POTERE E RESPONSABILITA’

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 9 Febbraio, 2013 @ 6:01 am

Detto altrimenti: dovrebbe essere un binomio inscindibile … e invece prevale la giustificazione “a mia insaputa”. Scajola dovrebbe reclamare i diritti di autore … che si rivolga alla SIAE!

Io sono un uomo “d’azienda”. Ho sempre lavorato nelle SpA. Spesso, anche su queste pagine, ho lamentato che la politica non adotti alcune sane regole che invece sono basilari nella conduzione di ogni SpA, quale ad esempio, una programmazione di medio termine; avere sempre una visione d’insieme; la revisione dell’ordine delle priorità; la predisposizione di soluzioni alternative; la coincidenza in capo alla stessa persona di potere e di responsabilità.

Spesso. E altrettanto spesso da parte di taluni mi è stato detto: ma la politica si occupa (rectius, si dovrebbe occupare!) dello Stato, e lo Stato non è una SpA. Questa risposta non mi ha convinto, in quanto le esigenze di tipo “aziendale” che vorrei soddisfatte anche in ambito statale, trattandosi della conduzione del Paese non sarebbero rivolte alla massimizzazione dell’utile economico (che peraltro è un obiettivo superato anche in ambito aziendale), bensì alla produzione di un diverso valore: il bene comune.

Orbene, torniamo “a bomba” ed esaminiamo alcuni casi di “potere” che si sarebbe preteso disgiunto dalla “responsabilità“.

Pare che Saipem abbia creato fondi neri ed abbia corrisposto una “mazzetta” ( ma di quante altre nulla si sa?) di 200 milioni di euro per aggiudicarsi una gara in Algeria. Inoltre “pare” che una parte dei 200 sia stata ristornata in Italia: la mazzetta sulla mazzetta. L’ENI, azionista di Saipem, afferma: “Io sono azionista di Saipem, come tale mi comporto, non conosco e non sono responsabile delle sue scelte”.

Idem per i presidenti dei partiti politici che “non sapevano” che i loro tesorieri stavano rubando.

Lo stesso dicasi per il Direttore Generale del MPS, che si difende affermando “Io ero DG, ma mi occupavo solo di banca, non di finanza”. Ma lo stipendio era da DG, o no?

Bruno Kessler

Orbene, se io, nella mia lunga vita di manager responsabile di Spa, avessi dato una risposta simile ai miei capi (e ne voglio citare alcuni: Carlo Cerutti, P-AD Stet, Società Finanziaria Telefonica per Azioni; Marisa Bellisario, AD Italtel; Bruno Kessler, Presidente ISA, Istituto Atesino di Sviluppo; Mario Marangoni, Presidente Marangoni Holding SpA; alcuni big della Siemens, Monaco) sarei stato immediatamente licenziato, salvo l’accertamento di mie specifiche responsabilità.

Ricordo una frase, brutale se si vuole, ma significativa, dettami da uno dei miei capi citati: “Questo è il problema. Lei è il Direttore. Quella è la porta. Torni da me con la soluzione. Buongiorno”. Io risolsi il problema. Altro che “io non so, io non potevo sapere …”Non mi dissero “bravo”, bensì: “Era solo il suo dovere”. 

Fine del post

Ceterum censeo familiam Riva de possessione ILVAE deiciendam esse”, e cioè ritengo che occorra espropriare l’ILVA alla famiglia Riva, per evitare di essere costretti a scegliere fra due mali: la perdita di posti di lavoro o della salute pubblica. Il prezzo potrebbe essere corrisposto in “Monti bond Serie Speciale ILVA irredimibile 2%”, al netto delle somme trattenute per il risarcimento dei danni provocati, per l’adeguamento degli impianti, per il ripristino ambientale e per pagare gli operai anche se – nel frattempo – costretti a casa.