TRENTO LEGGE I CLASSICI: MARIA LIA GUARDINI, LA NOSTRA PROF

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 19 Marzo, 2013 @ 3:50 pm

Detto altrimenti: nella Biblioteca Comunale di Trento proseguono le letture dei classici (oggi, ore 10,00), “guidate” e commentate dalla nostra prof

Oggi è la volta del Satyricum di Petronio. Petronio visse alla corte di Nerone, e fu molto apprezzato per la sua competenza e le sue “raffinatezze” positive e negative. Alla fine fu convinto a suicidarsi (così ci testimonia Tacito). Petronio, autore di “romanzi”, l’ultima espressione letteraria del mondo classico. La prima era stata il Poema Epico.
Satyra, termine etimologicamente conteso da diverse origini: “legge complessiva”, quasi una “finanziaria”odierna; “piatto sul quale si porgevano offerte agli dei”; termine di origine greca … Il termine comunque indica “un po’ di tutto pur di far ridere il lettore”. Riso tuttavia inteso come strumento di critica delle idee preconcette della realtà storica, contemporanea e della realtà letteraria. Della serie: “Ma dai, prendiamoli un po’ in giro … !”
I suoi romanzi-racconti si differenziano dal romanzo greco (il primo fu l’Odissea di Omero), tutto imperniato su amore e avventura, laddove Petronio trasforma tutto in una presa in giro. Quello di Petronio è realismo parziale e superiore. Parziale perché fotografa solo una parte della società. Superiore perché … “supera” il male e “alla fine vissero tutti felici e contenti”. Petronio è il novelliere-romanziere degli strati sociali più infimi, autore di una sorta di “Odissea dei pitocchi”, riprendendo in chiave satirica i grandi temi del poema epico.
Il tema della “lirica amorosa”, ad esempio, esiste in Petronio, ma in chiave “rovesciata”.
Di Petronio taluno parla come di un “amorale”. Infatti egli non si pone mai il problema morale, non emette giudizi di valore o morali, come invece fa il Poeta Vate Virgilio (no, non D’Annunzio! D’Annunzio che invece  è molto vicino a Petronio, quanto ad amoralità …).

Petronio, dovevano pagarlo bene e/o il suo lavoro doveva piacergli veramente, perchè scrisse moltissimo (13 libri). A noi sono rimasti solo frammenti. Peccato! In particolare abbiamo la descrizione del banchetto pantagruelico, cafonesco, esagerato tipo Grande Abbuffata, banchetto che ha ispirato Fellini nel suo film Satyricon, banchetto offerto da Trimellione, liberto arricchito, un “arricchito” in senso deteriore del termine, che insieme ad altri liberti iniziava ad interferire nella vita sociale e politica del tempo. Il banchetto è il blocco centrale dell’opera giunta a noi e comprende tre brevi racconti: la fiala di vetro, il licantropo e le streghe. Abbiamo poi altri due racconti, la storia della matrona di Efeso e l’efebo.
Racconti brevi, che in una certa misura ci riportano a Fedro e forse anche alle satire di Giovenale, mirati a criticare i costumi della società neroniana.

Nel corso della lectio magistralis della nostra prof è emersa una osservazione: esiste una sorta di “continuità letteraria” che si perpetua – omogenea e continua – attraverso i secoli e in luoghi assai distanti, il che ci fa “credere” in una caratteristica comune ad ogni mente (letteraria) umana. Un testimone di ciò fu Vladimir Prop che riconobbe in fiabe di epoche e territori assai diversi e lontani fra loro, circa 70 funzioni ricorrenti, mescolate in ciascuna fiaba secondo regole uniformi. Non ci credete? Provate a leggere Apuleio e ditemi un po’ se non vi pare di leggere il Pinocchio dell’epoca! Eppure Collodi non lo aveva letto, Apuleio!

Altra costante storicamente emersa: la struttura antropologica dei racconti. Un giovane (A) che si oppone al vecchio (B) per la conquista di potere, denaro, una donna (C).

In chiusura della mattinata da una collega alunna ci viene suggerito di leggere il libro “L’altra madre” di Carol Schaefer, TEA e dalla prof di leggere la fiaba di Amore e Psiche (Apuleio) che sarà discussa nelle due prossime riunioni del 9 e 23 aprile 2013, stesso, luogo ed ora.