa. Inoltre all’interno di ogni Stato i cittadini sono obbligati ad accettare la moneta nazionale che ha valore legale. Nulla di tutto ciò si riscontra con il Bitcoin, che non è emesso da nessuno (si estrae utilizzando un misterioso algoritmo usando centri di calcolo che necessitano quantità di energia enormi); non può essere imposto a nessuno e soprattutto non circola e non alimenta transazioni commerciali. Basta fare un’indagine sui siti che elencano gli esercizi commerciali che accettano in pagamento il bitcoin per scoprire che in tutta Italia sono meno di 1.000 su un totale di 4 milioni! Dopo 15 anni e dopo tutto lo sforzo pubblicitario posto in essere, la montagna ha partorito un topolino.
La seconda: il bitcoin è un bene rifugio? Un bene rifugio è un modo di investire in maniera sicura, solida, slegata da movimenti speculativi: tipici esempi gli immobili, l’oro, gli oggetti d’arte. Nulla di tutto ciò si riscontra con il bitcoin, la cui quotazione è soggetta a fluttuazioni abnormi al rialzo ed al ribasso non solo nel corso di un anno, ma addirittura nel corso di una giornata (picchi di oscillazione superiori anche al 10%). Possiamo ascrivere la criptovaluta fra gli strumenti adatti alla speculazione più sfrenata, non certo all’investimento conservativo!
La terza: qual è il valore del bitcoin? A giudicare dai prezzi registrati sulle varie piattaforme operative, il trend di breve periodo è fortemente positivo (tanto che alcuni osservatori preconizzano un livello di 100.000 dollari entro fine anno!) ma nei suoi 15 anni di vita vi sono state fasi di tracollo (fra il 2013 ed il 2015 la quotazione si è sbriciolata da 1.150 a 200; dal 2017 al 2019 è passata da 20.000 a 3.000). La quotazione è influenzata semplicemente dalla domanda e dall’offerta: se milioni di persone corrono a comprare Bitcoin, il prezzo sale, se cominciano a vendere il prezzo scende, e non ci sono parametri oggettivi per fissarne un valore “reale”. Il Bitcoin vale perché qualcuno lo vuole, ma che sia giusto il prezzo di 1.000 dollari, di 250.000 dollari o zero è affidato al caso ed al grado di “febbre d’acquisto”. L’esempio precedente è quello dei famosi bulbi di tulipano che nel 1600 costituirono un fenomeno simile alle criptovalute, con centinaia di migliaia di persone impazzite che si strappavano dalle mani i preziosi bulbi, si indebitarono per comprarne il più possibile, vendettero anche la casa (un bulbo arrivò all’astronomica cifra di 3.000 fiorini, il valore di un appartamento!) e nel 1637, in tre giorni, videro la quotazione sprofondare a zero semplicemente perché ormai tutti possedevano i bulbi e volevano venderli, ma nessuno era più interessato a comperarli!
E per finire: perché Internet pullula di siti che reclamizzano il bitcoin, con foto di VIP (citiamo fra i tanti Totti, Cannavacciuolo, Brignano) che dichiarano di essere diventati ancora più ricchi grazie a programmi automatici di negoziazione? Ad esempio il grande chef dichiara: ” Al momento, ciò che mi fa guadagnare di più è un nuovo programma di trading automatico di criptovalute. Si tratta della più grande opportunità che io abbia mai visto in vita mia, e che può far guadagnare una fortuna rapidamente. Invito tutti ad approfittarne, prima che le banche la blocchino”. Peccato che si tratti di una fake news, utile solo a far abboccare ingenui risparmiatori che si chiedono: “Antonino sta guadagnando, perché non poso farlo anch’io?”. Probabilmente la gigantesca azione di marketing posta in essere per stimolare l’acquisto di criptovalute ha un obiettivo: far guadagnare cifre enormi a chi dispone di ingenti capitali e riesce a trascinare tanti pesci piccoli che gli danno inconsapevolmente una mano a far lievitare le quotazioni. E’ stata costituita addirittura un’Associazione, Bitcoin Foundation Italia, per sostenerne la diffusione. Diciamoci la verità: una montagna di miliardi in circolazione per bere una birra a Roma (unica birreria in Italia che accetta bitcoin) o dormire in un decoroso albergo vicino a Bolzano vale la pena?
