PRESIDENTE NAPOLITANO E DON MILANI: LA QUESTIONE MORALE GENERA LA QUESTIONE SOCIALE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 2 Gennaio, 2013 @ 7:56 am

Detto altrimenti: facciamo il collegamento fra il discorso di fine d’anno agli Italiani del Presidente della Repubblica e i contenuti del libro di Neera Fallaci, “Dalla parte dell’ultimo – Vita del prete Lorenzo Milani”, ed. BUR, 2007.

La QUESTIONE SOCIALE. Noi eravamo abituati alla “Questione Romana” (quella chiusasi con la firma dei patti Lateranensi), alla Questione Meridionale (sempre aperta), poco alla QUESTIONE MORALE e per nulla alla QUESTIONE SOCIALE. La QUESTIONE SOCIALE ce l’ha posta davanti agli occhi, in tutta la sua gravità, il Presidente Napolitano nel suo discorso di fine d’anno agli Italiani. La sta vivendo Obama con il rischio del fiscal cliff. La vivrà presto più palesemente di quanto già non avvenga (e appaia) oggi il sistema del BRICS (Brasile, Russia, India, Cina, Sud Africa).

La “questione morale” è stata “codificata” per la prima volta nel Codice Hammurabi, circa 1850 anni prima di Cristo: “Non fare agli altri ciò che non vuoi sia fatto a te. Fai agli altri ciò che vuoi sia fatto a te”. Riferirsi alla morale pertanto non è confessionalismo: la religione (cattolica) “ha” una sua morale, ma “è” molto di più: essa è “Creazione” e “Resurrezione”.

LA QUESTIONE SOCIALE E’ LA CONSEGUENZA DELLA QUESTIONE MORALE: SE NON CI SONO SOLDI PER IL SULCIS, PER L’ALCOA, PER L’ILVA, PER GLI ESODATI, PER LA SANITA’, PER LA SCUOLA, PER L’UNIVERSITA’, PER LE PENSIONI MINIME, PER IL RILANCIO DELLA CRESCITA, PER I GIOVANI ETC. NON E’ SOLO COLPA DELLO SPREAD, MA ANCHE E SOPRATTUTTO DI CHI QUESTI SOLDI LI HA MAL USATI, ABUSATI, SPRECATI E RUBATI (cattivi usi, abusi, sprechi e furti che generano l’aumento dello spread).

La QUESTIONE SOCIALE. Ancor prima, molto bene l’aveva inquadrata Don Lorenzo Milani, “quello” di “Lettera ad una professoressa”.

        Don Milani: la sua scuola a Barbiana

Su internet trovate tutto su quest’Uomo e sua “lettera”. Nato il 27 maggio 1023, pochi mesi dopo la marcia su Roma, in una famiglia ricchissima, proprietaria di 25 poderi intorno a Firenze, si fece prete, prete degli ultimi, dei più poveri, dei “comunisti”, dicevano i suoi avversari, i suoi detrattori. Il libro della Fallaci è un libro di storia, basato su documenti e testimonianze autentiche. Prete negli anni ’40 – ’50, confinato “per punizione” nelle “montagne” toscane, nei paesini sperduti, fra campetti sassosi dai quali i contadini traevano a stento di che non morire di fame, ha trasformato il suo “esilio” in un esempio per tutti i suoi “colleghi” e per tutti noi.

Don Lorenzo Milani a la QUESTIONE SOCIALE: “Di ogni evento negativo bisogna combattere le cause ben prima degli effetti (e la QUESTIONE MORALE è la causa della QUESTIONE SOCIALE, n.d.r.). La povertà dei poveri non si misura a casa, a pane, a caldo. Si misura sul grado di cultura e sulla FUNZIONE SOCIALE. E’ importante colmare l’abisso di ignoranza ma molto di più è importante colmare l’abisso della differenza. L’odio di classe esiste perché vi sono DISLIVELLI PAUROSI CULTURALI E SOCIOLOGICI”.

I dislivelli culturali odierni sono alimentati dal principio “panem et circenses” del tipo: “la crisi non esiste”, “divertiamoci e divertitetvi”, TV ripiene di calcio, di spettacoli assolutamente frivoli, di idolatrie e falsi idoli. Scuole e università sempre più facili, aperte a tutti (e sino a qui va bene) solo che sono aperte anche a chi non studia (e qui non va più bene). Tutto facile, come nel Paese dei Balocchi, nel quale poi ci ritroveremmo tutti retrocessi allo stato di asinelli che non diventeranno mai Persone.

