MONTI BOND ANCHE PER L’ILVA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 29 Gennaio, 2013 @ 2:23 pm

Detto altrimenti: la legge è uguale per tutti, per Siena e per Taranto!

Anteprima

Eppure gli ispettori dell’IDE (Istituto di Emissione, alias Bankitalia) nel 2010 avevano parlato (e scritto) chiaro (Corsera 25.01.2013 pag. 23, cfr.ivi). Perché non si intervenne? Forse perché l’atto di dolore civile e penale, a differenza di quello religioso, non prevede i “peccati di omissione”… Ma questa è un’altra storia. Non perdiamo il filo …
E così siamo arrivati ai Monti Bond per il Monte (Dei Paschi di Siena). Non è un regalo. E’ un finanziamento, cioè un debito e un credito. Un debito del MPS che riceve il ricavato della loro sottoscrizione ed un credito per il Tesoro che li sottoscrive. Il tasso di interesse è elevato: 9%, destinato a crescere. Chi ci osserva dall’estero deve dedurre che “non ci fidiamo di quella banca” se le facciamo pagare un tasso così alto.

Muti …! Non facciamo nomi

Già in passato noi Italiani abbiamo salvato un’altra banca, una del sud, che aveva il nome di un’isola, quella che il ponte sullo stretto che non si fa, quella che “u bancu è tunnu e ruzzolìa” (il banco è rotondo e rotola, va avanti lo stesso), quella che perdeva mille miliardi di lire l’anno. Fu inserita in un grande Gruppo Bancario Italiano che oggi la gestisce. Dignum et decorum est … salvare le banche. Infatti esse sono to big to fail, troppo “grandi” (“grandi” nel senso di “big”, non certo di “great”!) perché le si possa far fallire. E i loro capi to big ti jail (troppo big per essere imprigionati?). Difatti le banche, salvarle è il nostro mestiere, per usare la bella prosa manzoniana, quella con doppio soggetto! Le salviamo noi, con i nostri risparmi, con le tasse che paghiamo. Per cui, questa sera, tornando a casa, ognuno di voi potrà dire ai propri bambini: “Oggi ho salvato una banca”. E se loro vi replicano: “Ma non dovevamo pagare la rata del mutuo, cambiare la lavatrice e andare in vacanza al mare?”, voi dite loro che quella è un’altra storia …

Ma questa è solo l’anteprima. Ora possiamo cominciare

Senza parole

ILVA, Taranto. Per decenni nessuno si è accorto di nulla, ma purtroppo, come vi ho già detto ma repetita juvant!) l’atto di dolore civile e penale, a differenza di quello religioso, anche in questo caso non prevede i “peccati di omissione”.
Poi è scoppiato il caso dell’amianto, in Piemonte, con la relativa condanna. Allora qualcuno ha iniziato a pensare che se si fa giustizia in Piemonte, forse la si può fare anche a Taranto. E ha iniziato a difendere la salute propria e quella dei propri figli. Il che ha comportato il rischio della perdita del lavoro per circa 12.000 operai. Una lotta fra poveri: possibili disoccupati contro probabili malati. I poteri dello stato, esecutivo e giurisdizionale, l’un contro l’altro armati, si sfidano a duello davanti alla Corte Costituzionale. Uno dei due vincerà, salvando la propria tifoseria: i lavoratori o i cittadini. La tifoseria del soccombente che farà? Ecco la soluzione:

Qualunque sia la decisione della Corte Costituzionale, si emettano “Monti Bond Serie Speciale Ilva, Irredimibile al 2%” con il cui ricavato si paghi all’attuale proprietà l’esproprio dell’ILVA, al netto delle somme dovute a titolo di: 1) risarcimento danni; 2) adeguamento degli impianti; 3) bonifica del territorio; 3) paghe ai dipendenti se nel frattempo sono costretti a casa.