Attenti ai “vantaggi”
La realtà viene alla luce leggendo i messaggi all’interno dei siti che reclamizzano il bitcoin. Si leggono frasi come: “Non c’è alcuna banca che pretenda spese esorbitanti o che blocchi il trasferimento. È possibile trasferire dei bitcoin ai propri vicini di casa o trasferirli ad un membro della propria famiglia, che viva in un altro continente.” E infine: “E’ anche possibile inviare un pagamento senza rivelare la tua identità, proprio come avviene con i soldi veri.”
Ecco i “vantaggi” che sono stati sfruttati per alimentare transazioni illegali; la frase magica “senza rivelare la tua identità” stimola sicuramente più un criminale che un normale risparmiatore… Il rischio maggiore, però, non è tanto quello dell’oscillazione del prezzo, quanto dell’intervento delle autorità monetarie e degli Stati, che, dopo anni di “benign neglect” stanno valutando se e come intervenire per regolamentare il mondo delle criptovalute. In Italia Consob e Banca d’Italia hanno aperto indagini, hanno effettuato ponderosi studi, hanno inserito avvertimenti sui loro siti, ma non hanno preso alcun provvedimento; se avverrà, le conseguenze non potranno che essere negative.
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KATA’ CRIPTOVALUTE, CONTRO LE CRIPTOVALUTE
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 15 Maggio, 2021 @ 5:05 amDetto altrimenti: due parole greche, katà = contro; cripto = nascondo (post 4257)
Lisia, celebre la sua orazione katà-contro Eratostene, contro uno dei trenta tiranni di Atene. Io scrivo contro migliaia di nuovi tiranni: le criptovalute.
Corsera, 14 maggio 2021 pag. 17: Elon Musk, industriale delle auto elettriche, dichiara che non accetta più Bitcoin (bensì accetterà altre criptovalute) e i Bitcoin perdono in un giorno in 5% del loro prezzo. Ho scritto prezzo e non valore, non a caso.

La stragrande maggioranza della gente non conosce le criptovalute. Sono “cose”, “biglietti di una lotteria” creati da alcuni “minatori” che li estraggono da computer costosissimi che consumano quantità enormi di energia, gestiti attraverso connessioni web che per il 65% avvengono in Cina (!?) le quali crescono o diminuiscono di prezzo a secondo del crescere o del diminuire della loro domanda: una sorta di cerino che alla fine rimarrà acceso a bruciare le dita dell’ultimo di turno della catena. Nel libro qui sotto (concernente soprattutto i Titoli Irredimibili Rendita) io e il mio co-autore abbiamo riportato le storie dei cerini accesi degli ultimi secoli.
Mr. Musk, l’uomo delle auto elettriche, dichiara che non accetta più in pagamento i Bitcoin perchè essi vengono usati in transazioni collegate e industrie inquinanti in ispecie al carbone. Musk in tal modo si fa una buona propaganda ma scommetto che prima di fare quella dichiarazione ha venduto Bitcoin e acquistato l’altra criptovaluta che dalla sua dichirazione ha ricevuto una rivalutazione. A pensar male …
Inoltre io faccio due ulteriori osservazioni katà, contro tutte le criptovalute.
1) Vogliamo finire tutti in balìa degli sconosciuti minatori-manovratori di questi biglietti di una diabolica lotteria? Tutti schiavi di una nuova micidiale multinazionale mondiale delle valute?
2) E poi, come vengono usate le valute “vere”, quelle che spendiamo per acquistare quelle “finte”? Armi? Droga? Cos’altro?
Amici, è una guerra: non regaliamo le nostre armi – le valute vere, quelle che rappresentano economie reali – al nemico!
We warned you, vi abbiano avvertito!
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I DIALOGHI DI PLUTONE: COMMISSIONE D’INCHIESTA SI/NO
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 13 Maggio, 2021 @ 5:27 pmDetto altrimenti: Teatro Verità (post 4256)
(Trento, Piazza del Duomo. Seduti al tavolino di un bar due amici stanno sorseggiano un caffè)
Tizio: Oh, finalmente ci possiamo sedere all’aperto a berci un caffè al sole di primavera! Era ora …
Caio: Hai ragione Tizio, non ci accorgiamo di un bene fino a quando non lo si perde.
