ACCADEMIA ROVERETANA DEGLI AGIATI: MITO E ATTUALITA’ NEI GENERI DIONISIACI AD ATENE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 2 Febbraio, 2013 @ 7:15 am

Detto altrimenti: il Trentino di Rovereto, una entusiasmante lectio magistralis del Professor Bernhard Zimmermann presso l’Accademia Roveretana degli Agiati, Presidente il Professor Fabrizio Rasera.

(In collaborazione con l’Associazione Italiana di Cultura Classica, Delegazione di Trento, nella splendida Sala – stracolma per l’occasione! – del Palazzo della Fondazione Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto, Rovereto)

L’Accademia Roveretana degli Agiati di Scienze, Lettere ed Arti è un’istituzione culturale nata a Rovereto nel 1750. Venne fondata da alcuni giovani studiosi vicini a Girolamo Tartarotti e guidati da Giuseppe Valeriano Vannetti. L’Accademia aggregò sia studiosi locali sia esponenti della cultura italiana ed internazionale, fra cui Carlo Goldoni, Antonio Rosmini, Alessandro Manzoni, Riccardo Zandonai, Fortunato Depero, Vigilio Inama. Bernhard Zimmermann è professore di letteratura greca presso l’Albert-Ludwigs-Univertitaet di Freiburg (D), e Presidente federale del Deutscher Altphilologenverband e Vicepresidente dell’Akademie der Wissenschaftn di Heidelberg.

Il Presidente Rasera introduce la conferenza del Prof. Zimmermann

Avevo appena finito di leggere il libro “Il mondo di Atene” di Luciano Canfora (Ed. Laterza) e ascoltato le conferenze sull’origine della commedia e della tragedia greca presso l’Accademia delle Muse a Trento, per cui non potevo mancare alla conferenza del Professor Zimmermann, grazie all’invito estesomi dall’amico Ruggero Polito, Presidente Emerito del Tribunale di Rovereto.  Materia da specialisti, dirà qualcuno. E invece no. Riflessioni per tutti. Eccole.

La cultura affascina. Tanto per cominciare, l’impressione che si ricava dall’ascoltare Zimmermann è la stessa che ho provato nell’ascoltare l’esecuzione al fortepiano (da parte della splendida Stefania Neonato) o alla chitarra classica (da parte dell’eccezionale Carlo Fierens) di un difficilissimo brano di musica classica: la molteplicità dei toni, la pluralità degli argomenti, la ricchezza delle sfumature che Zimmermann gestisce con assoluta naturalezza – e per di più in un ricco italiano – lascia semplicemente affascinati.

La cultura è universale. Noi “Latini” giustamente ci sentiamo eredi della cultura greca e conseguentemente latina (Graecia capta ferum victorem cepit) … anche se poi scopriamo che gli iscritti alle nostre università diminuiscono a decine di migliaia e che vi è chi afferma che “il latino ed il greco” sono lingue morte, non servono …”. Eredi “ingrati” di quella cultura (“insieme di conoscenze”) ecco che facciamo un’altra “scoperta”: non siamo gli unici eredi, gli eredi universali di quel tesoro.

La cultura unisce. Personaggi come Zimmermann sono quello che sono grazie al fatto che amano l’oggetto del loro interesse. E persone che amano lo stesso oggetto non possono essere reciprocamente “lontane, assenti”, bensì strettamente legate fra loro. Anche attraverso questa via si arriverà, mi auguro, agli Stati Uniti d’Europa.

La cultura è sempre attuale. E veniamo alla materia della relazione. Siamo in Atene, nel quinto secolo a. C.. Le feste “Grandi Dionisie” (Dionisie Cittadine) erano organizzate in onore del dio Dioniso al quale era consacrata la città. Cinque giornate di festeggiamento incentrati sulla rappresentazione di quattro generi letterari: ditirambo, tragedia commedia, dramma satiresco. Una esaltazione di molti valori: del cittadino ateniese, della Polis (città stato), della democrazia, delle gloriose tradizioni nazionali, nella loro “attualizzazione” (ecco il titolo dato alla conferenza), cioè, esaltazione del passato quale strumento per la valutazione e guida per il presente, per il “loro” presente (V° sec. a. C.), che io mi permetto di estendere sino ad essere strumento di comprensione e di valutazione del “nostro” presente (2013 d. C.).