Condivido quanto dice Don Milani. Conviene, per amore o per forza, facendo di necessità virtù, se non altro, perchè è nell’interesse di tutti. Anche di coloro che oggi appartengono alla classe privilegiata, cioè alla classe di chi non è (ancora) colpito dalla crisi a causa degli elevatissimi redditi, di enormi ricchezze (in Italia il 10% della popolazione possiede il 50% della ricchezza privata, fonte Bankitalia) e scorte accumulate ovunque, dopo una attenta valutazione su quale paese abbia vinto (“moralmente al basso!”) la “competizione fiscale” per attrarre capitali e imprese.

Una valanga. Io per molti anni ho praticato alpinismo e sci alpinismo. Appena una valanga o una slavina si stacca, acquista velocità e potenza in misura esponenziale. O te ne sottrai subito, o la fermi subito (con appositi paravalanghe) oppure pochi istanti dopo non c’è più nulla da fare … E la valanga che dobbiamo assolutamente fermare oggi è quella delle tensioni sociali che si possono scatenare dalla QUESTIONE MORALE e dalle conseguenti “differenze” alle quali faceva riferimento Don Milani, le quali a loro volta generano la QUESTIONE SOCIALE.

Non si tratta di regredire dal fallimento del libero mercato al fallimento del comunismo. Si tratta di fare tesoro degli errori insiti nei due sistemi e di creare un terzo, diverso sistema sociale ed economico, intermedio, più equilibrato, fondato sulla riaffermazione e ri-applicazione dei principi etici e morali oggi letteralmente travolti dall’immoralità e stravolti dall’amoralità, parallelamente all’adozione di un diverso modello di “crescita”. E quando parlo di morale, non mi riferisco principalmente alla sua accezione che va per la maggiore, cioè alla “morale dei costumi sessuali”, bensì alla morale dei comportamenti politici, sociali, economici, finanziari, bancari, burocratici.

L’attuale “distruzione della moralità” (QUESTIONE MORALE) intesa come sopra adombrato, ha generato la QUESTIONE SOCIALE, oggi rappresentata dall’impoverimento della terza classe sociale, dalla regressione della seconda classe sociale (ceto medio) verso la terza, e dal continuo aumento dell’arricchimento della già ricca prima classe sociale. Il ceto medio, parliamone un po’ …

“Trento” blog. E allora parliamo del Trentino. Il Governatore uscente Lorenzo Dellai, prima di dimettersi quasi alla scadenza del suo ultimo mandato, ha lanciato un progetto di case poco più che popolari, a vantaggio di quella fascia di ceto medio troppo ricca per accedere all’edilizia popolare e troppo povera per sostenete affitti di mercato o per potere acquistare un alloggio. Cito questo fatto solo come esempio. Il ceto medio deve essere alimentato e difeso, nel senso che deve poter rimanere un obiettivo per chi viaggia nella “terza classe sociale” e deve poter rimanere quello che tradizionalmente è: il “gruppo” più consistente di consumatori. Ecco il progetto Dellai e  il tentativo di Obama: rispettivamente, aiutare il ceto medio l’uno e tassare i redditi alti e non i redditi medio bassi, l’altro, non deprimere i consumi (e quindi la produzione), modulare meglio i pur necessari tagli alla spesa pubblica e reperire risorse per nuovi investimenti.

Dicevo: il ceto medio deve essere “alimentato”. Da chi? Da chi si innalza al di sopra del suo attuale livello sociale inferiore. Dai lavoratori “di base” che devono uscire dalla loro situazione non per essere esodati o licenziati, ma perché “promossi” alla classe superiore. Il che non vuol dire cancellare la figura dell’operaio (italiano), ma portarlo al livello di stato sociale e di benessere economico del collega tedesco. Tanto per non fare nomi.

Parlando in senso figurato Don Milani affermava: “Una bestia può diventare Uomo, Persona, ed una Persona può diventare Santo. Difficilmente una bestia può diventare Santo. E io mi occupo innanzi tutto di creare Persone. Se poi esse diventano buoni cristiani o anche Santi, tanto meglio”.

E noi, vogliamo “abolire le Persone” (il ceto medio?), retrocendendo la seconda classe sociale alla terza classe sociale? Vogliamo che il “Treno Italia” abbia solo carrozze di prima e di terza classe? Sono sicuri di volere ciò anche gli attuali passeggeri della “prima”? I repubblicani USA, è questo che vogliono? E noi con loro? Si sono chiesti – ci siamo chiesti – quali possono essere le conseguenze di questa eventuale “differenza di potenziale”? Quale scarica elettrica “fulminante” potrebbe derivarne?

Come agire? Ho già esposto il mio pensiero nel post precedente.