Tizio: (sfogliando un quotidiano): Guarda qui, Caio, questa è bella … alcuni partiti vogliono una commissione d’inchiesta parlamentare sull’operato della precedente gestione della pandemia, voglionio accertare eventuali palesi inefficienze e sprechi …
Caio: Non ci trovo niente di cui stupirsi, mi sembra una cosa normale controllare una gestione.
Tizio: No, non avevo finito: la cosa che colpisce è che altri partiti si oppongono, dicono che sarebbe una ripicca.
Caio: Una ripicca? Ma dai, cose da ragazzini … sai, quando in un gioco si applicavano correttamente le regole e saltava fuori uno al quale ciò non andava bene e “per ripicca” scompigliava tutte le tessere del gioco … dicendo “io non gioco più”.
Tizio: Ma questo non è un gioco, si tratta della gestione della pandemia: se fatta male è un danno per il paese e per ognuno di noi … ma, guarda là … ehi, quel signore! Si, Sempronio, dico a lei, venga qui a bersi un caffè con noi!
(Il diavolo Plutone, sotto le false spoglie di Sempronio, si avvina sorridendo ai due amici)

Sempronio: Buon giorno amici, ben trovati, come state? Bene direi a vedere la vostra cera. Accetto volentieri l’invito però questa volta il caffè lo pago io. Di cosa stavate discutendo, se non sono indiscreto? Ah vedo … della questione di quella certa commissione d’inchiesta, sì, ne sono informato.
Caio: Lei cosa ne pensa?
Sempronio: guardate, comunque vada a finire la faccenda, che la commissione di faccia o no, chi l’ha proposta ha comunque vinto.
Tizio: Perché?
Sempronio: Perché solo chi è in mala fede e/o complice può avere interesse ad opporsi, a mantenere il segreto su certi comportamenti, e, guardate, in democrazia non devono e non possono esistere segreti … e poi, prima della commissione d’inchiesta i manderei la Guardia di Finanza a fare una bella ispezione a tutte le società che hanno venduto allo Stato mascherine, banchi a rotelle e compagnia bella … ma, cos’è questo fumo? Un incendio? Ho parcheggiato la mia auto proprio lì vicino, scusate, corro a vedere …
(Sempronio scompare correndo dentro una nuvola di fumo)
Tizio: Devo ammettere che Sempronio ne sa una più del diavolo … ma dov’è finito? Pago io, pago io ma poi finisce sempre allo stesso modo: scompare in una nuvola di fumo, quel diavolo d’un uomo. Cameriere, il conto per favore …
(Sipario)
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OGGINBICI
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 13 Maggio, 2021 @ 3:06 pmDetto altrimenti: brevi giretti tanto per sgranchirsi le gambe (post 4255)
Molti sono gli articoli e i post su grandi salite, grandi tour. Questo invece è il racconto di un piccolo tour. Abito a Trento. Negli ultimi 30 giorni ho pedalato per le stesse stradicciole poderali e piste ciclabili con tre panorami diversi: i fiori coperti di ghiaccio, a seguito dell’annaffiatura dei contadini effettuata per proteggerli dal gelo peggiore (sic!); la piena fioritura; tutto verde. Oggi tutto verde.



Ciclabile della Valle dell’Adige, per intendersi siamo al Bicgirill di Trento, in direzione sud, sulla sinistra orografica dell’Adige. Dopo 3,5 km arrivo al ponte di Mattarello. Lascio la ciclabile, volto a destra, scavalco l’autostrada A22 e il fiume Adige, mi tengo sulla sinistra e proseguo per circa 2,5- 3 km in direzione sud-sud ovest sulla SP n. 21 detta della Gotarda, pianeggiante e poco frequentata. A questo punto un bivio verso sinistra (sud) per strada poderale asfaltata molto ben visibile (segnalare con il braccio la svolta a sinistra!) in mezzo a piante di mele e altre coltivazioni, fino a ricongiungermi con la poderale asfaltata che proviene da sinistra da nord e che si sviluppa, sulla destra Adige, sull’argine del fiume. Da qui per un paio di km sino all’altezza del ponte ciclabile che invece è attraversato dalla parte sinistra verso la parte destra del fiume da parte di chi, a Mattarello, sia proseguito sulla pista ciclabile iniziale (cioè, senza voltare a destra, etc. v. sopra). Qui per ciclabile si arriva al Bicigrill di Nomi dal nome “Asgard”. Da casa 20 km. Ritorno idem, oppure tutto sulla ciclabile “normale” per 18 km (casa-casa). Percorsi interamente asfaltati (oggi ero con la mia bici da corsa, la mitica, storica “Numero Uno” )

Il percorso per poderali è più rilassante e molto più bello nella stagione della fioritura. Inoltre, in caso di vento da nord persistente, è più riparato.
