LE FINTE PARTITE IVA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 29 Dicembre, 2012 @ 7:53 am

Detto altrimenti: il metodo, il principio, il rimedio, la proposta

Il metodo: “Non ti assumo. Apriti una partita IVA, facciamo che tu eri una partita IVA … ma poi tanto lavori come un dipendente, dai che ti conviene, piuttosto che niente, e dimmi grazie … sai … lo dico per il tuo bene … perché se tu non ci stai, che accettano al posto tuo ne trovo quanti ne voglio …”

Il Governo pensa che occorra porre rimedio a tutto ciò per evitare che lavoratori di fatto subordinati possano essere “vestiti” da partite IVA, per evitare che dal lavoratore si possa continuare a spremere il meglio senza dargli quanto dovutogli (i diritti insiti nel rapporto si lavoro subordinato). Ed interviene con un ordine: “Basta, è ora di finiamola!”.

Si dice: “Se sei stato tot mesi in quell’azienda (variabile “a”), se la maggior parte dei tuoi ricavi derivano da quella azienda (variabile “b”), se hai utilizzato locali, computer, scrivania dell’azienda (variabile “c”), allora sei un dipendente”.

Si, vabbè, ma però … ma però non si dice ma io lo dico lo stesso. Ma però poi si variano le variabili (altrimenti che variabili sono se non le si variano), se ne introducono ulteriori etc.. Insomma tiramolla, coperta corta … e molte finte partite IVA restano soperte, cioè senza tutela della conversione (no, non Conversione al Cristianesimo … che avete capito? Conversione in lavoratore dipendente).

Cosa è successo? Una “commedia all’italiana”: “Si, mappoi, un momento, discutiamo ….un ordine va bene, mappoi …”. Mappoi? Mappoi (sic) c’è stato un primo parziale contrordine e quindi un secondo parziale contrordine, per cui il processo correttivo dell’anomalia è stato annacquato ben due volte. “Qualcosa si farà, ma con calma, gradualmente …”

Ecco, mi viene alla mete la legge per cui se uno delinque “oltre la pena di due anni” è delinquente non candidabile. Sotto quel limite, è onesto candidabile. La legge e la morale “a peso”: “Mi dà un po’ di immoralità? Quanta ne vuole? Un anno e mezzo! E’ poco più di due anni lascio? No per favore, non oltre due anni”. Come quando, a scuola, un bambino “studiava da sei”!

Tutto ciò rappresenta a mio avviso un caso di “collaborazione esterna dello Stato a un fatto delittuoso“:  consistente quanto meno nella omissione dei versamenti INPS nella misura dovuta per un lavoratore dipendente.

La mia proposta? L’Agenzia delle Entrate (sentito l’INPS) dovrebbe farsi carico dell’iniziativa di scoprire chi “dichiara il falso”, e cioè chi dichiara di avere diritto alla partita IVA essendo di fatto un dipendente, negandogli o revocandogli la partita IVA, tuttavia senza irrorare al lavoratore sanzione alcuna, poiché egli ha agito sotto la spinta dello stato di necessità, quasi una legittima difesa contro il bisogno di lavorare.

Se Maometto non va alla montagna, sia la montagna ad andare da Maometto. E se l’Agenzia delle Entrate  e l’INPS non si attivassero? Potrebbe configurarsi una “omissione di atti di ufficio”? Forse oggi tecnicamente no, o forse non ancora … ma forse un domani si.