POLITICA DI AUSTERITA’ O DI INVESTIMENTI?

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 28 Febbraio, 2013 @ 1:02 pm

Detto altrimenti: e chi lo ha detto che “tertium non datur”, cioè che non esista anche una terza soluzione?

Bivio …

Il Trentino visto da fuori, almeno “parzialmente” da fuori, cioè da me. Amici lettori, quando 25 anni da, per lavoro, mi trasferii da Milano a Trento, chiamato (è proprio il caso di dirlo: mi arrivò una chiamata, non fui io a cercarlo, anche se fui e sono molto contento della scelta fatta), a me che “non ero (e non sono, n.d.r.) un politico” … Woody Allen direbbe  “Sono un maschio ma non esercito” (“non esercito” solo politicamente, cosa avevate capito?) … ma ero solo un manager, dissero: “In Trentino non si può dare a meno di fare politica”. Io assunsi la mia brava posizione politica ma nessun ruolo.

 

… o trivio?

 

Oggi a mia volta mi sento di dire: “In Italia non si può fare a meno di fare politica”. Ed ecco che io “faccio politica (italiana)” nel senso che cerco di diffondere idee, ragionamenti, proposte. Ne volete una? Eccola: la terza soluzione alla domanda di cui al titolo del post esiste e consiste nel riscrivere l’ordine delle priorità della spesa pubblica. Facciamo alcuni esempi:

 

 

Il TAV (“Il” Trento ad Alta Velocità, per la tratta Milano-Torino, è costato sei volte il preventivo. Quanto possiamo “recuperare” se al momento soprassediamo alla realizzazione della tratta Torino-Lione? Decine e decine di miliardi di euro.

Gli F35. In Usa hanno speso i voli di questi caccia perché “si rompono!”. Ogni caccia ha raggiunto il costo di produzione di circa 270 milioni di dollari USA. I suoi costi di esercizio sono stimati dagli USA pari a due volte il costo d’acquisto. Quanti miliardi “recuperiamo” se non li comperiamo?

Ragionamenti analoghi valgono per il Ponte sullo Stretto, i super costi della politica, la corruzione, l’evasione e l’elusione fiscale, l’eccessivo numero delle Province, gli stipendi, le buonentrate, le buonuscite e le pensioni fuori scala e/o super cumulate, etc..

A fronte dei “recuperi” di cui sopra, quanto potremmo investire nell’occupazione giovanile e non, nella scuola pubblica, nella sanità, nello sblocco della rivalutazione delle pensioni, etc.?

Mi direte: uffa, hai già insistito più volte su questi temi. Ok, è vero ma a parte che “gutta cavat lapidem” e “repetita juvant”, oggi voglio sottolineare non solo l’esistenza di queste diverse possibilità di spesa, ma il fatto che esse, tutte insieme, rappresentano la terza via al problema iniziale. E non lasciamoci scoraggiare dalle muraglie erette da alcuni a difesa di “bilanci separati” e di “diritti acquisiti”: il bilancio dello Stato è uno ed unico; i diritti devono essere contenuti in vasi comunicanti, al cui interno devono poter “scorrere” a dissetare in uguale misura la “sete di diritto” di ognuno. Vogliamo scartare questo ragionamento? Ok, ma almeno prima prendiamo atto che esso esiste.

Fine del post

 

Ceterum censeo  familiam Riva de possessione ILVAE deiciendam esse”, e cioè ritengo che occorra espropriare l’ILVA alla famiglia Riva, per evitare di essere costretti a scegliere fra due mali: la perdita di posti di lavoro o della salute pubblica. Il prezzo potrebbe essere corrisposto in “Monti bond Serie Speciale ILVA irredimibile 2%”, al netto delle somme trattenute per il risarcimento dei danni provocati, per l’adeguamento degli impianti, per il ripristino ambientale e per pagare gli operai anche se – nel frattempo – costretti a casa.

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