Good bike everybody!
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OCCORRE INTERVENIRE CONTRO LA CRESCITA DEL DEBITO PUBBLICO
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 11 Maggio, 2021 @ 2:27 pmDetto altrimenti: gutta cavat lapidem … repetita iuvant … quod potui feci; faciant meliora potentes … ovvero: la goccia scava la roccia …. giova ripetere le cose … io ho fatto ciò che sta in me; facciano di meglio coloro che hanno il potere (post 4254)
Il nostro debito pubblico “pro-capite” è più sostenibile di quello di altri stati europei, tuttavia il livello crescente del nostro debito pubblico (oggi arrivato a 2700 mildi) rispetto al deficit annuale (160 mildi) e al PIL annuale (1600 mildi) è preoccupante e questa tendenza va invertita al più presto. Purtroppo, le quote di Recovery Fund in arrivo non riusciranno a produrre una finanza tale da invertire questo andamento. Orbene, questi dati e l’elevato ammontare della ricchezza finanziaria privata italiana (4700 mldi di cui 1800 mldi nei c/c bancari) impongono l’attivazione di strumenti che canalizzino volontariamente la finanza privata italiana (ed estera!) verso il nostro settore pubblico statale e quindi, a cascata, verso Regioni, Provincie e Comuni. Volontariamente, laddove una imposta una patrimoniale attirerebbe verso il nostro settore pubblico solo la finanza privata italiana e per di più in modo forzoso!
Per inciso: cosa potrebbe accadere se non iniziassimo a far diminuire quel debito ad esempio nella misura di 5 punti all’anno? Probabilmente saremmo messi fuori dall’Euro e torneremmo alla lira.Ed allora ricordo cosa accadde alla lira negli anni ’70 dopo che furono abrogati gli accordi di Bretton Woods sulla parità di cambi. Soprattutto nella seconda metà del decennio, eravamo messi così:
– svalutazione della lira del12 % con interesse dei soli cittadini italiani a sottoscrivere titoli pubblici a rendimenti molto alti, ma con una moneta che varrebbe molto poco;
– feroce stretta creditizia per cercare superare la quale ci inventammo le “accettazioni bancarie” e le operazioni in pool revolving;
– costo effettivo annuo del denaro anche oltre il 35%;
– cambio lira/dollaro alle stelle;
– feroce stretta valutaria;
– obbligo di cessione all’UIC-Ufficio Italiano cambi la divisa estera ricevuta a fronte di esportazioni, al minor cambio fra la data di ricevimento e quella di cessione;
– obbligo di pagare le importazioni con conti a debito in divisa estera;
– obbligo per gli importatori di versare a Bankitalia in un conto in lire infruttifero bloccato per sei mesi la metà dei pagamenti fatti all’estero.
Oggi registriamo almeno quattro segnali d’allarme:
- fine marzo 2020: duemiladuecento cittadini tedeschi hanno impugnato il Recovery Fund presso la loro Corte Costituzionale, causando quanto meno un ritardo di tre mesi all’intera procedura. Sorgeranno altri intoppi?
- In genere l’Italia è stata capace di utilizzare solo in misura minima i fondi UE;
- stesso periodo, in una riunione UE non deputata (era sul Covid), Draghi – evidentemente preoccupato – ha auspicato l’emissione di Eurobond;
- lo spread sta crescendo e non se ne sta parlando.
A fronte di tutto ciò, il Tesoro potrebbe lanciare emissioni di Titoli di Stato Irredimibili, con i quali lo Stato non si indebita, bensì “vende una rendita”. Infatti i Titoli Irredimibili Rendita non hanno scadenza di rimborso del capitale, pur essendo prevista un’opzione di riacquisto in capo all’ente pubblico emittente. Il tasso di rendimento potrebbe essere molto appetibile, ad esempio 3,5% lordo (tassato al 12,5% trattandosi di titoli pubblici).