Nota del redattore

Luciano Canfora, op. cit.: Atene democratica. Alla maniera di Pericle. La popolazione dell’ ”impero” ateniese, e cioè di tutte le popolazioni delle città “alleate” (rectius, sottomesse alla dominatrice Atene) era di circa 300.000 persone. I cittadini ateniesi con diritto di partecipazione e voto all’assemblea generale cittadina solo 30.000. All’assemblea prendevano parte solo in 5.000 e quando l’araldo annunciava che si poteva prendere la parola, interveniva Pericle e diceva: “Possono parlare tutti, si … anche voi, poveri contadini (ignoranti, n.d.r.)”. Quindi, una democrazia sui generis, tuttavia una democrazia. Come la nostra attuale del resto, “grazie” all’attuale legge elettorale … che ha retrocesso i cittadini a “contadini d’una volta”, nobilissime persone – ci mancherebbe altro! – ma relegate “nell’impotenza da ignoranza e nell’ignoranza da impotenza” (impotenza politica, s’intende!).

Ma torniamo alla conferenza.

La cultura è confronto civile. Le rappresentazioni teatrali mettevano in evidenza la tribù cittadina che le aveva organizzate e finanziate (oggi potremmo paragonarle alle “feste” dei vari partiti politici), l’autore (poeta, tragediografo, commediografo) e comunque, indistintamente, erano motivo di orgoglio per ogni cittadino rispetto a chi cittadino non era. Si trattava di una “gara letteraria” (oggi diremmo “competizione politica”) nella quale ogni tribù cittadina metteva in evidenza il “proprio meglio” e non il “peggio dell’avversario”. Non proprio come accade oggi, purtroppo …

La cultura ammaestra. Infatti, le varie rappresentazioni, nelle loro varie forme letterarie, si rifacevano ai miti o alla storia passata per valutare, gestire e migliorare il presente: il passato svolgeva un ruolo fondamentale in quanto dettava il criterio per la valutazione del presente. E l’insegnamento principe che impartiva (ed impartisce!) alle generazioni è che uniti si vince e che il male peggiore possibile è la guerra civile (oggi, l’esistenza di caste che si contrappongono e schiacciano gli “altri”).

La cultura è memoria. E veniamo alla “seconda attualità”, quella che ci riporta ai giorni nostri. Anche noi abbiamo i nostri “miti”: Giuseppe Garibaldi, ad esempio, sicuramente personaggio “storico” ma anche “mitico” o quanto meno anche “miticizzato”. E con lui il “mito” dell’Unità d’Italia, la quale “storicamente” è consistita in una sola “liberazione” (quella del Trentino) e in tre “conquiste”(lo Stato della Chiesa, l’Alto Adige, ed il Regno delle due Sicilie). Ma soprattutto abbiamo la nostra “Storia” con la S maiuscola: il Rinascimento, lo spirito autentico del Risorgimento; il coraggio della resistenza pur nella sconfitta; la Storia delle nostre Menti Letterarie, Scientifiche, Politiche, Sociali.

La cultura ci sprona. Ecco il richiamo che ho personalmente tratto dalla esposizione di Zimmermann: anch’io voglio (ritornare ad) essere orgoglioso della mia Polis; anch’io voglio che alla “Assemblea Generale” (cioè a votare alle prossime elezioni) vadano tutti gli equivalenti di quei 30.000 cittadini (e non solo quei 5.000 aficionados); anch’io voglio che presto, a votare, vadano tutti gli equivalenti di quei 300.000 e cioè tutti i cittadini degli Stati Uniti d’Europa.

Vielen Dank, Herr Professor Zimmermnann und herzliche Glückwunsch Ihrer Kenntnis der italienischen Sprache. Molte grazie, Accademia degli Agiati. Invitatemi ancora alle Vostre iniziative, trovate il mio indirizzo sull’elenco del telefono di Trento (oppure: riccardo.lucatti@virgilio.it).

Fine del post

“Ceterum censeo familiam Riva de possessione ILVAE deiciendam esse”, e cioè ritengo che occorra espropriare l’ILVA alla famiglia Riva, per evitare di essere costretti a scegliere fra due mali: la perdita di posti di lavoro o della salute pubblica. Il prezzo potrebbe essere corrisposto in “Monti bond Serie Speciale ILVA irredimibile 2%”, al netto delle somme trattenute per il risarcimento dei danni provocati, per l’adeguamento degli impianti, per il ripristino ambientale e per pagare gli operai anche se – nel frattempo – costretti a casa.