PER UNA POLITICA COME PROFESSIONE (da narcolessico)

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 13 Marzo, 2013 @ 9:06 pm

Detto altrimenti: ridurlo e controllarlo, si. Abolirlo, no. Cosa? Il finanziamento pubblico ai partiti.

“Non fidarti di chi non vuole soldi, di chi non vuole essere pagato, di chi afferma di fare le cose per puro spirito di servizio (Casalegno, n.d.r.).
Che certe cifre vadano riviste al ribasso è cosa ovvia, dunque è cosa non interessante: lo si faccia e basta.
Tuttavia, anche e soprattutto in tempi di crisi, bisogna riservarsi la lucidità necessaria a capire che fare le leggi per un intero Paese costituisce un compito di enorme responsabilità, che non può e non deve essere retribuito come se si trattasse di un impiego qualunque.
Un elettore maturo deve fare attenzione a preservare le ragioni del professionismo e della professionalità, perché queste sono le sole che lo autorizzeranno a chiedere conto di quanto è stato fatto. Di sicuro non potrai pretendere nulla da uno come Franco Battiato, che fa l’assessore per la Regione Sicilia ma rifiuta lo stipendio per tenersi le mani libere e levare le tende alla prima difficoltà.
Se però sei interessato a prendere il 50% dei voti, allora la cosa è molto più semplice e te la cavi con poco: urla più forte degli altri, brucia qualche strega, taglia i fondi. E tagliati i fondi, cambia la moneta, vestiti con abiti di stoffa riciclata e non dimenticare di trovare un momento per dichiarare a qualche microfono spento che anche tu, a tuo modo, credi in Dio. A tuo modo, mi raccomando. Altrimenti sei uno del sistema.”

Fine del post

… a meno che … i  “politici” non siamo ragazzi alle prime armi … (n.d.r.)

Ceterum censeo … e poi penso che non sia accettabile che parlamentari del secondo partito di maggioranza relativa del paese, violando le regole di accesso (controlli elettronici compresi, tanto per capirsi), invadano il tribunale di Milano cercando di forzare l’andamento della giustizia e interferendo nel principio costituzionale della separazione dei poteri. Inoltre, così come non approvo chi nel passato ha definito il parlamento un possibile “bivacco di manipoli”, non approvo oggi chi lo definisce “una scatola di sardine”. Prendo infine atto che oggi due persone sono purtroppo di ostacolo all’esercizio della democrazia: una, per i suoi problemi giudiziari; l’altra, per la indisponibilità a “partecipare” al governo del paese, essendo disponibile solo al “proprio” governo, benche’ in minoranza, aspirando inoltre essa – nel frattempo – non a raggiungere la maggioranza dei consensi, ma la totalità.