COALIZIONI O PARTITI?

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 13 Marzo, 2013 @ 8:53 pm

Detto altrimenti: dobbiamo rifarci alle coalizioni o ai partiti, per capire chi ha vinto, come distribuire i ruoli istituzionali e chi deve condurre le danze?

La legge elettorale vigente. Brutta, orrenda, tutto quello che volete, ma vigente. Da essa noi elettori siamo penalizzati due volte:
1) i candidati parlamentari sono scelti dai partiti e non da noi elettori;
2) il premio di maggioranza su base su base regionale (senato) snatura il peso specifico del voto.

Inoltre occorre dire che il premio di maggioranza va alla coalizione. Ora accade che un partito non coalizzato (M5S) che al Parlamento ha ricevuto più voti del partito appartenente alla coalizione di maggioranza relativa, la quale come tale ha ricevuto il premio di maggioranza ed è diventata di maggioranza assoluta, chieda per sé la presidenza della camera dei deputati.
Ecco, io credo che occorra modificare la legge elettorale, ma fino a quel momento, non ritengo accettabile la motivazione a base della richiesta del partito che accampa per sé detta presidenza. Ciò perché in tal caso noi elettori saremmo “violentati” una ulteriore volta, cioè non potremo nemmeno fare affidamento sulla legge vigente, la quale, per quanto detestabile, deve invece poter rappresentare un punto di riferimento fisso e non opinabile o interpretabile da ciascuno “pro domo sua”.

Fine del post

Ceterum censeo … e poi penso che non sia accettabile che parlamentari del secondo partito di maggioranza relativa del paese, violando le regole di accesso (controlli elettronici compresi, tanto per capirsi), invadano il tribunale di Milano cercando di forzare l’andamento della giustizia e interferendo nel principio costituzionale della separazione dei poteri. Inoltre, così come non approvo chi nel passato ha definito il parlamento un possibile “bivacco di manipoli”, non approvo oggi chi lo definisce “una scatola di sardine”. Prendo infine atto che oggi due persone sono purtroppo di ostacolo all’esercizio della democrazia: una, per i suoi problemi giudiziari; l’altra, per la indisponibilità a “partecipare” al governo del paese, essendo disponibile solo al “proprio” governo, benche’ in minoranza, aspirando inoltre essa – nel frattempo – non a raggiungere la maggioranza dei consensi, ma la totalitÃ