LA FATTORIA DEGLI ANIMALI (DEL GRILLO PARLANTE) – FAVOLA PER ADULTI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 14 Marzo, 2013 @ 2:49 pm

Detto altrimenti. No, non quella di Orwell, un’altra … più moderna …

C’era una volta una fattoria con tanti animali e insetti d’ogni specie. Uno di essi era un grosso grillo che aveva imparato a parlare. Per questo lo chiamavano il grillo parlante. Il grillo si era messo in testa di diventare il capo di tutti, animali e insetti, a seguito delle consuete periodiche elezioni che si sarebbero tenute per rinnovare il governo della comunità. Pensa e ripensa, il grillo si consultò con un suo fedele amico che aveva una casetta di legno con dentro un leggìo  (per questo tutti lo chiamavano “Casa-leggio”) e architettarono una singolare procedura. Innanzi tutti contarono gli animali e gli insetti disoccupati. Erano tanti, e il loro numero stava crescendo sempre di più. Ovviamente costoro non erano contenti della loro condizione e comunque sarebbero stati pronti ad afferrare al volo. Ecco che i due amici offrirono loro di inserirli nella lista degli amministratori della comunità, carica che prevedeva un ottimo stipendio ed una altrettanto ottima pensione. Detto fatto. Aderirono in molti, anzi, in moltissimi, e i nostri due amici, pur non vincendo le elezioni, ebbero un consistente numero di eletti nel consesso che avrebbe governato la comunità.

Ma sorse un problema. E se poi gli eletti non avessero seguito gli ordini del grillo e assero poi votato di volta in volta in modo diverso ripsetto alle sue istruzioni? I due eroi trovarono subito la soluzione: convinsero gli eletti a non collaborare alla nascita del governo della comunità, facendo sorgere la necessità di nuove elezioni e minacciarono di non inserire in lista chi non avesse obbedito ai loro ordini.

Il Gufo saggio

Tutto sembrava filare liscio, ma intervenne un gufo saggio che disse agli eletti: “Ma siete pi sicuri che poi lui vi ricandiderà, o che invece non candiderà altri al posto vostro? E poi, ora siete nel gruppo che deve far nascere il governo e se tutto va liscio, ci resterete per cinque anni, maturando stipendi e pensione. Chi ve lo fa fare di non far sorgere il governo, o, successivamente, di farlo cadere?”.Molti non accettarono, ma una certa parte si convinse, e quando si trattò di votare la fiducia al nuovo governo composto dagli animali che non erano nel gruppo del grillo parlante, i voti ci furono, il governo ricevette la fiducia e si insediò. Il grillo parlante era furioso e radiò dal suo gruppo i “traditori” che però formarono un gruppo a parte, indipendente, disposto a discutere di volta in volta con il governo i punti del programma.

Il grillo era molto arrabbiato e pensò: “La colpa è tutta dell’art. 67 del regolamento della fattoria, che prevede che i singolo animali votino senza vincolo di mandato. Alla prima occasione devo cercare di modificare questa regola e poi ritentare la scalata al potere”. Ma nel frattempo tutti gli animali della fattoria avevano capito quale fosse la sete di potere del grillo, e a seguirlo nei suoi progetti furono sempre di meno …. E fu così che di votazione in votazione, la fattoria fu ben governata, senza che nessuno provasse a modificare quel famoso articolo 67. E vissero tutti felici e contenti.

Fine del post e della favola

Ceterum censeo … e poi penso che non sia accettabile che parlamentari del secondo partito di maggioranza relativa del paese, violando le regole di accesso (controlli elettronici compresi, tanto per capirsi), invadano il tribunale di Milano cercando di forzare l’andamento della giustizia e interferendo nel principio costituzionale della separazione dei poteri. Inoltre, così come non approvo chi nel passato ha definito il parlamento un possibile “bivacco di manipoli”, non approvo oggi chi lo definisce “una scatola di sardine”. Prendo infine atto che oggi due persone sono purtroppo di ostacolo all’esercizio della democrazia: una, per i suoi problemi giudiziari; l’altra, per la indisponibilità a “partecipare” al governo del paese, essendo disponibile solo al “proprio” governo, benche’ in minoranza, aspirando inoltre essa – nel frattempo – non a raggiungere la maggioranza dei consensi, ma la totalità.