Per inciso: 20 agosto 2020: Banca Intesa Sanpaolo emette 1,5 mildi di propri Titoli Privati Irredimibili al 5,5 % lordo in tagli da €100.000, tassati al 26% e riceve richieste di sottoscrizione per 6.5 mildi. Poi si apprende che quella Banca è la principale finanziatrice della costruzione di una mega centrale a carbone nei Balcani. Se altre banche seguissero questo esempio, si indurrebbero le banche a investire a prescindere dall’ “eticità ecologica” dell’investimento (ad esempio in una centrale a carbone!) in favore di chi accetta comunque di pagare il denaro a tassi così alti fuori mercato; verrebbero drenati i c/c bancari; sarebbero dirottati fondi verso investimenti esteri; ci sarebbe una pericolosa concorrenza per l’emissione di titoli pubblici di debito.
I vantaggi dei Titoli Pubblici Irredimibili sono molteplici:
- la loro emissione in sostituzione volontaria di tranche di Titoli di Debito in scadenza, riduce il livello dell’indebitamento pubblico. Oggi il debito pubblico in scadenza annua è di circa 400-500 miliardi;
- le ulteriori emissioni aumentano la liquidità del Tesoro senza aumentare il debito pubblico;
- consentono allo Stato di erogare contributi a fondo perduto alle imprese meritevoli;
- attirando risparmio, sono un argine alla pericolosa corsa alle criptovalute e agli Irredimibili bancari;
- assicurano un ottimo rendimento per l’investitore.
Per inciso: le criptovalute sono pericolose per i seguenti motivi:
- il drenaggio dei conti bancari per l’acquisto di cripto valute fa venir meno del ruolo delle banche ( = raccogliere il risparmio e finanziare famiglie e imprese);
- sottraggono finanza alla sottoscrizione di titoli pubblici di debito;
- creano nuove disuguaglianze: alcuni nuovi ricchi a fronte di molti nuovi poveri (le operazioni su criptovalute sono ad altissimo rischio);
- concentrano molto denaro (vero) in mani sconosciute per fini sconosciuti;
- creano nuovi centri di potere finanziario in grado di annullare il potere politico.
Contro gli Irredimibili si oppone:
- sarebbero comunque un debito dello Stato. La critica è palesemente infondata: infatti, non essendoci alcun obbligo di restituzione del capitale, il Titolo Irredimibile non è un debito per chi lo emette e se come tale fosse classificato basterebbe correggere una classificazione errata;
- il tasso di rendimento nel tempo potrebbe diventare fuori mercato, cioè non più attraente. A ciò si ovvia con l’adozione di rendimenti a tasso rivedibile di cinque anni in cinque anni, oppure con rendimenti in parte e tasso fisso e di parte a tasso variabile magari indicizzato al PIL. Ciò, insieme alla “fiducia nello Stato” contribuirebbe a mantenere il valore del titolo intorno a 100, il che è un presupposto necessario per il successo del lancio. Occorrerebbe trovare una formula equa, che non fosse una sorta di “truffa” per nessuno: emittente e investitore. Interessati a sottoscrivere potrebbero essere i piccoli risparmiatori e molti investitori istituzionali quale il comparto Assicurazioni Vita;
- il loro rendimento elevato aumenterebbe il costo per lo Stato. Si risponde: il costo, non l’esborso finanziario che sarebbe molto più che compensato dal fatto che sono evitati i rimborsi in linea capitale: il grave problema da risolvere infatti a questo livello è di gran lunga soprattutto finanziario, non economico;
- ma … se l’investitore volesse disinvestire? Rispondo: vende i suoi titoli sul mercato.
Altro intervento da effettuare per ridurre il debito pubblico è la vendita del patrimonio immobiliare degli enti pubblici. Infatti, dal documento conclusivo di un’indagine conoscitiva della Commissione Finanze della Camera dedicata agli immobili pubblici emergerebbe che la situazione unità immobiliari del solo Stato (escluse cioè quelle degli altri enti pubblici territoriali ed Enti del parastato!) è la seguente: 543.000 unità pari a 222 milioni di metri quadrati!
Il Dipartimento del Tesoro dell’Economia e delle Finanze, sulla base dei valori medi rilevati dall’Osservatorio del Mercato Immobiliare dell’Agenzia del Territorio (valori OMI, prezzi medi per provincia) ha stimato un loro valore fra i 239 e i 319 miliardi di euro.
Si potrebbe costituire un fondo immobiliare per la vendita a scaglioni annuali di 15-20 miliardi l’anno (per non deprimere il mercato con vendite unitarie troppo elevate!) e mirare a ridurre il debito pubblico del 10-15%.
