RIFLESSIONI AD ELEZIONI IN CORSO …

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 25 Febbraio, 2013 @ 9:01 am

Detto altrimenti:  pensierini “in itinere” … “a seggi aperti” … a bocce non ferme …

Luciano Canfora

Fare politica, occuparsi della “polis”, 2.500 anni fa, della Città (Città Stato, cioè dello Stato), come andavano le cose? Luciano Canfora, nel suo bel libro “Il mondo di Atene” (Ed. Laterza), ci descrive la democrazia di Pericle. L’impero ateniese (già, perché tale era quella “democrazia”), considerando tutte le città “alleate” (spontaneamente alleate, “convinte” dalla flotta ateniese a versare tributi alla capitale Atene), constava di circa 300.000 abitanti. Il diritto di voto era appannaggio di soli 30.000 cittadini. All’assemblea generale andavano solo in 5.000. A parlare erano in pochi. A decidere in pochissimi.

Pirandello ne avrebbe potuto trarre un ottimo racconto …

Ecco l’immagine storica che mi salta alla mente e mi si attualizza quando penso ad un Parlamento (con la “P” maiuscola) formato da parlamentari (con la “p” minuscola) eletti dai partiti e non dagli elettori, quando assisto alle folle oceaniche televisive e reali, che inneggiano al “capo” mentre si bevono tutto quello che “Egli” proclama. Una volta si diceva: “L’hanno detto alla radio”. Poi “L’hanno detto alla televisione”. Ora si dice: “L’ha detto lui”, anzi, scusate, “Lui”, che sia un comico formalmente o sostanzialmente tale, non fa differenza. Ipse dixit.

Ecco, folle vittime di una informazione ammaliatrice unidirezionale, vieni che ti spiego come si fa, tu pensa di meno, ci sono qua io a pensare, ghe pensi mi …- ma … aspettate … c’era già stato un precedente … ecco, ora mi ricordo … o almeno così credo … su di un muro di una vecchia fabbrica dismessa … una vecchia scritta …”Qui non si fa politica: si lavora”. Ecco, si, credo proprio di ricordare bene …

"Gestito separatamente"... ma .. quo usque tandem ... fino a quando?

Spesso ci troviamo di fronte a leggi inadeguate, in primis la legge elettorale. Ma non basta, anche a quella che prevede e consente alcune “gestioni separate” tipo: “Che m’importa se le risorse economiche non bastano per soddisfare le esigenze dell’intero sistema (statale)? Infatti, prima della conta finale, sono riuscito a farmi assegnare un patrimonio separato che è più che sufficiente alle mie esigenze e che gestisco in modo inattaccabile dalle esigenze del resto del (mio) mondo, cioè dello Stato”. Questo vale per il “bilancio separato” di oltre 200 miliardi di euro del Ministero della Difesa e per le gestioni separate INPS, garantite dalla  sorveglianza del  Presidente INPS (stipendio annuo: €1.200.000).

 

 

Ma la legge prevede così, mi si dice. Ecco, ci risiamo con il consueto ragionamento “de iure còndito”, cioè a valere su quanto stabilisce la legge già emanata. Ma le leggi “già emanate” sono state emanate, appunto, anche loro, prima di diventare “già emanate”. In altre parole, “prima” esse non esistevano. E allora, se oggi avvertiamo la necessità di nuove leggi, diverse, di leggi che oggi non ovviamente esistono ancora, dov’è il, problema? Emaniamole, cioè iniziamo a ragionare “de iure condendo”, cioè nella prospettiva delle leggi di cui avvertiamo la mancanza e quindi la necessità.

“Leggi casta” le definirei, quelle vecchie purtroppo attuali, quelle che attribuiscono “diritti acquisiti” a gruppi di persone e, ispo facto, cioè, per questo stesso fatto, cioè per il semplice fatto di esistere, esistono “a privilegio” di alcuni, generano di per sé “doveri acquisiti” in capo a chi non appartiene al club elitario di volta in volta interessato.

La regina Semiramide, collocata da Dante nel suo Inferno, perchè "libido fè licita in sua legge"

Come uscire da questa situazione? A mio avviso è innanzi tutto un fatto “culturale” e “morale”, di presa di coscienza, di consapevolezza … di serietà … per questo temo che sarà dura … in un sistema che sta sostituendo alla cultura non cultura, alla moralità l’amoralità (l’immoralità sarebbe già un bel passo avanti! Ma invece siamo come quando libido si fè licita in sua legge), in un sistema alla “panem et circenses” (“diamo al popolo quel tanto da sfamarsi e i giochi del circo, e non creerà problemi”, dicevano i capi dell’antica Roma, visto che la televisione ancora non ce l’avevano). E allora? E allora io scrivo i miei post, … tiè!

 

 

Fine del post

 

Ceterum censeo familiam Riva de possessione ILVAE deiciendam esse”, e cioè ritengo che occorra espropriare l’ILVA alla famiglia Riva, per evitare di essere costretti a scegliere fra due mali: la perdita di posti di lavoro o della salute pubblica. Il prezzo potrebbe essere corrisposto in “Monti bond Serie Speciale ILVA irredimibile 2%”, al netto delle somme trattenute per il risarcimento dei danni provocati, per l’adeguamento degli impianti, per il ripristino ambientale e per pagare gli operai anche se – nel frattempo – costretti a casa.

 

Â