Banche, privati e investitori istituzionali italiani e stranieri potrebbero acquistare quote del fondo, di fatto acquistando gli immobili. Il fondo venderebbe gradualmente gli immobili pagando in tal modo i detentori delle quote per capitale e interessi. Inoltre il fondo potrebbe emettere proprie obbligazioni garantite dagli immobili, il cui ricavato andrebbe a favore del Tesoro. Il costo delle cedole sarebbe inferiore a quello ordinario, potendo i titoli beneficiare di un rating elevato, grazie alla loro solidità immobiliare.
Fuor di finanza, è chiaro che all’Italia occorre aumentare la produttività, questo è il vero nostro punto debole rispetto a tutti gli altri paesi. E a ciò arriveremo con le riforme della scuola, della burocrazia, fiscale e della giustizia prime fra tutte.
Riccardo Lucatti, Presidente dell’Associazione Restart Trentino, già a capo della Finanza Italia della STET-Società Finanziaria Telefonica pe Azioni, Torino/Roma.
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FINANZA PUBBLICA E … CRIPTO FINANZA
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 30 Aprile, 2021 @ 11:31 amNella fase di emergenza che stiamo vivendo è naturale e doveroso erogare finanza per ristori e investimenti. Ciò ovviamente comporta un continuo aumento del nostro debito pubblico, con una progressione maggiore di quanto non potrà essere l’aumento delle disponibilità finanziarie derivanti dagli attuali interventi con denari (debiti) “nostri” diretti e a mezzo UE. Fino a quando potrà reggere questa situazione?
A questo punto a mio avviso occorre mettere mano a tutti gli strumenti che possono concorrere a rallentare, fermare e invertire la crescita del nostro indebitamento, ad esempio convogliando volontariamente (questa è la caratteristica fondamentale!) la ricca finanza privata italiana (che oggi vale circa 4421 miliardi, di cui 1746 depositati nei conti correnti bancari) ed estera (!) verso il nostro settore pubblico, con l’emissione di Titoli Pubblici Irredimibili di Rendita non-di-debito. Si tratta di titoli a rendimento superiore ai titoli di debito, rispetto ai quali lo Stato non ha l’obbligo di rimborso anche se si mantiene un’opzione per il loro riscatto e che il privato quando voglia disinvestire può vendere sul mercato. Ove questi titoli fossero offerti in sostituzione volontaria delle tranche di titoli di debito in scadenza …
PRIMO BENEFICIO
… diminuirebbero di uguale ammontare il nostro debito pubblico. Se poi a fossero emesse anche tranche non sostitutive di tranche di redimibili,
SECONDO BENEFICIO
… si genererebbe una ulteriore liquidità per il Tesoro, senza alcun aumento del debito pubblico. Il 25 agosto 2020 Banca Intesa S. Paolo ha emesso 1,5 mld di propri Irredimibili, ricevendo offerte di acquisto per ben 6.5 miliardi!
TERZO BENEFICIO
A sua volta lo Stato potrebbe erogare alle imprese meritevoli anche contributi a fondo perso, ovvero senza interessi e senza la necessità di un rimborso.
QUARTO BENEFICIO
Infine, le emissioni di Titoli Irredimibili poi farebbero fronte ad un altro “pericolo” finanziario: la corsa dei risparmiatori verso l’acquisto di cripto-valute, in misura tale da far parlare ormai di cripto-finanza. Questo fenomeno – ove non controbilanciato per tempo – rischia di produrre gravi conseguenze, quali:
1 – il drenaggio dei conti bancari per l’acquisto di cripto valute e quindi il venir meno del ruolo delle banche ( = raccogliere il risparmio e finanziare famiglie e imprese);
2 – la sottrazione di finanza dalla sottoscrizione di titoli pubblici di debito;
3 – la creazione di nuove disuguaglianze: alcuni nuovi ricchi a fronte di molti nuovi poveri (le operazioni su criptovalute sono ad altissimo rischio);
4 – l’enorme concentrazione di denaro (vero) in mani sconosciute per fini sconosciuti;
5 – la creazione di nuovi centri di potere finanziario in grado di annullare il potere politico.
LE TRE OBIEZIONI AGLI IRREDIMIBILI
1) Sarebbero classificate come debito. Io replico che la sostanza di una emissione determina la sua classificazione e il suo trattamento contabile, non viceversa: quindi, se la classificazione fosse errata, semplicemente la si modifica.
2) Il loro costo per lo Stato sarebbe superiore, in termini di maggiori interessi corrisposti, rispetto al costo dei titoli di debito. Al che ribatto che i maggiori flussi finanziari in uscita sarebbero assai più che compensati dai minori flussi per i rimborsi in linea capitale non effettuati. Ancora, osservo che si sta parlando di problemi e soluzioni finanziari, non economici.
3) Nel tempo il rendimento potrebbe non essere più conveniente per l’investitore: al che rispondo che il rendimento può essere in parte a tasso fisso e in parte a tasso variabile parametrato, ad esempio al PIL.
OLTRE ALLA EMISSIONE DI TITOLI IRREDIMIBILI …
… un altro strumento da attivare per ridurre il debito pubblicio è la vendita del patrimonio immobiliare degli enti pubblici che oggi non sono a reddito. Dal documento conclusivo di un’indagine conoscitiva della Commissione Finanze della Camera dedicata agli immobili pubblici emergerebbe che la situazione delle unità immobiliari del solo Stato (escluse cioè quelle degli altri enti pubblici territoriali ed Enti del parastato!) è la seguente: 543.000 unità pari a 222 milioni di metri quadrati. Il Dipartimento del Tesoro dell’Economia e delle Finanze, sulla base dei valori medi rilevati dall’Osservatorio del Mercato Immobiliare dell’Agenzia del Territorio (valori OMI, prezzi medi per provincia) ha stimato un loro valore fra i 239 e i 319 miliardi di euro.
Si potrebbe costituire un fondo immobiliare per la vendita a scaglioni annuali di 15-20 miliardi l’anno (per non deprimere il mercato con vendite unitarie troppo elevate!) e mirare a ridurre il debito pubblico del 10-15%. Banche, privati e investitori istituzionali italiani e stranieri (!) potrebbero acquistare quote del fondo, di fatto acquistando gli immobili. Il fondo venderebbe gradualmente gli immobili pagando in tal modo i detentori delle quote per capitale e interessi. Inoltre il fondo potrebbe emettere proprie obbligazioni garantite dagli immobili, il cui ricavato andrebbe a favore del Tesoro. Il costo delle cedole sarebbe inferiore a quello ordinario, potendo i titoli beneficiare di un rating elevato, grazie alla loro solidità immobiliare.
L’ALTERNATIVA DA UTILIZZARE SOLO COME ULTIMISSIMA RATIO E’ UNA IMPOSTA PATRIMONIALE, LA QUALE PERO’ INDIRIZZA VERSO IL SETTORE PUBBLICO LA SOLA FINANZA PRIVATA ITALIANA E PER DI PIU’ LO FA IN MODO FORZOSO.
Con questo mio intervento intendo sollecitare un approfondimento di questi temi.
Riccardo Lucatti, Trento – Presidente dell’Associazione Restart Trentino, già capo della Finanza Italia della STET – Società Finanziaria Telefonica per Azioni, Torino/Roma.
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CRIPTO FINANZA
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 30 Aprile, 2021 @ 5:04 amDetto altrimenti: dalle cripto valute alla cripto finanza (post 4252)
Cripto, parola greca: nascondo, da cui – la cripta (luogo sotterraneo, in genere di una chiesa); – la “crota” (cantina) in dialetto piemontese: ‘nduma ‘nt la crota a beive, andiamo in cantina a berci un goccetto; – i crotti della Valchiavenna, anfratti e cantine diventate ristoranti.
“Dall’alto di una scogliera abbiamo la visione d’insieme del mare e nessuna percezione sensoriale. Man mano che scendiamo fino ad immergerci per nuotare fra le onde, le percezioni gradualmente di invertono: alla fine avremo solo la percezione sensoriale di ogni nostra bracciata, ma avremo perso la visione d’insieme del mare”.
Visione d’insieme della finanza. Non esistono “sistemi separati del denaro”. Il denaro è come l’aria: così come non esistono vuoti d’aria (quelli che possiamo credere di avre incontrato durante un volo aereo sono solo correnti discendenti), altrettanto non esistono “vuoti” nei percorsi del denaro. Il denaro va dove è retribuito, genera interessi anche quando vi dicono che vi rateizzano un vostro acquisto “a tasso zero”.
In altre parole: ad esempio, non è possibile occuparsi “solo” della finanza comunale, perchè essa dipende dalla finanza dei singoli cittadini (che pagano le tasse), dalla finanza provinciale/regionale/statale/UE/mondiale. E il fenomeno dlla corsa alle criptovalute ha già raggiunto (purtroppo, n.d.r.) portata mondiale.
In parole ancora diverse: oggi i depositi bancari sono impoveriti dai depositanti che prelevano denaro per acquistare criptovalute.
Al che mi permetto di sottoporre all’attenzione di chi mi legge alcune sottolineature. Questa rarefazione
1 – rischia di far venir meno il ruolo delle banche ( = raccogliere il risparmio e finanziare famiglie e imprese);
2 – sottrae denaro alla sottoscrizione di titoli pubblici di debito e/o di rendita (i cosiddetti titoli irredimibili di rendita);
3 – crea alcuni nuovi ricchi a fronte di molti nuovi poveri (le operazioni su criptovalute sono ad altissimo rischio);
4 – costituisce enormi concentrazioni di denaro (vero) in mani sconosciute per fini sconosciuti;
5 – crea centri di potere finanzario in grado di annullare il potere politico: una nuova forma di tirannia globale: la globalizzazione della tirannide.
Una sorta di roulette russa con alcune differenze: nel tamburo del revolver a sei colpi vi sono cinque cartucce e non una e la regola è che è obbligatorio fare un giro completo fra sei giocatori: uno solo alla fine si sarà salvato: gli altri saranno tutti morti.
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I BIT COIN, QUESTI SCONOSCIUTI
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 28 Aprile, 2021 @ 5:48 amDetto altrimenti: to handle with care, da maneggiare con attenzione (post 4251)

Il mio amico Gianluigi De Marchi, coautore del libro sulla ricostruzione della finanza, sta tenendo una serie di conferenze su un argomento non contenuto nel nostro lavoro: i Bit Coin, una sorta di “moneta” che moneta non è anche se è raffigurata come una moneta d’oro e due sbarre verticali a mo’ di dollaro USA. Gianluigi è uomo operativo, di finanza e di studio, una persona seria, preparata, documentata, di grande esperienza professionale e di vita: ragion per cui lo ringrazio per il suo approfondimento che ci arricchisce di conoscenza e ci mette in guardia sul tema oggetto del suo esame.
Da quanto ho capito, i bit coin sono un “possibilità di guadagno e di perdita” che vi viene letteralmente venduta da chi ha organizzato complicatissimi software che “creano” queste immateriali possibilità e che voi acquistate con denaro vero. Ora, se molti comprano, il prezzo sale, se molti vendono, il prezzo scende. Prezzo, non “valore”! Tutto qui, e non è poco!
Esistono ormai circa 9000 tipi di “moneta virtuale” il che già la dice lunga sull’aspetto speculativo di chi, creando e/o gestendo queste masse di “possibilità” può lucrare agendo con l’insider trading e comunque sempre lucra con la percentuale di “entrata” e di “uscita” dal sistema che globalmente gli frutta un 10%. “BIT COIN” è in nome proprio della principale “moneta” virtuale. Le altre 8999 hanno nomi diversi.
Presto sarete avvertiti di una replica della conferenza di Gianluigi De Marchi. Nel frattempo mi permetto di sottoporre alla vostra attenzione alcune sottolineature. Infatti a mio avviso si tratta di:
1) una enorme speculazione pseudo finanziaria che potrà finire col bruciare le mani a chi alla fine si troverà fra le dita il cerino acceso;
2) un ulteriore violenza della (pseudo) finanza “creativa” (di se stessa) che tende a sovrapporsi ai sistemi dell’economia reale e della politica, a mo’ di enorme, nuova, diabolica multinazionale;
3) un potenziale micidiale strumento in mano alla mala politica internazionale;
4) in un mondo nel quale stiamo cercando di abolire la circolazione del denaro contante al fine di potere seguire la tracciabilità del denaro sporco (evasione fiscale e/o strumento della malavita), mettiamo in circolazione due sistemi di flussi non tracciabili: quello dei bit coin e quello delle valute “vere” con le quali li abbiamo comperati, valute vere consegnate nella mani di … di chi? Per fare cosa? Armi? Droga? Cos’altro?
5) Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma: se Tizio guadagna, Caio perde.
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